Che tempo che fa e quei 14 ospiti al ‘tavolo’. Fazio, abbiamo un problema
A Che tempo che fa il ‘tavolo’ si è trasformato in un accumulo costante di voci e gag spesso reiterate. Fabio Fazio è ormai chiamato a ricoprire il ruolo del vigile urbano che deve fare i conti col traffico in tilt nell’ora di punta

Quattordici ospiti seduti al ‘tavolo’ di Che tempo che fa. Basterebbe questo numero esorbitante per spiegare l’involuzione di un blocco televisivo che negli anni è riuscito ad imporsi per gradimento e capacità di intrattenimento.
Qualcosa però non gira più nel verso giusto e la prova sta nel caos che da parecchio tempo si genera nell’ultima parte di trasmissione, con Fabio Fazio chiamato a ricoprire il ruolo del vigile urbano che deve fare i conti col traffico in tilt nell’ora di punta.
Da momento d’evasione necessario – che il padrone di casa sospese nei mesi immediatamente successivi allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina – il ‘tavolo’ si è trasformato in un accumulo costante di voci e gag spesso reiterate.
Il modello di Fazio è chiaramente quello ‘arboriano’: creare una compagnia di giro riconoscibile che porti avanti lo spartito nell’arco della stagione, in una sorta di soap opera a puntate in cui ogni attore gode di un ruolo prestabilito.
Al netto degli invitati di turno – celebrati spesso con troppa fretta, visto l’ingorgo – le facce sono sempre le stesse: Simona Ventura, Ubaldo Pantani, Francesco Paolantoni, Maurizio Ferrini, Mara Maionchi, Nino Frassica, Max Giusti e, da qualche tempo, pure Giucas Casella, che meriterebbe un discorso a parte.
Casella, infatti, non offre nulla alla causa se non perenni momenti di confusione, aggravati dal ruolo di vittima sacrificale che la televisione sembra avergli stabilmente riservato, un po’ come accadde col povero Mino Reitano nell’ultima fase della sua esistenza. L’effetto generato è pertanto quello di una classe indisciplinata che il maestro Fazio non riesce a tenere a bada.
C’è poi la Ventura, che si porta dietro da Citofonare Rai 2 l’appannato tormentone dell’esecuzione stonata delle canzoni, c’è la Maionchi, con i suoi “cazzo” e “alooora”, c’è Ferrini, nei panni di una signora Coriandoli sempre gradevole ma ormai relegata ai soliti interventi, c’è l’inflazionatissimo Paolantoni, talmente a corto di spunti che il più delle volte è costretto a vestirsi da donna, e c’è infine Pantani, ammanettato (purtroppo) nell’eterna parodia di Lapo Elkaan con il quale fatica sempre di più a risultare incisivo.
Incrementando il numero degli invitati, il ‘tavolo’ ha al contempo allungato la sua durata arrivando a salutare il pubblico addirittura all’1.10 di notte. ‘Più voci, più tempo a disposizione’ sembra essere la logica adottata. L’effetto è invece quello di una caciara crescente che ha messo in un cassetto il suo tratto distintivo: l’originalità.