Bianco di cime, silenzio, poi rotear di eliche
Le drammatiche cronache di questi giorni riportano in prima pagina i rischi dello scialpinismo. Uno sport che ci obbliga a stabilire il più corretto e completo rapporto con la montagna. E che proprio per questo è sempre più amato L'articolo Bianco di cime, silenzio, poi rotear di eliche proviene da Montagna.TV.



Il cielo è azzurro, dopo giorni di pioggia e neve sulle Alpi.
Bianco di cime, silenzio, poi rotear di eliche.
Gli elicotteri cercano chi si è perso sulla montagna, immobilizzato nel gelo della slavina.
Qualcuno si è perso nel sogno dell’imprevisto. Facile cadere nel giudizio, nel calcolo di quanto costa ricercare chi non si è posto il problema che la neve immacolata può essere una trappola.
La montagna è fatta così, a volte chiede a chi la vuole attraversare di imbattersi nel suo respiro potente.
I selvatici lo sanno da sempre, ma per loro il rischio fa parte della vita.
L’uomo che si sente parte separata dalla natura si indigna quando questa si mostra nel suo volto più feroce.
Non esistono tecniche o strumenti in grado di mettere in “sicurezza” un versante carico di neve nuova, pronta a scivolare su strati “deboli” sepolti. Possono esistere uomini in grado di riconoscere la casualità più forte di ogni certezza.
Chi sentenzia dell’inutilità di correre dei rischi per arrivare in alto, forse non conosce il sapore del vivere.
L’azzardo senza pensiero è una follia, il rischio calcolato è uno strumento irrinunciabile di conoscenza.
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