Gangs of Milano, Salmo a TvBlog: “Snake ha un episodio tutto suo, non è stato facile. Ma lavorare con Borghi è stato divertente. Il regista Visco? È il Maldini del cinema!”
Ciro Visco, regista della serie, ci ha spiegato perché sia stato cambiato titolo

Il sottotitolo è “Le nuove storie del Blocco”, ma a catturare l’attenzione della seconda stagione della serie Sky Original ambientata nel capoluogo lombardo è il titolo, Gangs of Milano. Un nome tutto nuovo per quella che è di fatto la seconda stagione di Blocco 181, produzione in-house di Sky Studios, con Tapeless Film e RedJoint.
In onda da venerdì 21 marzo 2025 su Sky Atlantic e in esclusiva in streaming su NOW, Gangs of Milano segue le avventure dei tre protagonisti della serie, ovvero Bea (Laura Osma), Mahdi (Andrea Dodero) e Ludo (Alessandro Piavani), con un salto temporale di qualche tempo rispetto al finale della prima stagione. Non solo loro, dunque, ma anche gli altri personaggi stanno affrontando nuove fasi della loro vita. Come il personaggio di Snake, interpretato da Salmo, che torna sia nelle vesti di attore che di supervisore della colonna sonora della serie.
Al suo Snake è stata dedicata una puntata intera, la sesta (in onda la sera del 4 aprile, ma anche l’11 e il 13, in una versione estesa, su Sky Cinema Due), in cui ne sarà svelata la sorte. “C’è stata un po’ di pressione quando mi hanno detto che ci sarebbe stata tutta una puntata su Snake”, ci ha rivelato lo stesso Salmo, “mi avevano avvertito che sarebbe stato difficile. Snake si apre molto, mi sono dovuto impegnare di più a livello di recitazione rispetto alla prima stagione… E poi c’era Ale, quindi dovevo impegnarmi!”.
L’Ale in questione è Alessandro Borghi che, insieme a Elisa Wong, è guest-star del sesto episodio, in un ruolo per lui inedito, un personaggio che costringerà Snake a fare i conti con la sua vera natura, regalando alla serie un’intensa scena di combattimento all’altezza di una serie action di tutto rispetto.
“Lui mi aiuta da sempre, è stato lui a consigliarmi di recitare”, ci ha risposto il rapper. “Lavorare con lui è bellissimo, è un professionista, lavora avendo il controllo del suo talento e improvvisa molto. È stato anche molto difficile perché mi faceva ridere, dovevo restare serio ma non sapevo come poteva finire!”.
Il divertimento nel dirigere entrambi non dev’essere mancato neanche a Ciro Visco, già dietro la macchina da presa nella prima stagione e ora regista di tutti gli otto episodi. È lui che ci ha spiegato l’evoluzione del titolo della serie, quel Gangs of Milano che non può non ricordarci un altro titolo firmato Sky Studios, ovvero Gangs of London. Entrambe le serie raccontano il lato oscuro di due città molto glamour. Una coincidenza o c’è un riferimento alla serie inglese in questo cambio di titolo?
“È una domanda interessante, la nostra è una serie in evoluzione. Noi veniamo da una prima stagione con un titolo totalmente differente. Quando abbiamo cominciato a scrivere la seconda stagione, in writer’s room, ci siamo accorti che tutto andava da un’altra parte, si stavano creando nel racconto delle gang. È stato quasi naturale [cambiare titolo], c’è un’assonanza con Gangs of London, ma nessuna volontà di copiarla o di fare un prodotto simile. Gangs of London è bellissima, unica nel suo genere soprattutto dal punto di vista action. Ma abbiamo voluto raccontare dei gruppi dentro una città che è importante tanto quanto Londra. Milano soprattutto negli ultimi anni è in piena trasformazione, noi abbiamo provato a cogliere questo cambiamento trasformando i nostri personaggi in una nuova fase della loro vita. Un’evoluzione che ha riguardato anche il titolo della serie: Gangs of Milano, ma con la radice del Blocco 181”.
Il risultato, ve ne accorgerete, è notevole: Gangs of Milano sa giocare bene con i personaggi e con la città, inserendo al momento giusto scene d’azione, colpi di scena e momenti drammatici. Una serie impegnativa da girare ma, come ha sottolineare Salmo, il set ha potuto contare su un vero “coach”:
“Avevo un regista dietro come Ciro che è molto forte, ci ha aiutato molto. È uno di quei registi che non sta in postazione, ma sta vicino agli attori, con un monitorino, interagisce molto con loro. Il prodotto è uscito bene perché avevamo un coach molto forte, il Maldini del cinema!”.