Navi, hotel e parchi divertimento cavalcano l’onda dello shopping tourism
Lo shopping tourism oltre i luoghi canonici fatti di negozi, outlet o department store. I turisti hanno a loro disposizione diverse occasioni per fare acquisti e navi da crociera, hotel e parchi divertimento sono soluzioni meno classiche, ma altrettanto votate allo shopping, ma soprattutto interessate a perseguire questa strada. A portare l’attenzione sul tema una delle ... L'articolo Navi, hotel e parchi divertimento cavalcano l’onda dello shopping tourism proviene da GuidaViaggi.

Lo shopping tourism oltre i luoghi canonici fatti di negozi, outlet o department store. I turisti hanno a loro disposizione diverse occasioni per fare acquisti e navi da crociera, hotel e parchi divertimento sono soluzioni meno classiche, ma altrettanto votate allo shopping, ma soprattutto interessate a perseguire questa strada.
A portare l’attenzione sul tema una delle tavole rotonde che si è tenuta in occasione della recente edizione di Shopping Tourism, ideato e organizzato da Risposte Turismo. Guida Viaggi è media partner dell’evento.
Lo shopping nei parchi divertimento
Lo shopping nei parchi divertimento si fa e “avviene nei negozi a tema, si possono acquistare prodotti legati al marchio del parco, come nei parchi Ferrari o, per esempio, legati al mondo Disneyland”, ha affermato Stefano Cigarini che al forum è intervenuto quale a.d. di Cinecittà World, mentre dal 1° marzo il manager è diventato divisional director Merlin per Gardaland e a.d. del Resort. Numeri alla mano “lo shopping nei parchi divertimento ha una forbice che va 2% al 15/20% di ricavi totali”. Quanto al target è ampio, va dai 3 ai 90 anni, dice il manager e il budget dipende dal tipo di clienti, “se va in pizzeria ha un budget, se invece va nel parco divertimenti ha un budget maggiore, in particolare il turismo scolastico”.
Il modello del temporary store
Come si inserisce, invece, il concetto di temporary store nello shopping tourism? “Il temporary store va visto come una strategia di marketing. E’ frutto di uno studio del target e della strategia”, Marco Cesare Salvini, presidente Assotemporary lo afferma chiaramente, sottolineando che deve essere legato a un progetto inerente al target. “I temporary store sono fatti dalle amministrazioni comunali, dalle realtà territoriali. Nelle grosse città sono legati o al lancio di un prodotto o servono come test. Non sono legati al territorio, il turista è un avventore occasionale. C’è stata però anche un’evoluzione e, per rilanciare un territorio, si aprono attività temporanee che possono proporre servizi legati al territorio”
Alla domanda se sia meglio posizionarli, per esempio, fuori dalla Stazione di Milano o in un luogo dove vi sono meno persone, il manager osserva che la location ha “una valenza importante, ma non sempre c’è la necessità di avere un passaggio con grande affluenza. E’ importante avere una location attrattiva, avere un budget per comunicare l’attività dà una possibilità di successo, ma non è per forza la leva su cui spendere per forza tutte le energie. Ci sono casi in cui il temporary store è più defilato – spiega Salvini – e le persone sono invogliate a viverlo La posizione è alla base della strategia, assieme al target. Il resto lo fa il budget”.
Il negozio in crociera
Durante una crociera i passeggeri a bordo sono un mix di nazionalità differenti, con una scelta di acquisto che cambia a seconda del Paese o dell’area geografica di provenienza. “In Asia per esempio sono più orientati al luxury, mentre in Brasile, dove ci sono dazi importanti, sono più orientati su abbigliamento, fragranze, beauty che a terra hanno prezzi esorbitanti”. E’ quanto osserva Andrea Annunziata, onboard shops & merchandising director Costa Crociere.
Un tema da considerare è quello della personalizzazione dell’area dei negozi e di come cambi nel corso dell’anno. Per esempio anche il team che si rivolge ai clienti è importante, così come “il modo di promuovere i prodotti. In Brasile abbiamo un modo di comunicare che è diverso rispetto a quello che adottiamo con i clienti dell’Asia”. L’esempio che Annunziata fa è come viene comunicato lo sconto a un ospite brasiliano, dire sconto del 20% è meno efficace rispetto all’indicare “prezzi a partire da”. Un altro elemento che lo caratterizza è il fatto di essere un viaggiatore che tende a pagare tanto a rate, pertanto la compagnia ha introdotto questa modalità di pagamento.
In Asia, invece, si cerca di offrire “un’esperienza più personalizzata, le navi pensate per quel mercato hanno negozi diversi, più personalizzati e gli eventi che organizziamo nelle boutique cerchiamo di farli su invito“. Anche l’assortimento viene cambiato molto, “seppur ci siano brand che funzionano bene in tutto il mondo e con tutti i tipi di passeggeri”. Dipende anche della lunghezza della crociera, per esempio in 20 giorni di navigazione, una vetrina viene cambiata dieci volte.
La boutique in hotel
Quanto si integra lo shopping negli ospiti di un hotel? A offrire la sua testimonianza in merito è Gianrico Esposito, general manager Excelsior Hotel Gallia Milano. Stiamo parlando di un hotel storico, che ha al suo interno elementi di design legati alla città, il che dà già un’idea del legame esistente con il tessuto urbano locale. Esposito racconta che molti dei clienti dell’hotel si recano a Milano per lo shopping. “Noi cerchiamo di accompagnarli, indirizzandoli verso le boutique artigianali o le esperienze che possono fare a Milano“. Il manager rileva un’attenzione verso le esperienze più personalizzate, particolari, “non si cerca solo il grande brand, ma anche le esperienze nel laboratorio artigianale. Nelle vetrine in albergo abbiamo i prodotti esposti, le vetrina – sottolinea – serve per ispirare, ma deve esserci il prodotto giusto, particolare, unico. In molti poi ci chiedono di andare a vedere dove si realizza quel prodotto”.
La fascia di età della clientela dell’hotel è legata alla generazione più matura, ma ci sono anche giovani, “soprattutto nella settimana della moda”. Viene prestata attenzione ai “prodotti particolari, alle nicchie, alla sostenibilità, cercano brand che diano messaggi legati alla sostenibilità o prodotti della catena circolare”.
L’hotel pioniere nella vendita
A fronte di tutto ciò il ricettivo è pronto a cogliere l’opportunità dello shopping? Fabio Primerano, presidente Federalberghi Lombardia, osserva che “l’attività di vendita all’interno delle strutture ricettive non nasce ora”. L’esempio che fa è molto pratico ed è quello del topper per i materassi, essendo stato “introdotto per un miglior comfort, è diventato un prodotto familiare all’interno del paniere Istat”. Il che dimostra come le strutture alberghiere abbiano fatto “da apripista. Un altro tema introdotto è quello dell’oggettistica che serve per promuovere l’italianità, come nel caso della profumeria. Chi ha la Spa ha anche i prodotti per la cura del corpo e della persona. Ed è una scelta che funziona”. Molti creano delle collaborazioni con chi crea per esempio le essenze.
Allo stesso modo anche le noccioline nei mini bar “sono un potenziale elemento di vendita, un veicolo per far conoscere i prodotti anche enogastronomici. In questo modo l’hotel diventa una enorme cassa di risonanza“. Non solo, l’hotel è in grado di svolgere anche un’altra funzione. Se si pensa che “oggi l’80% dei clienti dell’hotel chiede una informazione al concierge e la ascolta, segue il suggerimento che gli è stato dato, il che vuol dire che siamo i primi influencer dei nostri clienti“.
Primerano ci tiene però a precisare: “Il nostro lavoro è l’accoglienza, che resta il focus strategico, ma siamo anche quelli che conoscono meglio di altri il turista. Nessuno riesce ad entrare cosi in intimità. Possiamo quindi dare dei suggerimenti mirati, siamo pronti a farlo? No”, dice, ma potenzialmente sì.
Quanto ai mercati osserva che, dei 19 milioni e 300mila arrivi nel 2024, circa la metà proveniva dall’area tedesca, con 8 milioni e rotti. Al secondo posto ci sono gli americani e al terzo i francesi. “Il mercato polacco è in forte crescita. E’ una delle economie che nella compagine Ue va meglio. E’ quindi da presidiare con attenzione”. Quanto ai target, il presidente di Federalberghi Lombardia ricorda anche la Silver economy che è “meno price sensitive ed è disposta a spendere di più”.
Stefania Vicini
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