Ai Act: sì alla normativa, ma deve essere chiara e non limitante

Il 1° agosto 2024 è entrato in vigore l’Ai Act. È il primo quadro giuridico globale che si propone di affrontare i rischi legati all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale. Viene letto come il primo tentativo di legge sulla Ai. A intervenire sul tema è Erika Delmastro, chief commercial officer Europ Assistance Italia. La manager concorda sul fatto ... L'articolo Ai Act: sì alla normativa, ma deve essere chiara e non limitante proviene da GuidaViaggi.

Mar 20, 2025 - 08:53
 0
Ai Act: sì alla normativa, ma deve essere chiara e non limitante

Il 1° agosto 2024 è entrato in vigore l’Ai Act. È il primo quadro giuridico globale che si propone di affrontare i rischi legati all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale. Viene letto come il primo tentativo di legge sulla Ai. A intervenire sul tema è Erika Delmastro, chief commercial officer Europ Assistance Italia. La manager concorda sul fatto di interpretarlo come un “tentativo” in quanto il “quadro normativo disegnato oggi è abbastanza ampio e molto interpretativo e quando è interpretativo diventa pericoloso – osserva -. Tutti stiamo entrando un po’ con i piedi di piombo, facendo analisi, ma nessuno, nemmeno Google, ha pieno potere della intelligenza artificiale. Stiamo tutti imparando. Il quadro normativo si appoggia su una cultura di questo strumento che è ancora basilare”.

Gli ambiti di utilizzo devono essere circoscritti

Secondo Delmastro è bene in una fase, come quella attuale, “definire come trattare i dati delle persone, la conservazione degli stessi e la trasparenza“. Serve quindi “una normativa che definisca bene dove usare l’Ai, inoltre gli ambiti di utilizzo devono essere molto circoscritti per tutelare non solo le categorie più a rischio, ma un po’ tutti, perché l’allucinazione la prende l’Ai, ma la prendiamo anche noi – afferma la manager -. E’ un punto su cui la normativa deve entrare meglio”.

Il rischio

Delmastro fa un’ulteriore osservazione, affermando che: “Tutto ciò che è normato può limitare. Le nostre leggi – italiane ed europee – lasciano sempre adito all’interpretazione e quando c’è l’interpretazione la nostra legislazione tende sempre a limitare“. A suo dire il rischio è che “una normativa o troppo stringente o troppo interpretativa possa limitare l’evoluzione di questo strumento potente”. Probabilmente oggi non è ancora chiaro il perimetro su cui concentrarsi per normare, ma il messaggio lanciato dalla manager pone l’accento sull’importanza che ci sia una norma, ma che non sia limitante. “Siamo già fanalino di coda rispetto all’America e alla Cina. Il rischio poi è che non vediamo più neanche le luci posteriori”.  La manager pensa che la normativa dovrebbe già esserci e che dovrebbe essere chiara, “invece è arrivata in una fase successiva quando già alcune aziende si erano già mosse”.

Dal canto suo Christian Garrone, a.d. e responsabile intermediazione assicurativa I4T Insurance Travel, afferma: “Vorrei quattro regole, non di più che dicano cosa si può fare. Tutto il resto dovrebbe essere legato alla libertà della singola azienda che, quando decide di iniziare un percorso, poi si assume responsabilità e rischi”.

Per Rossella Rossi, responsabile marketing e comunicazione Gruppo Nobis, “le normative base è importante che siano chiare e determinate e che circoscrivano in modo corretto i rischi più importanti”.

Il pensiero di Massimiliano Masaracchia, direttore commerciale Spencer&Carter, è che “ci vuole buonsenso” e che si devono “ascoltare gli utenti per comprendere le esigenze da associare ai regolamenti”.

In merito invece alla possibile perdita di posti di lavoro a fronte dell’avvento dell’Ai, sostiene che può essere vero “nell’immediato, ma anche che si formeranno nuovi posti con competenze diverse”. Il ragionamento che il manager fa è che, “se abbiamo un problema di controllo di quello che fa l’intelligenza artificiale, si formeranno nuovi lavori di soggetti preposti a controllare. Si perderanno lavori tradizionali, ma ce ne saranno di nuovi”. L’invito è di aspettare a tirare le conclusioni che “oggi possono sembrare immediate, ma che magari sono un po’ affrettate”.

Sales e marketing linea di sviluppo

Intanto lo studio dell’Ai e della sua applicabilità va avanti e se gli investimenti iniziali si sono concentrati su operation e data management, il futuro vedrà sempre maggiori utilizzi in ambiti come vendite e marketing dove sarà usata per educare consumatori e intermediari.

“Il prossimo passo sarà andare verso l’utilizzo nell’ambito della vendita”, conferma Rossi. La manager accenna alla realizzazione di un applicativo che permette al cliente assicurato “di effettuare una preventivazione via chat con l’Ai con un linguaggio naturale, che pesca una serie di informazioni che abbiamo pre-lavorato con l’Ai – spiega la manager -, però non sappiamo quali saranno le domande che il cliente farà, ma monitoreremo attentamente. I testi fatti hanno dato esito positivo”. La manager precisa che in questo caso è una polizza limitata, semplice. L’Ai si può pensare di usarla “in maniera sempre più spinta a supporto della vendita e per avere una serie di dati sul cliente per un’analisi comportamentale di ciò che ha fatto, delle sue esperienze, così da poter offrire prodotti che rispondano alle sue specifiche esigenze, in base a quella che è la sua rappresentazione di rischi a cui è sottoposto”.

Investire in formazione

Quado si parla di assicurazioni c’è poi un problema tutto italiano che è legato alla scarsa cultura assicurativa. Numeri alla mano il 70% dei 23-27enni ha una conoscenza inadeguata di prodotti e servizi di tutela rispetto alla media europea, che è del 55%. Se manca un’utenza giovane come si può colmare la lacuna esistente? “E’ un tema atavico – osserva Garrone -, siamo tutti sotto assicurati. Non abbiamo coscienza dei nostri potenziali rischi a livello professionale e di vita quotidiana”. A detta del manager per ovviare a tale situazione si dovrebbe investire in formazione, partendo dalle scuole. “Gli agenti di viaggi devono avere l’Rc e una polizza insolvenza, ma il 99% non ha idea di cosa serva l’Rc”, afferma il manager che ribadisce la necessità di tanta formazione e aggiunge che “la cosa migliore sarebbe l’obbligatorietà”.

Stefania Vicini

L'articolo Ai Act: sì alla normativa, ma deve essere chiara e non limitante proviene da GuidaViaggi.