Intervista ai Daudia: “Ogni brano racconta una storia, una vicenda vissuta o ascoltata”

Intervista ai Daudia, duo formato da Davide Maiale e Claudia Pasquariello, che a gennaio ha pubblicato l'album "Il nostro tempo" L'articolo Intervista ai Daudia: “Ogni brano racconta una storia, una vicenda vissuta o ascoltata” proviene da imusicfun.

Mar 13, 2025 - 05:09
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Intervista ai Daudia: “Ogni brano racconta una storia, una vicenda vissuta o ascoltata”

Intervista ai Daudia, duo dei cantautori e polistrumentisti Davide Maiale e Claudia Pasquariello, che lo scorso 24 gennaio ha pubblicato l’album Il nostro tempo.

L’album raccoglie le influenze sonore, provenienti da Stati Uniti e Italia, sperimentate dal duo negli ultimi cinque anni, e fonde le due anime del progetto artistico, quella italiana e quella internazionaleattraverso un’alternanza di brani in italiano e in inglese.

Questa la tracklist di IL NOSTRO TEMPO“:

1.”LET’S GO!”
2. “Solo Noi
3. “With You
4. “Ciò che vedo in te
5.”Rivoluzione”
6. “WHAT IF (we’re one)
7. “Dinamite
8. “The One Who Said Goodbye”
9. “SCORPIONE”
10. “Il nostro tempo
11. “L’Ultima Canzone

Intervista ai Daudia

Daudia, l’occasione è speciale: è uscito Il Nostro Tempo, un disco che rappresenta un’evoluzione del vostro percorso musicale. Qual è stato l’incipit che ha dato il via alla creazione di questo progetto?

In realtà, non c’è stato un vero e proprio incipit. Diciamo sempre che quest’album è stato un percorso in divenire. Nel corso degli anni sono nate diverse canzoni, frutto di esperienze musicali che abbiamo vissuto in prima persona, anche all’estero. A un certo punto, dopo averne scritte un numero consistente, abbiamo pensato di raccoglierle in un album. Ogni brano racconta una storia, una vicenda vissuta o ascoltata, e Il Nostro Tempo rappresenta proprio questo: un diario musicale che consolida il nostro percorso.

Avete definito l’album come un vero e proprio diario, con storie che parlano di sacrificio, amore e rivincita. Come siete riusciti a mescolare questi sentimenti e a mantenere un’unità testuale così interessante?

Non è stato facile, anche perché è un album bilingue, quindi ci siamo presi un bel rischio. Tuttavia, il nostro obiettivo era quello di raccontare noi stessi, attraverso le esperienze vissute e le emozioni provate. Abbiamo cercato di rendere ogni canzone autentica, senza forzature, e questo ha reso il tutto più naturale. I testi sono profondamente legati a storie vere e sentivamo il bisogno di raccontarle. La voglia di condividerle è stata la spinta principale per pubblicare l’album.

Dal punto di vista sonoro, Il Nostro Tempo è molto vario: dall’elettropop al country, fino a brani con un’apertura orchestrale. Come avete fatto a rendere coerente un progetto così eterogeneo?

Abbiamo lavorato molto per trovare un equilibrio tra i diversi generi. La coerenza viene anche dalla mano del nostro produttore, che ha saputo valorizzare ogni sfumatura musicale. Le sonorità dell’album sono legate ai luoghi in cui siamo stati, alle influenze che abbiamo assorbito. Ma l’elemento che lega tutto è il nostro stile: l’armonizzazione delle voci e l’uso di strumenti acustici. Che sia un brano elettropop o country, la nostra impronta resta riconoscibile, ed è proprio questo il nostro segno distintivo.

L’album è bilingue. Come siete riusciti a mantenere credibilità e coerenza tra le due lingue, creando quasi un concept?

La nostra credibilità nasce dal fatto che viviamo ciò che raccontiamo. Scriviamo in inglese perché abbiamo vissuto esperienze all’estero e ne abbiamo assorbito l’influenza. Non scriveremmo mai in una lingua solo per moda o per seguire un trend, lo facciamo perché ci appartiene. Viviamo la nostra carriera tra l’Italia e l’estero, ed è questo che vogliamo trasmettere al pubblico.

Avete partecipato a talent show come X Factor UK e X Factor Romania. Perché avete scelto di provare queste esperienze fuori dall’Italia?

È successo in modo abbastanza naturale. Fin dall’inizio, il nostro progetto ha avuto una spinta internazionale, anche grazie alle cover che pubblicavamo sui social. Siamo stati contattati direttamente dai talent scout di entrambi i programmi, che ci hanno invitato a fare i casting. Ci siamo ritrovati in questa avventura quasi per caso, ma è stata una delle esperienze più belle che abbiamo vissuto.

Qual è stato il valore aggiunto della vostra italianità in questi contesti internazionali?

L’italianità è un plus incredibile all’estero. C’è sempre un fascino particolare quando dici di essere italiano, perché siamo visti come un popolo creativo, passionale e pieno di energia. Abbiamo portato con noi questo spirito e l’abbiamo trasmesso nelle esibizioni. Inoltre, la nostra attitudine è molto “all’italiana”: ci buttiamo nelle cose con coraggio e spirito di avventura!

Avete partecipato anche a Una Voce per San Marino. Che esperienza è stata?

Una Voce per San Marino è stata una delle esperienze più belle del nostro percorso. Ci ha permesso di esporci a un pubblico completamente nuovo e di presentarci in un contesto europeo. Abbiamo portato un brano con sonorità country-pop, un genere che in Italia non è ancora molto diffuso, e per noi era importante sperimentare questa direzione.

Oltre ai vostri brani, avete anche reinterpretato canzoni famose sui social, come avete fatto con Born with a broken heart di Damiano David. Vi piace sperimentare con la musica degli altri?

Assolutamente sì! Ci piace molto prendere un brano e dargli una nuova veste, adattandolo al nostro stile. Non abbiamo mai perso la nostra identità di duo acustico, quindi ci divertiamo a riarrangiare i pezzi in modo che rispecchino il nostro sound. Quando Damiano ha ricondiviso la nostra cover, è stato un bellissimo riconoscimento!

Il singolo di lancio dell’album è La Rivoluzione. Cosa rappresenta per voi questo brano?

La Rivoluzione è stata scritta durante il periodo post-Covid, un momento difficile per tutti. Rappresenta la voglia di uscire dalla comfort zone, di esplorare nuovi orizzonti e di non lasciarsi ingabbiare dalle abitudini. È un inno alla libertà e alla ricerca di se stessi.

Anche il videoclip ha un significato particolare, vero?

Esatto! Lo abbiamo girato a Napoli, in un contesto semplice ma molto evocativo. Volevamo che rispecchiasse la nostra essenza: chitarra, voce e lo sfondo meraviglioso della città, con il Vesuvio a fare da cornice. L’idea era quella di trasmettere un senso di apertura verso nuovi orizzonti.

Oltre a scrivere per voi, avete scritto anche per altri artisti. Come nasce la collaborazione con altri cantanti?

Scrivere per altri è un’esperienza completamente diversa, ma ci piace molto. Un cantautore non scrive sempre per se stesso la canzone giusta. Per esempio, Non vado via, che abbiamo scritto con e per Arisa, era carina cantata da noi, ma con la sua voce ha acquisito un’altra dimensione. Sentire un artista del calibro di Arisa interpretare un nostro brano è stato emozionante!

La vostra dimensione ideale è il live. Che rapporto avete con il palco?

Per noi il live è tutto. Lavorare in studio è bellissimo, ma la vera essenza della musica la troviamo sul palco. È lì che possiamo esprimere davvero quello che sentiamo, adattare i brani, cambiare arrangiamenti e vivere l’energia del pubblico. E quando qualcuno tra il pubblico canta le nostre canzoni… beh, è un’emozione indescrivibile!

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