Sanremo, la Rai ‘rinnega’ Amadeus. La celebrazione di Conti si fa sminuendo il passato
Ora che Amadeus è migrato a Nove non resta altro che ridimensionare i vecchi Festival, nell’ottica di una maggiore valorizzazione del presente

Cinque anni archiviati, messi in soffitta, quasi rinnegati. E’ questa la percezione che si respira guardando i programmi Rai che, giustamente, celebrano il rinnovato successo di Sanremo.
Rinnovato, perché in realtà la kermesse arrivava da un lustro fatto di luci e sorrisi, con Amadeus bravo a restituire centralità ad un evento che, sia musicalmente che televisivamente, raramente era stato così influente.
Ma si sa, ora Amadeus è migrato a Nove e dopo lo smacco di Affari Tuoi – capace di sopravvivere e brillare ulteriormente sul fronte degli ascolti – non resta altro che ridimensionare i vecchi Festival, nell’ottica di una maggiore valorizzazione del presente.
“I numeri di quest’anno dimostrano che il pubblico ha apprezzato molto questo festival nonostante non ci siano scandali”, ha affermato la giornalista Laura Rio nel corso della diretta di Storie Italiane. “Abbiamo fatto cinque anni di Amadeus con festival più trasgressivi. Qui le polemiche sono rimaste fuori dal palco. Conti ha voluto fare un festival più tradizionale, più festa, più allegria, niente scandali e più musica”. Opinioni legittime, tuttavia rafforzate dal commento di Eleonora Daniele: “Ho l’impressione che polemiche non spostino tanto gli ascolti. Con questi ascolti si può fare tv anche senza polemiche”. Un elogio al nuovo corso, senza però che vi fosse nelle scorse annate alcun rifiuto per la linea ‘pepata’ di Amadeus.
Nella celebrazione dei dati Auditel, che hanno donato a Conti risultati eccellenti, qualcuno ha osato ricordare il passaggio avvenuto alla ‘total audience’ (che comunque non ha stravolto gli equilibri): “Quest’anno vengono sommati anche i totali dei tablet e dei computer che forse aggiungono un po’”.
Apriti cielo. La reazione è stata immediata e stizzita. “Ma rispetto all’anno scorso dal 60,1 siamo passati al 64,5%”, ha ribattuto la conduttrice, che si è appellata pure alla chiusura anticipata: “Quanti sono stati i minuti in meno rispetto all’anno scorso? 30-40 minuti? Ieri sera ha chiuso all’1, capite?”. Per poi sentenziare: “Quattro punti in più di share e un milione e mezzo in più. Per cui, al di là di tutto, le comparazioni sono la prima cosa che si fanno. Mi sembra che il successo sia effettivo e superiore rispetto a quello dell’anno scorso. Le cose vanno dette per come sono”.
Ad evidenziare l’anomalia ci pensa la memoria, con un salto indietro di quattro anni, ovvero all’edizione 2021 svolta in emergenza nel pieno della pandemia. All’epoca gli ascolti non sorrisero, con gli spettatori che all’esordio furono 8,3 milioni e lo share che si fermò al 46,6%. Tuttavia, per oltre un’ora Storie Italiane riportò il dato di oltre 11 milioni, che si riferiva solo al parziale della prima parte. Della serie: il presente va sempre celebrato ed esaltato. Per rileggerlo negativamente basta attendere che diventi passato. E che magari cambi il direttore artistico.