Roberto Vecchioni e il discorso sull’Europa: la critica feroce di Selvaggia Lucarelli

Roberto Vecchioni parla di cultura europea, ma per Selvaggia Lucarelli il suo è un discorso carico di supremazia e selettività storica L'articolo Roberto Vecchioni e il discorso sull’Europa: la critica feroce di Selvaggia Lucarelli proviene da imusicfun.

Mar 19, 2025 - 11:52
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Roberto Vecchioni e il discorso sull’Europa: la critica feroce di Selvaggia Lucarelli

Un inno all’Europa che si trasforma in una dichiarazione di supremazia culturale; questa la lettura che Selvaggia Lucarelli ha dato del discorso tenuto da Roberto Vecchioni alla manifestazione per l’Europa a Roma, demolendolo senza pietà in un lungo articolo pubblicato sulla sua newsletter.

La giornalista non risparmia nulla al cantautore, accusandolo di esprimere concetti che, se pronunciati da un politico di destra, farebbero gridare allo scandalo.

Selvaggia Lucarelli mette subito in discussione la percezione del discorso:

“Se il discorso di Vecchioni, per dire, l’avesse fatto Trump, oggi forse i giornali parlerebbero di pericolosa deriva culturale della destra americana. Ma siccome l’ha fatto Vecchioni davanti a una piazza più di ‘sinistra’ (metto le virgolette per pietà di ciò che era la sinistra) che di destra allora va bene”.

Ma il problema non è solo chi pronuncia certe parole, bensì il messaggio che veicolano. E per la Lucarelli, il messaggio di Vecchioni ha una matrice chiara:

“Un’idea di presunta supremazia morale dell’Europa rispetto al resto del mondo, lo stesso concetto che nei secoli passati ha messo il motore ai peggiori complessi di superiorità, dal colonialismo in poi”.

Uno dei passaggi più criticati dalla giornalista è quello in cui Vecchioni dichiara:

“Dovrebbe essere nostra e basta. Certamente è nostra la cultura. Loro non sanno cosa sia”.

Selvaggia Lucarelli replica con sarcasmo:

“Loro chi? Siamo tornati all’800, ai missionari al seguito dei conquistadores che portano la torcia dei lumi agli arretrati nativi messicani? Al ‘poveri ottentotti’ di Berchet? Se non è suprematismo culturale questo, allora cosa lo è?”

E incalza sulla selezione storica operata dal cantautore:

“Non sappiamo nulla della tradizione filosofica e letteraria dell’Africa, ad esempio, perché è stata per lungo tempo orale, perché non si studia a scuola, ma anche perché siamo quasi riusciti a sradicarla del tutto prima con la tratta degli schiavi, poi con l’imposizione delle lingue dei paesi colonizzatori”.

“I nativi nord e sudamericani li abbiamo direttamente sterminati, quindi per loro non si pone neppure il problema”.

Un altro punto su cui Selvaggia Lucarelli si scaglia è il modo in cui Roberto Vecchioni liquida chi auspica una soluzione diplomatica alla guerra in Ucraina:

“Pace e pacifismo sono due cose molto diverse. Quelli che la menano in questa maniera o non l’hanno capito o fanno gli gnorri”.

Per la Lucarelli, una frase che suona inquietante:

“Ah ecco, quindi quelli che sperano di non investire 800 miliardi in un piano di riarmo come ai tempi della seconda guerra mondiale sono quelli che ‘la menano’. Una bizza pretenziosa, dei petulanti bastian contrari”.

“Strano che Vecchioni non abbia citato anche Orwell nel suo elenco di maschi bianchi che sanciscono la nostra superiorità sul resto del mondo, perché in fondo la sua frase è perfettamente in linea con ‘La guerra è pace’”.

Selvaggia Lucarelli chiude il suo attacco evidenziando l’ingenuità del cantautore nel dipingere un’Europa intrinsecamente progressista:

“Nessuno tra i presenti ha avuto il buon cuore di ricordare a Vecchioni che il parlamento europeo attualmente ha più seggi a destra che a sinistra, che il primo partito è di centro-destra, che la Von Der Leyen è della Cdu e che la sua commissione europea è stata definita ‘la più a destra della storia europea’”.

E conclude con una provocazione tagliente:

“Dove sta l’Ungheria nella geografia culturale di Vecchioni? Nessuno glielo chiede e quindi, purtroppo, rimarremo con il dubbio”.

La Lucarelli non risparmia neppure l’ultima riflessione del cantautore:

“L’Europa ‘non nasce perfetta’, dice Vecchioni. Grazie per avercelo ricordato, perché ascoltando questo discorso accorato c’eravamo d’un tratto dimenticati della tratta degli schiavi, dello sterminio dei nativi d’America, dell’Olocausto e di Srebrenica”.

Un intervento, quello di Vecchioni, che voleva essere un inno all’Europa, ma che si è trasformato, secondo la Lucarelli, in un manifesto di un passato che sarebbe meglio non riportare in auge.

E la domanda resta: se l’avesse pronunciato qualcun altro, magari catalogato come “non illuminato”, avrebbe ricevuto lo stesso trattamento indulgente?

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