Sanremo 2025 tra la poesia di Lucio Corsi e i problemi di linguaggio del Festival

Sanremo 2025 Lucio Corsi tra le sorprese, meno brillante il contorno alle canzoni Questa settimana sono stata a Sanremo per All Music Italia, accreditata in Sala Stampa. Siccome io, per mia natura, sono lenta e non so scrivere sul momento ciò che accade, ho avuto bisogno di raccogliere dati e analizzarli a mente fredda, lucida. […] L'articolo Sanremo 2025 tra la poesia di Lucio Corsi e i problemi di linguaggio del Festival proviene da All Music Italia.

Feb 17, 2025 - 14:40
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Sanremo 2025 tra la poesia di Lucio Corsi e i problemi di linguaggio del Festival

Sanremo 2025 Lucio Corsi tra le sorprese, meno brillante il contorno alle canzoni

Questa settimana sono stata a Sanremo per All Music Italia, accreditata in Sala Stampa. Siccome io, per mia natura, sono lenta e non so scrivere sul momento ciò che accade, ho avuto bisogno di raccogliere dati e analizzarli a mente fredda, lucida. Per me, il Festival di Sanremo è uno specchio di ciò che accade in Italia e, se sul palco nei “siparietti” ho visto tanta retorica, tanto moralismo e tanto paternalismo, nelle canzoni ho visto un seme di speranza.

SANREMO 2025 LO SPAZIO DEI CANTAUTORI

Partiamo subito dalla rivelazione di questo Festival: Lucio Corsi. Io, Lucio, l’ho visto aprire il concerto dei Baustelle nel 2017. L’ho seguito in questi anni e non mi sarei mai aspettata un’esplosione così grande in questo Festival. L’artista che ha saputo coinvolgere il pubblico più di tutti, sia sui social che per strada, si presenta con la sua straordinaria “normalità”. Un piccolo folletto gentile che, con la sua canzone, ci ricorda che non siamo altro che noi stessi, ed è proprio questo a renderci eccezionali. La narrazione che s’intravede nelle interviste, quel racconto così umano e semplice. Arriva secondo e scrive Ti voglio bene in una storia IG per Olly. Fatti che dovrebbero essere la normalità. Noi li consideriamo un’eccezione perchè non siamo abituati.

Volevo essere un duro rimane nel mio cuore e nella mia playlist dei preferiti su Spotify. Ho letto oggi che ha il tour sold out, ne sono felice.

Non mi sarei mai aspettata che ricevesse tutto questo consenso. Un talento che ha conquistato tutti sin dalla prima sera, coronando il suo percorso con un’esibizione insieme a Topo Gigio con Volare, capace di trasmettere una poesia disarmante. Per me, questa è la vittoria, la rivoluzione gentile. Per non parlare del fatto che non incarna nessuno stereotipo maschile sul “figo”, “macho”, ecc. Lucio Corsi è l’artista di cui tutti sentiamo la necessità, e lo dicono proprio tutti: le radio, la stampa e la gente (qui tutte le classifiche del festival)

Sono piacevolmente colpita anche dal fatto che i cantautori abbiano ricevuto molto consenso quest’anno. Chissà se questo è un segnale che il pubblico sente il bisogno di testi curati e ben scritti. Senza nulla togliere al resto, si può essere ironici e critici con un pezzo dance: vedi Cuoricini, che è stato scritto apposta per Sanremo, come hanno dichiarato loro. Insomma, posso contare sulle canzoni, per fortuna. Sono felice per la vittoria di Olly. Non era il mio preferito, ma è comunque un cantautore delle nuove generazioni che racconta la nostalgia e la fine di un amore con grande delicatezza. Molti si sono stupiti della sua vittoria, ma se aveste letto All Music Italia negli ultimi mesi avreste capito che stava crescendo a livello di ascolti. Quindi, non l’avete visto arrivare perché semplicemente non eravate qui.

SANREMO 2025 LO SPETTACOLO TRA LE CANZONI

Passiamo invece allo spettacolo sul palco tra una canzone e l’altra. Più che soffermarsi su Carlo Conti e sul ritmo serrato, che mi sembra il minore dei problemi, la vera questione riguarda i temi affrontati.

Partiamo dal tema della malattia. La prima sera, per fortuna, si assiste a un omaggio dignitoso a Ezio Bosso, celebrato per il suo talento indiscusso e ricordato attraverso la sua musica. Già al secondo giorno, però, la situazione precipita con Bianca Balti, che in conferenza stampa afferma di non voler essere sul palco come testimonial della lotta contro il cancro, rifiutando la retorica che spesso la accompagna. Eppure, Carlo Conti la presenta come una “guerriera” alludendo alla sua malattia. No, Bianca Balti è una professionista che affronta ciò che le è accaduto con straordinaria lucidità e autoironia. Stop.

Ma è alla terza serata che si consuma l’episodio più sconcertante, tema disabilità: per chi, come me, proviene dal mondo del teatro, il momento legato al Teatro Patologico è stato semplicemente imbarazzante. Io sono rimasta senza parole e lascio parlare quelle di Al.Di.Qua.Artist, l’intero comunicato potete leggerlo qui. Il comunicato denuncia la rappresentazione stereotipata della disabilità al Festival di Sanremo 2025. Accusa il programma di aver ridotto le persone con disabilità a simboli di sofferenza e resilienza, senza riconoscerne il valore professionale.

(…) il terzo giorno Carlo Conti, pur invitando una compagnia costituita da persone con disabilità, Teatro Patologico, decide di dare la parola al regista, l’unico normativamente abile e quindi avente diritto di essere presentato per nome, Dario D’Ambrosio, con le seguenti parole:

Una persona molto forte, una persona straordinaria (…) un attore e un regista che ha messo il suo talento e la sua vita al servizio di chi soffre di disabilità fisiche e psichiche.

Se le autrici e gli autori del Festival di Sanremo fossero aggiornati sul ricco dibattito che si agita intorno alle tematiche legate alla rappresentazione delle persone con disabilità, non avrebbero bisogno di noi per capire l’effetto disastroso di questa apertura sugli immaginari collettivi.

Nei concitati tempi televisivi questa introduzione stabilisce la rigida cornice che recinterà l’intero intervento di Teatro Patologico: le persone abili e di talento con straordinaria (quindi eccezionale, non dovuta, fuori dall’ordinario) forza (connessa all’idea di fatica, peso, sforzo e sacrificio) si mettono al servizio (definendo con precisione una gerarchia che da questi termini ne esce rafforzata invece che discussa) di chi “soffre” di disabilità fisiche e psichiche. 

Infine, il tema della famiglia. Un’insistenza particolare sulla parola padre e madre, torna più volte, quasi a ribadire che la cosa più importante nella vita sia avere figli. Ma siamo al Festival della Canzone Italiana, non al Family Day. In una società che già spinge fortemente alla procreazione, facendo sentire inadeguate le donne che scelgono di non essere madri, non servono ulteriori esaltazioni del ruolo genitoriale. Ognuno ha il diritto di dare la priorità che vuole alla propria vita. Una donna che decide di non avere figli non è certo “un mostro insensibile”.

Per fortuna, nella quarta serata arriva Geppi Cucciari. La sua ironia affilata riesce a smontare questa retorica e a riportare un po’ di equilibrio, basta quel Carlo tu sei(…) ma SOPRATTUTTO padre. Per me, meriterebbe di stare su quel palco come conduttrice tutti gli anni.

Non condivido in pieno la polemica sul #tuttimaschi nella cinquina finale (Olly, Lucio Corsi, Brunori Sas, Simone Cristicchi e Fedez) per due motivi. Primo, perché è fondamentale capire quali modelli maschili emergano da questa selezione. Sinceramente, con Lucio Corsi e Brunori Sas, non mi sembra che si possa parlare di un voto dettato dal machismo. Secondo, perché è altrettanto importante valutare le canzoni in gara interpretate da donne. Personalmente, salvo solo Joan Thiele e Serena Brancale e, tra loro e i brani di Brunori Sas e Lucio Corsi, continuo a preferire questi ultimi. Domandiamoci invece quanto il problema sia più radicato nel sistema discografico. Il sistema è da cambiare, Sanremo 2025 è solo la punta di un iceberg. La discografia deve puntare sulle donne e crederci, questo non mi stancherò mai di dichiararlo.

E poi c’è il mondo parallelo che gravita intorno a Sanremo: strade affollate all’inverosimile, persone che si accalcano per un maritozzo di Tony Effe, attendono in massa davanti un hotel per un saluto dei loro idoli, fanno file interminabili per entrare nel negozio dei Cuoricini dei Coma_Cose, attendono pazientemente per un po’ di crema Novi o qualche prodotto di bellezza. Mi chiedo: c’è un modo per evitare l’esagerazione?

Infine c’è la sala stampa, noi siamo accreditati alla Sala Stampa Lucio Dalla dove l’inciviltà regna sovrana. Giornalisti che si lanciano sugli artisti per strappare un “ciao” al volo o, peggio, per accaparrarsi un gadget. Gente che si schiaccia sulle scrivanie per un braccialetto d’accesso alle prove, come se fosse una questione di vita o di morte.

Di chi è la colpa? Come sempre, sta nel mezzo. Da entrambe le parti serve una riflessione più seria sui ruoli, su chi rappresentiamo e sui valori che vogliamo trasmettere. Perché la musica c’è, certo. Ma tutto il resto, purtroppo, non scompare.

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