“Mare Fuori 5”, intervista ad Antonio De Matteo: “Lino farà il passo più lungo della gamba. Silvia e Lino? Sono situazioni che possono capitare. L’uscita di alcuni personaggi importanti dalla serie non mi preoccupa”
L’attesa è quasi finita. Dal 12 marzo debutterà su Raiplay la quinta stagione di “Mare Fuori”, serie prodotta da Picomedia in collaborazione con Rai Fiction. Al centro della trama ritroveremo Rosa Ricci sempre più divisa tra desiderio di vendetta e la possibilità di una vita diversa. Assieme a lei ritroveremo anche gli altri personaggi, tra cui […]


L’attesa è quasi finita. Dal 12 marzo debutterà su Raiplay la quinta stagione di “Mare Fuori”, serie prodotta da Picomedia in collaborazione con Rai Fiction. Al centro della trama ritroveremo Rosa Ricci sempre più divisa tra desiderio di vendetta e la possibilità di una vita diversa. Assieme a lei ritroveremo anche gli altri personaggi, tra cui Lino interpretato da Antonio De Matteo.
Noi di SuperGuida TV l’abbiamo intervistato in esclusiva e ci siamo fatti dare qualche anticipazione sul suo personaggio. L’attore ci ha rivelato: “Lino farà il passo più lungo della gamba. Proverà ad aprirsi del tutto con Silvia ma lo farà con attenzione, consapevole del fatto che lei sta vivendo un momento delicato”. Antonio ha poi spiegato cosa pensa della relazione tra Lino e Silvia e della differenza d’età tra i due di cui si è discusso sui social: “E’ un tema su cui abbiamo parlato a lungo anche sul set e su cui abbiamo cercato di mantenere il massimo rispetto possibile. Sono cose che possono capitare, naturalmente il tema è delicato perché ci si trova al limite tra il consensuale e il non consensuale. Mi è piaciuto il modo in cui però è stato trattato dagli sceneggiatori e dal regista. Era giusto che Lino si presentasse come un maschio tossico ma poi ci sono delle evoluzioni dei personaggi ed è interessante vedere come questi reagiranno”.
Antonio De Matteo ha riferito di non essere preoccupato per l’uscita di attori principali della serie come Matteo Paolillo e Massimiliano Caiazzo: “La preoccupazione che vadano via i personaggi storici è più dell’industria. Il successo di Mare Fuori non è dovuto a qualche personaggio in particolare. Ovviamente ci sono stati attori che hanno avuto successo grazie a questa serie, lo abbiamo visto anche con la dipartita di Ciro che non ha impattato in modo negativo sugli ascolti. Io credo invece che siano le storie e non i protagonisti a determinare il successo di una serie”.
Oltre a Mare Fuori, Antonio De Matteo è protagonista della serie Sky “L’arte della gioia” diretta da Valeria Golino. In questo progetto, si è trovato ad interpretare un ruolo difficile, di un padre che abusa della figlia, Modestia: “E’ stato il ruolo più difficile e orripilante che ho fatto finora e non nego che ero indubbio se accettare o meno. Sono riuscito a portare a termine questa interpretazione grazie a Valeria Golino. Se alla regia ci fosse stato qualcun altro probabilmente avrei rifiutato”.
“Mare Fuori 5”, intervista esclusiva ad Antonio De Matteo
Antonio, cosa ci dobbiamo aspettare da Lino?
Lino farà il passo più lungo della gamba. Proverà ad aprirsi del tutto con Silvia ma lo farà con attenzione, consapevole del fatto che lei sta vivendo un momento delicato.
Cosa pensi della differenza d’età tra Lino e Silvia di cui si è discusso tanto sui social anche nella scorsa stagione?
E’ un tema su cui abbiamo parlato a lungo anche sul set e su cui abbiamo cercato di mantenere il massimo rispetto possibile. Sono cose che possono capitare, naturalmente il tema è delicato perché ci si trova al limite tra il consensuale e il non consensuale. Mi è piaciuto il modo in cui però è stato trattato dagli sceneggiatori e dal regista. Era giusto che Lino si presentasse come un maschio tossico ma poi ci sono delle evoluzioni dei personaggi ed è interessante vedere come questi reagiranno.
In questa stagione, alla regia è arrivato Ludovico Di Martino. Che impronta ha dato alla serie?
E’ arrivato sul set con le idee molto chiare. Voleva tornare a quelle atmosfere dell’inizio, a quella crudezza e a quella vicinanza alla realtà che qualcuno ha obiettato si stesse perdendo ma semplicemente perché ci si era concentrati di più sulle relazioni tra i ragazzi. Sono stato contento di questa scelta perché è il mio lavoro quello di avvicinarmi il più possibile alla realtà anche a livello recitativo. Ovviamente nulla da togliere a Ivan che ha fatto un ottimo lavoro nelle precedenti stagioni.
Non mancano i momenti dedicati all’arte all’interno del carcere. Credi che sia uno strumento efficace affinché i ragazzi non ripetano gli stessi errori?
Per il romanticismo della scrittura l’arte è un elemento che aiuta all’ideale e alla risoluzione emotiva dei personaggi. Quello che mi piace di questa serie è che è sempre molto pratica, concreta. L’arte può aiutare ma c’è bisogno di un grande lavoro. Anche noi attori abbiamo alle nostre spalle una storia per cui continuiamo a studiare e ad impegnarci. Oggi mi accorgo di quanto sia sempre più difficile fare arte e riuscire a camparci. Il percorso di Cardiotrap per esempio non è di vincita ma si rende conto attraverso tutto quello che fa di quanto la musica possa aiutare a stare bene e questo vale anche per le persone che gli stanno intorno.
Cosa condividi con il tuo personaggio?
Con Lino condivido la resilienza, è una persona che ci prova sempre a prescindere da come vada. Nella mia vita cerco di essere il più divertente possibile e di essere anche sarcastico giocando sulle verità della vita. Lino anche cerca di fare lo stesso anche se poi subisce le reazioni da parte degli altri.
Sono entrato da subito in connessione con il mio personaggio perché avevo lavorato in precedenza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere e in qualche modo conoscevo già quel mondo. Ho cercato di non giudicare Lino e facendolo ho scoperto le sue fragilità. La mancanza di un punto di riferimento importante come il padre lo ha portato ad essere poco incline ad un rapporto con la comunità. Si è ritrovato ad essere tanto egoista anche se in fondo è una brava persona. Mi piace portare in scena personaggi che sbagliano perché ad oggi si fa leva troppo sulla perfezione.
In questa stagione sono andati via personaggi principali. Sei ottimista sul fatto che la storia continuerà ad avere senso senza di loro?
La preoccupazione che vadano via i personaggi storici è più dell’industria. Il successo di Mare Fuori non è dovuto a qualche personaggio in particolare. Ovviamente ci sono stati attori che hanno avuto successo grazie a questa serie, lo abbiamo visto anche con la dipartita di Ciro che non ha impattato in modo negativo sugli ascolti. Io credo invece che siano le storie e non i protagonisti a determinare il successo di una serie.
Con Mare Fuori è arrivata la popolarità. E’ stato difficile non montarsi la testa?
Assolutamente no. Ho vissuto questo tornado con estrema serenità. Ho la fortuna di non essere tra i protagonisti perché questo mi consente di non essere oggetto di attenzione mediatica eccessiva. So che i ragazzi invece sono assaliti costantemente perché sono ormai indoli indiscussi.
Oltre a Mare Fuori sei anche protagonista de L’Arte della gioia. Ti è toccato un ruolo difficile, quello di un padre che commette violenza su una figlia. Quanto è stato difficile calarsi in questi panni?
E’ stato il ruolo più difficile e orripilante che ho fatto finora e non nego che ero indubbio se accettare o meno. Sono riuscito a portare a termine questa interpretazione grazie a Valeria Golino. Se alla regia ci fosse stato qualcun altro probabilmente avrei rifiutato.
C’è qualcosa che vorresti fare nella tua carriera, un obiettivo?
Vorrei continuare a fare questo mestiere senza difficoltà. Mi rendo conto che più mi lavoro più mi diverto. Ho degli obiettivi di mantenere vivo in me l’entusiasmo.