I 10 migliori documentari disponibili su Netflix
Tra serie tv d’ogni genere e pellicole per tutti i gusti, Netflix ha trovato spazio anche per un prodotto che l’industria dell’intrattenimento ha più e più volte (forse troppe) dimenticato e ridotto alla nicchia degli addetti ai lavori: il documentario, genere che, in qualche modo, ha cercato di declinare anche nella produzione di docuserie (qui… Leggi di più »I 10 migliori documentari disponibili su Netflix The post I 10 migliori documentari disponibili su Netflix appeared first on Hall of Series.

Tra serie tv d’ogni genere e pellicole per tutti i gusti, Netflix ha trovato spazio anche per un prodotto che l’industria dell’intrattenimento ha più e più volte (forse troppe) dimenticato e ridotto alla nicchia degli addetti ai lavori: il documentario, genere che, in qualche modo, ha cercato di declinare anche nella produzione di docuserie (qui trovi le migliori del genere crime su Netflix). Forse per un retaggio culturale (sbagliato), forse perché la televisione non è mai riuscita davvero a trovare una quadra nel renderla accattivante anche agli occhi di chi di storia, economia o politica se ne interessa il giusto per sopravvivere, la formula del documentario non è mai riuscita a sbarcare il lunario. Fino all’arrivo della grande piattaforma di streaming che, mettendoci lo zampino (e un bel po’ di cash), è riuscita a selezionare alcuni dei più illuminati esempi del genere per la sua distribuzione. Ma non solo: si è spinta a produrne di nuovi, recuperando vicende di cronaca ormai seppellite negli archivi dei tribunali o inventando format in grado di veicolare tematiche apparentemente condannate a rimanere inchiostro sulle pagine di sussidiari e libroni universitari. I documentari Netflix hanno rilanciato un genere, senza dubbio.
Dalla musica all’economia, dalle curiosità più random a tematiche di stretta attualità come le proteste di Hong Kong contro la Cina, abbiamo provato a selezionare i dieci migliori documentari Netflix.
1. Il ciclo del progresso

Uscito nel 2018 e diretto dall’indoamericana Rayka Zehtabchi, Il ciclo del progresso è stato uno dei grandi protagonisti della cerimonia degli Oscar 2019. Sì, avete capito bene: non è un blockbuster e neppure una serie tv con un budget da triliardi di dollari, ma un prodotto che è riuscito a guadagnare la preziosa statuetta dorata come Migliore cortometraggio documentaristico con la sola forza della qualità e l’impatto del suo messaggio. E in effetti guardandolo si comprendono appieno tutte le ragioni per cui l’Academy non ha potuto fare a meno di inserirlo nella sua lista patinata (qui vi lasciamo la Classifica dei 10 Migliori Film vincitori agli Oscar degli ultimi 25 anni secondo Hall of Series – Comunità di Recupero).
Ambientato in un piccolo villaggio poco distante da Nuova Delhi, Il ciclo del progresso pone il suo focus sulla condizione delle donne in India e, in modo particolare, sullo stigma attorno al ciclo mestruale. Un problema difficile da comprendere per chi come noi è nato da questa parte del mondo. Ma realmente invalidante per tutte quelle ragazze che, ogni mese, sono obbligate a fermare la propria vita e costrette a subire l’umiliazione di una società che le guarda come creature impure e le isola come se fossero appestate, non fornendo loro neppure gli assorbenti, prodotto di lusso per chi a malapena riesce ad avere un pasto caldo a fine giornata.
Tutto cambia quando nel villaggio arriva un misterioso trabiccolo, una macchina in grado di produrre tamponi usa e getta, l’inizio di una vera e propria cooperativa che garantirà alle donne l’indipendenza e la normalità che, fino a quel momento, potevano solo accontentarsi di sognare. Al di là della fattura del prodotto e della sua godibilità visiva, quello che più rimane di uno dei più bei documentari Netflix è la bellezza di una storia fatta di speranza, di rivincita e di donne che lottano, con tutte le forze che hanno, per una normalità sperata, sofferta, meritata.
2. What happened, Miss Simone?

Le giovani generazioni, probabilmente, non la conosceranno (ahi loro) ma Nina Simone è stata una delle voci più belle del panorama jazz internazionale. E non solo. La cantante, infatti, è passata alla storia anche per la sua strenua lotta per i diritti civili in America e per una serie di battaglie che l’hanno portata a diventare bandiera dei movimenti contro il sessismo e la discriminazione razziale.
Due facce meravigliosamente catturate ed esplorate da Liz Garbus in uno dei documentari Netflix proposti nel 2015 e intitolato What happened, Miss Simone?. Tra filmati d’archivio inediti e interviste ad amici e familiari della Simone, la regista è riuscita ricostruirne un ritratto delicato e senza tempo, proprio come le note immortali della sua musica e la melodia della sua voce. Giudizio ampiamente confermato anche dalla critica che, dell’opera della Garbus (insignita anche di un Emmy come Miglior documentario), ha apprezzato la maestria nel non ridurre la biografia di un grande tassello della musica mondiale a semplice personaggio di un biopic.
3. Evelyn

Al terzo posto della nostra lista dei 10 migliori documentari su Netflix, troviamo Evelyn, un racconto profondamente intimo che esplora con coraggio i temi del dolore e della salute mentale attraverso un viaggio fisico ed emotivo. Diretto dal premiato regista Orlando von Einsiedel, già noto per i suoi lavori ad alto impatto sociale, questo film segue un percorso personale e collettivo: la famiglia del regista, insieme ad alcuni amici, decide infatti di intraprendere un lungo cammino attraverso gli splendidi paesaggi della Scozia per ricordare Evelyn, il fratello scomparso anni prima. Il documentario si presenta come un tentativo di riscoperta e catarsi, offrendo allo spettatore uno sguardo unico sulla complessità delle relazioni familiari e sul modo in cui ciascuno di noi, in maniera diversa, affronta la perdita e l’assenza.
La forza di Evelyn risiede nella sua capacità di mettere in luce quanto spesso sia difficile parlare dei traumi e delle sofferenze che segnano la nostra esistenza. Attraverso dialoghi autentici e momenti di profondo silenzio, il regista non solo rende omaggio al fratello, ma invita chi guarda a riflettere su come le ferite emotive possano rimanere sopite e poi riemergere, pronte a essere elaborate in modi inaspettati. Le riprese, accurate e suggestive, valorizzano l’immensità dei luoghi attraversati, enfatizzando la contraddizione fra la bellezza degli spazi aperti e il vuoto lasciato da una perdita così dolorosa. È proprio in questa fusione di paesaggio esteriore e paesaggio interiore che l’opera raggiunge il suo momento più toccante, ricordandoci quanto possa essere importante l’atto di condivisione del dolore per rielaborarlo e trovare una strada verso la guarigione.
Nonostante la tematica difficile, Evelyn riesce a trasmettere anche un messaggio di speranza e resilienza: mostra come il dialogo e l’aiuto reciproco possano sostenere chiunque stia vivendo un periodo buio. Questo approccio sincero fa comprendere quanto i documentari, specie se affrontano questioni tanto personali, possano smuovere in noi emozioni profonde e, al tempo stesso, spingerci a guardare la vita con rinnovata compassione. Se siete alla ricerca di un’esperienza cinematografica che vada al di là del semplice intrattenimento, Evelyn merita davvero un posto di rilievo tra i migliori documentari su Netflix, rivelandosi un lavoro potente e trasformativo, capace di lasciare una traccia indelebile in chi lo guarda.
4. Daughters

Procediamo con Daughters, un viaggio profondamente emozionante che esplora il delicato equilibrio tra sogni, paure e sfide condivise da più generazioni di donne all’interno della stessa famiglia. Questo documentario segue le storie di madri e figlie, mettendo in luce come la loro eredità emotiva possa diventare un potente motore di crescita o, talvolta, una barriera difficile da superare. L’obiettivo principale di Daughters è mostrare in che modo il passato di chi ci ha dato la vita influenzi la nostra prospettiva sul futuro, spingendoci a trovare un dialogo e un confronto che possano portarci verso una maggiore consapevolezza di noi stessi.
Girato con un approccio intimo e partecipe, il film alterna riprese ravvicinate di conversazioni quotidiane ad affascinanti panorami urbani, descrivendo un mondo in cui i sogni di emancipazione femminile si intrecciano a radici culturali e familiari profondamente radicate. Lungo il percorso narrativo, la macchina da presa diventa un elemento quasi confessionale, in cui ogni protagonista può esprimere la propria verità, rivelando vulnerabilità, speranze e ricordi indelebili. È proprio in questo spazio di racconto aperto che Daughters riesce a regalare un ritratto corale: attraverso la condivisione delle esperienze e l’ascolto reciproco, madri e figlie giungono a riconoscere che il legame di sangue non consiste solo nella trasmissione di valori, ma anche nella capacità di accogliere il dolore e di sostenerlo insieme.
La scelta registica di fondere testimonianze dirette con momenti di vita quotidiana crea un effetto di vicinanza e immedesimazione nello spettatore, che si ritrova a riflettere sulle proprie relazioni familiari e sul valore di un confronto sincero. Allo stesso tempo, gli intermezzi di silenzio si rivelano particolarmente efficaci nel sottolineare come certe conversazioni cruciali possano nascere da sguardi, gesti e piccole complicità. A rendere il documentario ancora più significativo è l’attenzione posta alle sfumature culturali dei vari contesti: storie di emancipazione, conflitti generazionali e piccoli gesti d’amore si fondono in un ritratto poliedrico, che invita a guardare con occhi nuovi anche la propria quotidianità. In definitiva, Daughters non è soltanto un tributo alla forza delle donne, ma anche un invito a riconsiderare in che modo la solidarietà e l’ascolto possano aiutarci a superare barriere invisibili. Tra i migliori documentari su Netflix, questa opera offre uno sguardo intenso e sincero sulle dinamiche familiari e sulle sfide che madri e figlie affrontano per trovare, insieme, la propria identità.
5. Joshua: Teenager vs Superpower

Le proteste che vedono i giovani di Hong Kong lottare a costo della propria vita e in nome della libertà non sono nate adesso. Per quanto, infatti, la stampa e il mondo intero non ne abbiano dato notizia per anni, sono iniziate nel 2017 e, da allora, non si sono mai fermate, lasciando dietro sé una scia infinita di voci che fanno muro contro lo strapotere della Cina e l’ambizione malata di ridurre uno stato ormai formalmente indipendente a ennesima pedina silenziosa del suo impero.
Uno scenario perfettamente rappresentato in Joshua: Teenager vs Superpower in cui il regista Joe Piscatella racconta la straordinaria storia del ragazzo che ha dato inizio al movimento pacifico che, ancora oggi, si batte contro le limitazioni politiche e ideologiche imposte a Hong Kong. A 14 anni si dovrebbe pensare al cortile come allo scenario di spensierati picnic e infinite partite a calcio con gli amici e, invece, il piccolo Joshua ci ha visto lungo, trovando il coraggio di alzare la testa e rompere il silenzio, urlando a pieni polmoni il suo rifiuto di rinunciare alla democrazia.
Perché un pugno di idee, un megafono e gli occhi pieni di speranza possono ancora qualcosa. E questo cortometraggio, seppur ingiustamente poco considerato nel catalogo dei documentari Netflix, lo dimostra. Nonostante tutto.
6. Gaga: Five foot two

Lady Gaga smette paillettes, make up ed eccentrici vestiti di scena per far conoscere al pubblico Stefani Germanotta, il suo lato più intimo e personale in uno dei documentari Netflix dell’annata 2017. Nel docufilm diretto da Cris Moukarbel, la popstar americana apre le porte della sua casa e del suo studio discografico, mostrando il lungo processo di lavorazione dell’album Joanne, definito dalla critica come l’album della svolta, i dietro le quinte della performance al Super Bowl e del training che l’ha portata a far parte del cast di American Horror Story.
Ma, accanto alla Gaga eclettica, poliedrica, innamorata della musica, del cinema e del palcoscenico, ritroviamo una donna alle prese con una quotidianità appesantita dall’ombra di una malattia, la fibromialgia. Ostacolo che, spesso, l’ha costretta a rallentare il passo. Gaga si scopre il cuore e non nasconde più le sue fragilità. In Five Foot Two “canta” la normalità e, forse, non ha mai scritto né dato voce a una canzone più bella di questa.
7. La Vita Straordinaria di Ibelin

Al settimo posto della nostra lista dei 10 migliori documentari su Netflix, invece, troviamo La Vita Straordinaria di Ibelin, un racconto avvincente che ci porta a scoprire le incredibili sfaccettature di un’esistenza vissuta all’insegna della passione e del coraggio. Il documentario segue il percorso di Ibelin, una giovane donna cresciuta in un contesto apparentemente ordinario, ma che impara sin dall’infanzia a guardare oltre i propri limiti, desiderando di lasciare un segno tangibile nel mondo. Attraverso una serie di testimonianze intime e immagini di repertorio, la regista ci mostra come le esperienze personali di Ibelin si intreccino con importanti eventi storici e sociali, creando un quadro affascinante di come anche un singolo individuo possa contribuire al cambiamento collettivo.
La narrazione di La Vita Straordinaria di Ibelin si sviluppa grazie a una struttura che alterna flashback emotivi a interviste dirette, dando modo allo spettatore di entrare in contatto con la personalità determinata della protagonista. Attraverso ogni passo del suo cammino, emerge il ritratto di una figura che, pur non rinunciando alla fragilità, trova nell’azione concreta la chiave per trasformare i propri sogni in realtà. Durante le riprese, l’obiettivo della videocamera assume quasi le vesti di un confidente, raccogliendo non solo le parole di Ibelin, ma anche i suoi silenzi e i momenti di incertezza che precedono alcune decisioni cruciali. Il risultato è un’esperienza immersiva, capace di trasmettere la sensazione di essere accanto a lei mentre lotta per superare sfide spesso più grandi di quanto immaginasse.
Ciò che rende davvero unico questo documentario è la capacità di mettere in luce le diverse dimensioni della vita di Ibelin: dal rapporto con la famiglia, alla formazione accademica, passando per la scoperta di nuove culture durante i suoi viaggi all’estero. Tutto contribuisce a delineare un profilo poliedrico, in cui il coraggio di esplorare l’ignoto va di pari passo con la consapevolezza delle proprie radici. In questo senso, La Vita Straordinaria di Ibelin si propone come un inno alla rinascita personale, alla forza del dialogo intergenerazionale e alla ricerca di un equilibrio tra ambizioni e responsabilità quotidiane. Se siete alla ricerca di ispirazione e amate i racconti che valorizzano l’essenza dell’essere umano, questo capitolo dei migliori documentari su Netflix vi saprà conquistare, spingendovi a riflettere sulle infinite opportunità che si possono trovare anche nei contesti più imprevedibili. Non perderti anche la classifica delle 10 migliori serie animate presenti su Netflix.
8. The Great Hack

Tra i documentari Netflix più interessanti del 2019, una menzione d’onore va a The Great Hack. Diretto da Jehane Noujaim e Karim Amer, il prodotto racconta la spinosa vicenda dello scandalo Cambridge Analytica, ricostruendone l’origine e l’evoluzione, facendo intervenire i protagonisti e cercando di analizzarne conseguenze e impatto sulla società. Il pregio sta sicuramente nell’aver illustrato il caso non soltanto nella sua dimensione più tech ma mettendone in luce anche i risvolti sociali e politici.
Quello che la critica ha riscontrato come un problema è stato invece l’eccessivo focus sui link di Cambridge Analytica con la campagna presidenziale di Donald Trump e con quella per il Leave nel referendum sulla Brexit, piuttosto che scendere nel dettaglio di un affare che ha coinvolto diversi rami della società internazionale. Al di là di questo, però, rimane comunque una fonte più che attendibile per chi avesse la curiosità e l’interesse di approfondire un tema che, ancora oggi, sembra condizionare equilibri di Stati e grandi colossi dell’economia e della politica.
9. Cowspiracy

Gli allevamenti intensivi stanno mettendo a rischio la sopravvivenza del pianeta ma nessuno sembra dar peso al problema. Questa la teoria su cui si fonda Cowspiracy, documentario diretto da Kip Andersen e Keegan Kuhn e prodotto da Leonardo Di Caprio.
Al di là del discorso sull’impatto ambientale e sulle conseguenze che sul lungo periodo inevitabilmente si manifesteranno, Cowspiracy condanna in maniera neppure troppo velata le associazioni animaliste, tacciandole di aver coperto una realtà da combattere e, soprattutto, di non essersi mai davvero impegnate a sensibilizzare la popolazione attraverso una campagna d’informazione attenta e dettagliata contro una delle massime fonti di produzione di gas serra.
Un film scomodo, a tratti discutibile, perché forse un po’ troppo estremista, ma necessario per far riflettere su un tema che, a giudicare dall’attualità, si sta facendo sempre più stringente. Perché la sostenibilità parte da noi e no, non è solo uno slogan da Friday for Future.
10. Will & Harper

Per concludere la nostra lista dei 10 migliori documentari su Netflix, troviamo Will & Harper, un’intensa e commovente opera che porta sullo schermo la storia di due persone unite da un legame tanto inatteso quanto profondo. Il documentario ripercorre le origini del loro incontro e si concentra sulle motivazioni personali che li spingono a intraprendere un viaggio attraverso paesaggi sorprendenti, alla ricerca di una verità interiore spesso celata dietro alle maschere del quotidiano. Durante questo itinerario, la cinepresa diventa un testimone silenzioso, catturando i momenti di condivisione e le inevitabili incomprensioni che sorgono quando ci si trova a dover rivelare parti di sé rimaste in ombra troppo a lungo.
Uno dei principali punti di forza di Will & Harper è la sua capacità di trasmettere, in modo profondo e autentico, le sfumature di un’amicizia che evolve in qualcosa di più complesso. Il viaggio fisico, in questo senso, diventa un percorso di introspezione: a ogni tappa, la tensione emotiva cresce, e i due protagonisti si ritrovano a scoprire lati l’uno dell’altra che li spingono a riconsiderare le proprie convinzioni. Le conversazioni intime, le pause cariche di non detti e i piccoli gesti di reciproca solidarietà si fondono in un racconto intenso, dove ciascun passo in avanti è accompagnato dalla consapevolezza che la meta finale potrebbe ridefinire la loro identità e il significato del legame che li unisce.
La regia si distingue per un approccio delicato che lascia spazio a inquadrature ampie e contemplative, mettendo in risalto sia la vastità degli scenari naturali, sia la profondità emotiva dei personaggi. In questa fusione tra paesaggi maestosi e dialoghi sommessi, emerge l’importanza di saper ascoltare la propria voce interiore, ma anche quella dell’altro. Will & Harper ci ricorda che, dietro ogni relazione, si celano storie e conflitti irrisolti, che possono diventare opportunità di crescita quando vengono affrontati con coraggio. Proprio per questa ragione, il documentario risulta sorprendentemente coinvolgente: lo spettatore viene invitato a riflettere sulle proprie esperienze di vita, sui legami che hanno segnato il proprio percorso e su ciò che significa mettersi davvero in gioco.
Nell’insieme, Will & Harper conquista un posto di riguardo tra i migliori documentari su Netflix grazie alla forza del suo messaggio e alla straordinaria sensibilità con cui viene narrata la storia di due anime in cerca di un significato condiviso. L’opera, con la sua poetica delicatezza, dimostra ancora una volta il potere del genere documentario di offrire riflessioni profonde sulla complessità dei sentimenti umani e sulla necessità di abbandonare le nostre certezze per accogliere l’ignoto.
Per restare in tema, vi lasciamo con i 5 migliori documentari sull’ambiente che puoi trovare su Netflix
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