Adesso parliamo (seriamente) di Dandadan
ATTENZIONE! L’articolo contiene SPOILERS dell’anime Dandadan. Possiamo dire che Dandadan è l’anime dell’anno? Diciamolo pure. Tutto ha inizio con una sigla incalzante, ossessiva, ipnotica. Un vortice di colori e di ritmo che, anche provando a evitarlo con tutte le proprie forze, entra nel cervello e non ne esce più. Alla pari di Tutta l’Italia di… Leggi di più »Adesso parliamo (seriamente) di Dandadan The post Adesso parliamo (seriamente) di Dandadan appeared first on Hall of Series.

ATTENZIONE! L’articolo contiene SPOILERS dell’anime Dandadan.
Possiamo dire che Dandadan è l’anime dell’anno? Diciamolo pure. Tutto ha inizio con una sigla incalzante, ossessiva, ipnotica. Un vortice di colori e di ritmo che, anche provando a evitarlo con tutte le proprie forze, entra nel cervello e non ne esce più. Alla pari di Tutta l’Italia di Gabry Ponte, per intenderci. Mi è capitato di sentire la canzone Otonoke (オトノケ), cantata dai Creepy Nuts, per caso mentre spulciavo su Spotify alla ricerca delle tracce da inserire nella mia personalissima playlist dedicata proprio alle sigle d’apertura degli anime.
Quella di Cristina d’Avena esiste già ed è intitolata “bimba dell’avena”, ma stavolta cercavo quelle in originale, quelle perfette, per intenderci, per andare a fare la spesa. Capita appunto che, tra Attack on Titan (qui la nostra recensione del film The Last Attack) e One Piece (in arrivo la stagione 2 del live action), mi imbatto in questa canzone. La inserisco subito in playlist e l’algoritmo se ne accorge.
Tanto che Youtube inizia bellamente a inviarmi shorts su shorts della suddetta sigla. Non solo visuals ripresi dall’anime, ma anche adattati su praticamente tutto lo scibile umano. L’universo mi convince così a iniziare Dandadan.
Momo Ayase, liceale che si è appena lasciata con il fidanzato, crede fermamente negli spiriti e nel sovrannaturale. Ken Takakura, liceale preso costantemente di mira dai bulli, crede invece negli alieni. I due si conoscono un giorno per caso a scuola e iniziano a discutere molto animatamente su chi abbia ragione. Fanno quindi una scommessa. Ken si recherà in una galleria abbandonata dove si dice che abiti uno spirito oscuro, dal canto suo Momo va invece in un ospedale abbandonato che gli alieni avrebbero, a quanto pare, preso di mira per condurre i loro esperimenti sugli esseri umani. Il risultato? Entrambi avevano ragione, ritrovandosi invischiati in una guerra di proporzioni galattiche tra extratterestri e fantasmi.
Ken, infatti, nella galleria perde la gara di corsa con lo spirito della Turbononna venendo da questa maledetto e privato del pipino. Momo, rapita dagli alieni che tentano di abusare di lei, riesce a risvegliare i propri poteri. Dopo un primo episodio zozzo e adrenalinico, Dandadan (disponibile sul catalogo Cruncyroll qui) mette le carte molto in tavola. Da questo momento Momo e Ken “Okarun” si ritroveranno alle prese con ogni genere di minaccia, unendo le proprie forze a due inaspettati alleati. Alieni lottatori di sumo, Nessie, fantasmi ballerine e mostri terrificanti. Il tutto accompagnato dai crescenti e inaspettati poteri da medium di Momo e dalla maledizione di Okarun che permette al ragazzo di trasformarsi.
Effettivamente tutta la grande premessa non sembra esprimere molta serietà nei confronti di Dandadan, ma in realtà il punto è proprio questo. Siamo di fronte a un anime che unisce tra loro generi, stili e toni drasticamente diversi creando un’opera forse mai vista prima. Un’opera che mescola il paranormale con la fantascienza, l’orrore con la commedia, il tutto avvolto in un ritmo narrativo che non concede un attimo di respiro. Ma per capire la forza di questo manga, bisogna tornare alle sue origini e al percorso del suo autore.
Prima di Dandadan, Tatsu era un nome sconosciuto ai più, ma non era certo un novellino. Come molti mangaka emergenti, ha affinato la sua arte lavorando come assistente per alcuni autori di peso. Il suo maestro più influente? Nientemeno che Tatsuki Fujimoto, la mente dietro Chainsaw Man e Fire Punch. E l’impronta di Fujimoto si sente forte e chiara nell’opera di Tatsu: la narrazione frenetica, il gusto per l’assurdo e la capacità di equilibrare momenti di tensione estrema con gag improvvise sono tutte caratteristiche che questi due autori condividono.
Tatsu aveva tentato la via della serializzazione con opere minori, senza però ottenere il successo sperato. La svolta arrivò quando decise di giocarsi tutto con una storia che mescolava i suoi più grandi interessi: il paranormale e gli alieni.
E riprendendo quanto già letto nel manga, anche l’anime di Dandadan è un’esplosione di follia che non rallenta mai, e il suo autore è un maestro nel saper bilanciare l’azione spettacolare con momenti di puro umorismo. L’abilità nel disegno di Tatsu, riscontrabile anche nella controparte animata, poi, è fuori dal comune. Le sue tavole riescono a essere dinamiche, ricche di dettagli e con una regia quasi cinematografica.
Tutta la prima stagione dell’anime si muove su un filo doppio.
Un acrobata in perfetto equilibrio che oscilla un attimo prima verso la scurrilità carnacialesca e dopo verso l’emotività. A metà della prima stagione, un flashback ci svela una delle vicende più struggenti mai narrate in un anime. Prima di diventare un’entità spettrale, l’Acrobatic Silky era semplicemente una madre devota, pronta a sacrificare tutto per il bene di sua figlia. Eppure, basta un momento perché la brutalità degli uomini si abbatta sulla ballerina, lasciandola in fin di vita e privandola di ciò che aveva di più caro: sua figlia. Il mondo che aveva costruito crolla in un istante. Persa in un dolore inconsolabile, si aggira senza meta, consumata dalla disperazione, fino a trasformarsi in una creatura guidata dal tormento.
La storia della ballerina è uno dei momenti più scioccanti di Dandadan e di certo non è l’unico. L’anime ha ridefinito gli standard degli adattamenti dai manga e potrebbe persino aver introdotto un modo completamente nuovo di raccontare le storie in televisione. Inoltre, alla luce anche di alcune annate non particolarmente fruttuose per gli anime, Dandadan arriva sicuramente al momento giusto traendone i massimi vantaggi. Tra una campagna mediatica riuscita, l’opening brillante l’hype creatosi attorno prima e dopo la messa in onda, lo show è diventato in brevissimo un vero fenomeno culturale. Proprio come era accaduto ormai diversi anni fa con Attack on Titan, che, a sua volta, ha rappresentato una altra decisiva rivoluzione seriale.
Dandadan è una miscellanea di generi: azione, dramma, fantascienza, horror e commedia.
Ognuno di questi generi è assolutamente distinguibile nel corso della narrazione, che sembra persino studiata per contenerli tutti. Ai dialoghi intimi tra i due protagonisti, si alternano scene di combattimento sfrenato in puro stile shonen. C’è la commedia, spesso grottesca e ancora più spesso volgare, con peni scomparsi, palle da recuperare e Turbononne dalle proposte sconce. Non manca l’orrore né tantomeno l’elemento sci-fi caratterizzato rispettivamente da spiriti e alieni. Su tutto emerge il caos. Folle, piacevole e inconfondibile caos che non risparmia niente e nessuno. La stessa sigla, ormai citata fino allo sfinimento, è il biglietto d’ingresso caotico che ci immerge in questo universo insensato. Una storia assolutamente sciocca, ma che in fondo parla di una rivalsa serissima: quella degli “strani”.
The post Adesso parliamo (seriamente) di Dandadan appeared first on Hall of Series.