Giusy Ferreri a New York per un discorso sul Woman Empowerment
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Ieri, lunedì 24 marzo, GIUSY FERRERI è stata a New York ospite di United Network Europa al Global Citizens Model United Nations 2025, dove ha tenuto un discorso sul Woman Empowerment, presso l’Aula dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
L’artista ha raccontato a più di 2500 giovani provenienti da tutto il mondo, la sua storia, le sue origini e il suo percorso che, grazie alla forte determinazione e al grande impegno, l’ha portata ad essere una delle artiste più riconoscibili del panorama musicale italiano.
Qui di seguito il discorso di Giusy Ferreri:
Sono nata il 18 aprile 1979 a Palermo, una città meravigliosa, caotica, colorata e piena di vita. La mia infanzia, però, si è svolta in provincia di Milano, dove ho imparato presto il valore del sacrificio e della determinazione. Mio padre mi ha insegnato con il suo esempio che il duro lavoro porta sempre a una crescita. Mia madre è ancora oggi per me un simbolo di dignità e riservatezza.
La musica è sempre stata parte della mia vita. Mio padre, da autodidatta, suonava chitarra e pianoforte, e mio fratello maggiore, già a otto anni, sapeva suonare il pianoforte con grande talento. La nostra casa era piena di musica: ogni sera improvvisavamo piccoli concerti e io, da bambina, trasformavo il mio sgabello in una batteria suonandolo con due matite mentre mio padre suonava la chitarra e mio fratello il pianoforte. Mi divertiva anche partecipare ai concorsi canori per bambini pur essendo stimolata da repertorio adulto.
Crescendo, ho capito e ho riconosciuto il dono, la voce, una motivazione a cui dedicarmi con studio e passione. A 13 anni ho fondato la mia prima band suonando cover pop rock, a 14 ho iniziato a studiare pianoforte, a 15 ho approfondito lo studio del canto e del blues, spinta da mio padre, che vedeva in me un potenziale da migliorare.
Non è stato facile: spesso ero l’unica ragazza nei gruppi musicali, in un mondo prevalentemente maschile, dove dovevo dimostrare con il talento e la perseveranza di meritare il mio posto.
A 16 anni ho sentito l’esigenza di scrivere le mie canzoni. La musica per me non era solo espressione artistica, ma anche un linguaggio per comprendermi e affrontare le sfide dell’adolescenza. A 18 anni ho iniziato a lavorare per sostenere i miei studi e la mia passione, senza mai smettere di inseguire il sogno della musica.
Nei primi anni 2000 ho presentato le mie canzoni alle case discografiche, ma mi sentivo dire che nonostante la mia voce fosse interessante, il mio stile veniva considerato poco commerciale. Mi veniva chiesto di adattarmi, di rinunciare alla mia identità artistica per essere più vendibile. Ma io non ho mai accettato di cambiare per compiacere un mercato che non era pronto per me.
Ad un certo punto ispirata dall’idea di un messaggio di libertà e uguaglianza ho scritto “Il Party”, il mio primo singolo che è stato pubblicato nel 2005. A parte la mia gratificazione personale, l’esordio è passato apparentemente inosservato.
Poi, nel 2008, quasi per scherzo e per un senso di rassegnazione, decido di partecipare ad X Factor. Quel momento ha segnato una svolta per la mia vita. Da lì è iniziato un percorso artistico che mi ha dato soddisfazioni immense, sia come interprete che come cantautrice.
Oggi mi sento completa e ancora curiosa di sperimentare. Lo scorso anno, parallelamente al mio percorso artistico da solista ho fondato e dato vita al progetto Bloom, una band alternative rock che desideravo da tempo e che condivido con stimati artisti che come me hanno già altrettanti loro percorsi artistici paralleli. La mia storia dimostra che la determinazione e la passione possono abbattere ogni ostacolo, anche in un mondo che, per molto tempo, ha riservato alle donne un ruolo marginale.
James Hillman, nel Codice dell’anima, spiega che nulla nella nostra vita è casuale: la famiglia, le radici, il contesto in cui cresciamo fanno parte del nostro destino. Per questo credo che ogni donna debba riconoscere e valorizzare la propria unicità.
Ancora oggi esistono pregiudizi nei confronti delle donne, così come nei confronti di altri aspetti dell’identità umana, come l’orientamento sessuale e le scelte di vita. Ma il progresso non può fermarsi. L’uguaglianza non è una concessione: è un diritto.
Essere donna significa affrontare sfide quotidiane, dimostrare più del dovuto, trovare la propria voce in contesti spesso dominati dagli uomini. Ma essere donna è anche un punto di forza: abbiamo la capacità di creare, di connetterci profondamente con la vita e con il cambiamento.
L’evoluzione passa attraverso la consapevolezza: uomini e donne devono collaborare in armonia, con rispetto reciproco. Ogni essere umano ha la responsabilità di lasciare un segno e di costruire un mondo migliore attraverso le proprie scelte, con onestà e dignità.
Il successo, per me, non è stato solo un traguardo personale, ma anche un simbolo: il segnale che, con talento e perseveranza, le donne possono conquistare ogni spazio. Non dobbiamo mai smettere di credere nelle nostre capacità, di lottare per i nostri sogni e di ispirare le generazioni future.
Siamo luce, brilliamo! Dunque: scegliete e trovate il posto migliore in cui far brillare la vostra luce.
Il 22 marzo, sempre a New York, presso lo Sheraton New York Times Square Hotel, Giusy Ferreri è inoltre intervenuta alla cerimonia conclusiva di GCMUN, insieme a Martin Luther King III, attivista dei diritti civili e figlio di Martin Luther King Junior, ucciso a Memphis nel 1968.
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