Dragonkin The Banished Provato Early Access: il fuoco dei draghi secondo Eko Software
Dragonkin The Banished, ARPG isometrico in salsa Diablo e Path of Exile 2, non ha la pretesa di innovare un genere pieno zeppo di alternative note e sempre ben accolte dagli appassionati del genere. Intanto, un po’ di storia: Eko Software è quel team che, nel 2019, pubblicò Warhammer: Chaosbane, un tentativo più o meno […] L'articolo Dragonkin The Banished Provato Early Access: il fuoco dei draghi secondo Eko Software proviene da Vgmag.it.


Dragonkin The Banished, ARPG isometrico in salsa Diablo e Path of Exile 2, non ha la pretesa di innovare un genere pieno zeppo di alternative note e sempre ben accolte dagli appassionati del genere. Intanto, un po’ di storia: Eko Software è quel team che, nel 2019, pubblicò Warhammer: Chaosbane, un tentativo più o meno riuscito che però non seppe raccontare a suo modo un mondo tanto complesso come quello creato da Games Workshop. Al tempo, lo studio si concentrò tanto sullo sviluppo di poche classi e su una personalizzazione estremamente poco coinvolgente. Veniva in aiuto un gameplay che sapeva, tuttavia, unire le devastazioni su schermo con molta decisione. C’erano tanti, troppi problemi tecnici in Chaosbane, e parte del problema fu dovuto a una mancanza di esperienza da parte del team.
Ora, con l’aiuto di Nacon e una crescita produttiva che abbiamo potuto testare con mano nelle trentacinque ore di gameplay vissute in compagnia di Dragonkin: The Banished, è stato semplice trovare tanti punti positivi nella produzione di Eko Software, attualmente in Accesso Anticipato. Va chiarito, dunque, che il videogioco è solo a un settanta percento del suo potenziale effettivo, e che qualunque analisi preliminare è basata su cosa abbiamo giocato nei principali atti della campagna.
Il contesto non è semplice per un nuovo ARPG
Dragonkin The Banished comincia con un prologo che introduce i quattro personaggi a disposizione. Attenzione, sono quattro, ma al momento, in questa versione in Accesso Anticipato, sono giocabili soltanto tre: il Cavaliere, il Barbaro e la Maga, tre categorie che si differenziano parecchio. La promessa, secondo la roadmap presente sulla pagina Steam del prodotto, è di riempire il videogioco di altrettanti contenuti, ma soprattutto con il quarto personaggio, l’arciere, che avremmo tanto voluto già usare nel corso dell’esperienza.
La sua assenza, seppure sia possibile provarlo nel prologo, è un peccato. È un peccato perché, a nostro avviso, il personaggio è già bello che rivelato e non servono, dunque, ulteriori attese. Non possiamo comprendere una decisione del genere, ma è chiara l’intenzione del team di preservarlo fino alla pubblicazione ufficiale, che avverrà nel corso del 2025 – salvo ulteriori ritardi. Dragonkin: The Banished si rivolge a un pubblico esigente. Serve intanto immaginarsi il giocatore abituato a Path of Exile 2, quello che è al momento, a nostro parere, il miglior ARPG sulla piazza per i suoi contenuti e per il gameplay. In comune con Dragonkin The Banished, è il fatto che è in Accesso Anticipato. Avvicinare entrambe le produzioni, tuttavia, è alquanto complesso. Path of Exile 2, oltre a toccare le corde giuste riportando l’effetto Diablo 2 ormai perso da Blizzard Entertainment, è davvero di tutt’altra pasta.
Dragonkin: The Banished, se si vuole paragonare a un videogioco simile, ne esce chiaramente con le ossa rotte. È un ARPG isometrico moderno, che si rivolge a un pubblico mainstream, esattamente come Diablo IV. Niente di negativo, specie se qualcuno, attraverso di esso, può partire e avvicinarsi al genere e ad appassionarsi e a perdere la testa, oltre a un numero esagerato di ore. Non nascondiamo, d’altronde, che proprio Path of Exile 2 è il videogioco comfort per chi vi sta scrivendo in questo momento. Ma in uno scenario in cui esistono Last Epoch, Grim Dawn, Torchlight e anche la remastered dei tre FATE, anche Dragonkin: The Banished ha qualcosa da raccontare.
Un gameplay diretto ed efficace, in un loot un po’ esiguo
Un ARPG isometrico è quel tipo di videogioco à la Diablo che propone una vasta personalizzazione del personaggio e un suo spirito. Dragonkin: The Banished può essere catalogato in un prodotto che non cambia le carte in tavola ma aggiunge delle trovate interessanti. Una volta scelto il personaggio, comincia l’avventura. Noi abbiamo optato per il cavaliere, alternando tuttavia al mago e al barbaro. Le differenze sostanziali tra i protagonisti riguardano le armi a loro disposizione e le abilità equipaggiabili.
Intanto, è utile sottolineare che l’interfaccia proposta è analoga a quella di Diablo: da una parte la salute e dall’altra il mana; il primo in rosso, l’altro in blu. Poco più in basso, in base alle uccisioni, c’è l’esperienza che si raccoglie man mano che si va avanti. Essa fa avanzare di livello il personaggio, ma in Dragonkin: The Banished tutto quanto è nelle mani del giocatore, dalla prima all’ultima decisione. Attraverso un intuitivo sistema di personalizzazione, è possibile sbloccare le abilità ed equipaggiarle. In totale, comunque, quelle che è possibile incastrare nella bara sono in totale cinque, un numero piuttosto generoso, e permettono di variare in modo coinvolgente il combattimento.
Esso non cambia di molto rispetto ad altri esponenti del genere. Si attacca e, in seguito, si adoperano le abilità. A facilitare di molto il combattimento, sia a facile che a normale, è la possibilità di curarsi. Non è chiaro se esiste un modo per aumentare la capienza, ma al momento, per quanto ho potuto notare, usarla con una certezza frequenza facilita i combattimenti. C’è un lasso di tempo necessario perché essa si ricarichi per poi avanzare al suo interno, e lo stesso vale per le abilità. La scelta migliore, soprattutto se si è in inferiorità numerica, è aggirare il nemico e, in seguito, distanziarsi. I combattimenti sono avvincenti e particolareggiati, perché permettono di interfacciarsi con i nemici in modi sempre diversi. L’altra aggiunta interessante nello scheletro del titolo, che, per quanto ci riguarda è ottima, è il draghetto. Ora, in quanti hanno giocato a Torchlight? Se avete un’ottima memoria, ricorderete sicuramente i famigli, ovvero delle creature che partecipano attivamente al combattimento e forniscono aiuti al personaggio principale.
In Dragonkin The Banished accade esattamente lo stesso, con la sola differenza che il draghetto, che è personalizzabile a proprio gradimento, sa attaccare e difendere il nostro eroe. Le differenze sostanziali tra i personaggi, comunque, sono ben marcate e lo chiarisce pure il team. Mentre il Cavaliere si focalizza su attacchi ravvicinati e su abilità che possono annientare più nemici contemporaneamente, il Barbaro si permette di usare la forza bruta; e mentre i due sanno stare ben attaccati ai nemici, la Maga è capace di far esplodere i nemici… letteralmente. L’arciere, lo ammettiamo senza problemi, è il più divertente da usare perché appaga molto poter variare attacchi a distanza con quelli ravvicinati. È, a nostro parere, anche se abbiamo solo potuto provarlo nel prologo, il personaggio concettualmente meglio riuscito.
Il dilemma arriva, ed è un lato negativo enorme per un hack’n slash di tale portare, quando si tratta del loot. È un punto eccessivamente negativo perché, nei vari atti che sono disponibili al momento, le armi sono pressoché identiche. Cambiano le caratteristiche, ma talvolta sono uguali le une alle altre, e sembra quasi che ci sia stata la volontà di non mutare esteticamente fin troppo le armi e i vari equipaggiamenti. È un elemento fondamentale perché, specie se si fosse giocatori assidui del genere, porterebbe a inevitabili fasi di stanca.
In un ARPG isometrico non c’è niente di meglio che cambiare costantemente l’equipaggiamento e ragionare su quale possa essere il migliore. È una meccanica che adoriamo perché, inoltre, permette di tornare più volte nell’hub principale e capire cosa migliorare. Questa è una caratteristica di game design adorabilmente inserita in Diablo IV ed espansa maggiormente in Path of Exile 2. Con Dragonkin The Banished, al contrario, tornare all’hub implica tornare a Montescaglia. È un videogioco certamente ambizioso, perché consente di gestire anche lo sviluppo della stessa, ma che, purtroppo, troviamo poco consono in un ARPG simile. Non ricordiamo, in tal senso, l’inserimento di un approccio simile in altre opere analoghe. E, per quanto ci riguarda, ciò non era necessario. È un troppo, e non va mai bene. Non coinvolge, ma lascia piuttosto storditi. L’avanzamento e l’esplorazione, inoltre, non apparecchiano nulla di diverso da altri esponenti del genere. Le mappe delle varie aree, infatti, sono piccole. Molto piccole. Ci sono tanti nemici ed è un bene ce ne siano, ma le mappe non offrono mai effettivamente qualcosa di unico e diverso. Tutto è basato sullo spettacolo e la meraviglia, ma la sostanza che dovrebbe esplodere a schermo è poca, al momento.
Dragonkin: The Banished offre un contesto originale
Essendo in Accesso Anticipato, riesce complesso analizzare il racconto per cosa potrebbe offrire. Non c’è ancora una fine, infatti, e la stessa arriverà con la versione finale che si porterà appresso l’inevitabile e meglio strutturato endgame, che è il motivo per cui un ARPG isometrico viene giocato. Comunque, il racconto parla di antiche guerre tra esseri umani e draghi, con le stesse che si possono comprendere attraverso dei video dopo gli scontri con le creature.
Al momento, è solo disponibile il prologo e il primo capitolo. Poco, davvero poco per arrivare a dettagliare in modo coerente il contesto e la trama. Si può però prendere in analisi il contesto, che non inventa niente di nuovo, e ne approfitta per prendere il meglio del dark fantasy. In un mondo devastato, gli esseri draconici sono minacce concrete per l’essere umano e la pace è minacciata dalla loro corruzione. Il compito dei nostri è quello di debellare la minaccia e salvare il mondo intero. Niente di nuovo, come dicevo. La scrittura sembra, al momento, buona e ispirata, comunque legata al genere da cui appartiene.
Visivamente e graficamente, Dragonkin The Banished è realmente un piacere assoluto per gli occhi. Offre scorci interessanti, e il design dei nemici è ottimo e superlativo. Ad aiutare molto, inoltre, è la parte ambientale: si tratta di spazi ampi e ricchi, di luoghi pieni e ben proposti. La vegetazione è stata curata nel dettaglio e si nota grazie alla direzione artistica, che si concentra in modo preciso anche nel descrivere le edificazioni più complesse.
Il titolo, giocato su una 3080, è stato impostato con le caratteristiche avanzate. Non abbiamo in alcun modo avuto problemi in termini di compenetrazioni e tecnici al riguardo, e neppure crash di alcun genere. I sessanta fotogrammi al secondo, dunque, sono garantiti ma la risoluzione, talvolta, lascia alquanto a desiderare, tanto che abbiamo dovuto metterci direttamente mano per garantire al meglio le prestazioni di gioco. L’ottimizzazione è, dunque, buona ma non eccellente, con il titolo che pesa molto sulla VRAM e sulla GPU. È bene dunque avere un buon PC per farlo girare al meglio.
Dragonkin The Banished, ricordiamo, è in Accesso Anticipato. Possiamo dire che serve ancora tanto, molto lavoro sulla struttura e nel suo scheletro, soprattutto per essere rimpinguato a dovere di contenuti e tante altre implementazioni. Il gameplay coinvolge e appassiona, anche se il loot non sempre ottimale stranisce (ed è qualcosa che deve essere risolta assolutamente). A fare da cornice una buona storia con un bel contesto, oltre a un’ottimizzazione mirata. I prossimi mesi saranno fondamentali per la riuscita effettiva del progetto.
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