Marcella Ovani delle Lollipop: “A Sanremo non eravamo pronte, andammo allo sbaraglio. Saranno Famosi influì sul nostro declino”
Marcella Ovani, una delle componenti delle Lollipop, si racconta: "Terminato il contratto, fummo abbandonate a noi stesse. Fu un brutto colpo. Nel 2024 avremmo potuto ripartecipare al Festival, ma..."

È passato quasi un quarto di secolo, ma le Lollipop scatenano tutt’oggi suggestioni e ricordi. Emblema di una televisione ancora sperimentale, quando i reality e i talent erano agli albori e rappresentavano la nuova era del piccolo schermo.
L’obiettivo di Popstars era tanto semplice quanto chiarissimo: individuare cinque ragazze capaci di formare la prima girlband italiana, sulle orme delle Spice Girls. “Partecipai che ero ancora minorenne, i 18 anni li festeggiai nel pieno delle selezioni”, racconta a TvBlog Marcella Ovani, la più piccola del gruppo composto anche da Roberta Ruiu, Dominique Fidanza, Veronica Rubino e Marta Falcone.
Classe 1982 e di origini pesaresi, Marcella aveva frequentato il liceo socio-psico pedagogico. “Cominciai in una scuola pubblica, poi purtroppo persi il primo anno per via di gravi problemi personali e mi iscrissi ad un istituto privato di Perugia. Praticai il tirocinio a cavallo con i casting. Venni aiutata da una maestra che mi abbonò le ore, consentendomi di dare l’esame finale. Fu davvero gentile”.
L’amore per la musica c’è sempre stato e ha riguardato l’intera famiglia: “Sono figlia d’arte. Mio padre era un musicista e suonava il basso in un gruppo di rhythm and blues, mentre mia sorella Michela, più grande di me, avrebbe dovuto partecipare a Sanremo con ‘La solitudine’”.
Il brano di Laura Pausini?
Esattamente. Era stata provinata, ma rifiutò perché si era sposata e aveva avuto un bambino. La canzone l’avevamo sentita prima che la Pausini la cantasse al Festival. L’autore Angelo Valsiglio era un amico di famiglia e con lui feci molte cose in Rai da piccolissima.
Del tipo?
Cantai una canzone di Natale con Toto Cutugno in un suo programma e partecipai alla trasmissione di Rita Dalla Chiesa ‘Canzoni sotto l’albero’, esibendomi con i Dik Dik. A Pesaro avevo preso parte a molti concorsi canori, spesso vinti. I miei genitori mi portavano ovunque e mi tolsi parecchie soddisfazioni.
Quindi arrivò Popstars.
No. Prima c’erano state le selezioni a Sanremo, presso l’Accademia della Canzone. Si stava per due settimane lì dentro e in un secondo momento si aggiungevano i ragazzi di Sanremo Giovani. Venni scartata e accaddero episodi spiacevoli che mi provocarono un’enorme delusione, a tal punto che avevo deciso di chiudere quel capitolo. A ‘Popstars’ mi iscrisse mia madre, di nascosto.
Racconta.
Nell’estate del 2000 vide l’annuncio in tv e fece domanda a mia insaputa. Un giorno mi disse: ‘Devo andare a Bologna per una visita, accompagnami”. Ma la visita non esisteva. In realtà mi porto ai casting: ‘Provaci per l’ultima volta’, mi pregò. Accettai e per me fu una manna dal cielo. Mamma fu carina a farmi questo regalo.
Bologna fu solo il primissimo step.
Sì. In seguito arrivarono Milano, dove eravamo tantissime, e Riccione. Qui si svolsero le selezioni di canto e ballo assieme. Facendo danza moderna mi sentivo tranquilla. Infine, tornammo a Milano per la fase finale.
Ti ricordi il momento in cui hai cominciato veramente a crederci?
Scottata dall’esperienza negativa di Sanremo, ero comprensibilmente scettica. Iniziai a crederci solo poco prima della finale perché ritrovai Franchino Tuzio, importantissimo agente televisivo purtroppo scomparso qualche anno fa. L’avevo conosciuto tempo prima, quando ad 11 anni vinsi una puntata del ‘Karaoke’ a Rimini.
L’ultimissimo atto fu anticipato da un mese di convivenza forzata in un appartamento assieme ad altre nove ragazze.
Quel periodo precedette l’ultima scrematura. Andavamo d’accordo ed eravamo tutte molto amiche. C’era un’altra ragazza che si chiamava come me e continuava a ripetere che non avrebbero mai selezionato due ragazze omonime. Da lì nacque il mio diminutivo, Marcellina. Comunque, in quel mese non litigai mai. Ero convinta della mia vocalità, non invidiavo nessuna di loro e speravo che le altre non invidiassero me. Le liti, semmai, arrivarono successivamente, quando rimanemmo in cinque.
I classici rischi di un gruppo formato a tavolino.
I problemi non nacquero appena proclamate, anzi. Eravamo entusiaste, vogliose di sapere cosa ci avrebbe riservato il futuro. Le complicazioni giunsero quando ci lasciarono un po’ allo sbaraglio. Io e Veronica eravamo legatissime, fu per me una sorella maggiore, nonostante ci portassimo appena un anno di differenza. Pure con Marta e Dominique non c’erano incomprensioni. Il nostro cruccio era Roberta, che bisticciò con ognuna di noi. Non perché fosse cattiva, ci mancherebbe, ma per il suo modo di porsi altezzoso e poco coinvolgente. Veniva da una famiglia altolocata e percepivamo la distanza. Ad esempio, quando si dormiva in albergo, le coppie si formavamo con facilità dato che lei era contentissima di starsene da sola. Sono piccole cose che ora appaiono stupide, ma che a lungo andare generarono un distacco.
Elisabetta Canalis, all’epoca velina, venne a trovarvi e vi mise in guardia: “Fate attenzione, perché fra di voi scatterà la competizione”.
Aveva ragione, è proprio quello che successe. A dire il vero, non è che la stampa elogiasse più una rispetto alle altre. Venivamo trattate alla pari. Gli screzi si svilupparono per altre questioni.
L’estate del 2001 fu comunque la vostra estate. Il singolo ‘Down Down Down’ ottenne prima il disco d’oro e poi quello di platino.
Fu un botto mediatico pazzesco, approdammo persino al Festivalbar. Avevamo 4-5 guardie del corpo sempre con noi. Quando presentammo ‘Down Down Down’ in centro a Milano c’era così tanta gente che dovettero prenderci in braccio perché la folla spingeva in maniera impressionante. Quel periodo fu splendido, ci intervistavano ovunque. Avevamo contratti con la Warner e Mediaset, che rimasero in vigore fino al 2004.
Nel 2002 sbarcaste a Sanremo, direttamente tra i big. Vi considerarono delle ‘abusive’.
In un certo senso sì, ma la verità è che fummo promosse tra i big perché eravamo reduci dal disco di platino. Se avevi venduto ‘tot’ copie, salivi automaticamente di livello. Non fu una promozione a nostro favore, lo riconosco. Eravamo piccole, non pronte per un palco come quello dell’Ariston. Però alla Warner e a Mediaset interessava che fossimo lì, a giocarcela coi Campioni.
L’impatto fu traumatico. La prima sera stonaste e arrivarono persino i fischi.
Nelle Nuove Proposte ci saremmo confrontate con persone vicine alla nostra età e con esordienti come noi. Invece ci ritrovammo vicino a dei mostri sacri. Ripeto: non eravamo pronte, avremmo dovuto provare per più tempo, ma non fu possibile. Probabilmente oggi nei big avremmo ottenuto maggiore successo, visto che ci sono artisti che propongono cose frizzanti e stravaganti. Allora, nel Festival di Baudo, fummo dei pesci fuor d’acqua.
Riflessioni che una ragazzina di nemmeno vent’anni non poteva compiere.
In quel momento eravamo le ragazze più felici del mondo. Per me era un sogno arrivare a Sanremo. Tuttavia, col senno di poi mi sono resa conto della situazione. Oggi dico: ‘Cavolo, non ci sarei voluta arrivare così’. Ma va bene uguale, non rinnego quell’avventura.
Vi rendeste conto in tempo reale del risultato della performance?
Lì per lì non capimmo nulla. Mi ricordo solo che quando partimmo col ritornello tutte cantavamo a voce bassa per la paura. Quindi cominciammo a spingere. Ci andò male perché la corista ci fece da controvoce e non ci sarebbe dovuta essere. Senza contare che cantammo senza cuffiette, come se fossimo ad una serata di piazza. Andammo allo sbaraglio e ci accorgemmo dei difetti riascoltandoci sera per sera. A nostra discolpa c’è il fatto che eravamo delle novelle. Ad ‘Amici’ ti assicuri sei mesi di lezioni con insegnanti che ti seguono. Noi non avemmo nessuno, né durante, né dopo.
Con “Batte forte” cantaste per la prima volta in italiano.
Non potevamo cantare in inglese e i fan attendevano il nostro primo brano in italiano. La critica fu crudele, oggi la capisco. Sanremo secondo me non è roba per un gruppo di ragazzine che canta una canzoncina del genere. Devono aver studiato prima. Pensa, ci fecero cantare una riga per una, neanche una strofa. Dividere le strofe sarebbe stato più semplice. Al contrario, ci imposero di spartirci le parole e ognuna di noi aveva una sua tonalità. C’erano mille aspetti sbagliati.
Vi classificaste penultime, davanti solo ai Timoria.
Non posso dirti di non esserci rimasta male. Era il mio sogno e venne infranto in quel modo. Oggi capisco che la posizione in classifica non è importante, contano le vendite e quelle in ogni caso ci furono. Però quando vedi che sei penultimo provi sconforto. Ti chiedi se hai fatto davvero così schifo. La Marcella 43enne ti risponde che è stato meglio così.
Contemporaneamente a quel Sanremo su Italia 1 esplodeva Saranno Famosi. Quanto influì sul vostro declino?
Influì parecchio. Nel 2003 provarono a lanciare la seconda stagione di ‘Popstars’, dal titolo ‘Superstars’, e andò malissimo. La De Filippi, che avrei avuto il piacere di conoscere, il suo lavoro lo sa fare molto bene e comprese che nel nostro programma mancava chi facesse studiare i ragazzi. Creò un genere simile, ma con dei professori che di settimana in settimana ti istruivano.
Le Lollipop a quel punto parvero superate.
Non avevamo più dei discografici forti alle spalle, fu un epilogo normale. Non siamo in America, nessuno poteva aspettarsi che fossimo le nuove Spice Girls. Terminato il contratto, fummo abbandonate a noi stesse. Fu un brutto colpo e provammo ad arrangiarci. Mi diedi da fare e accettai di condurre ‘Free Pass’, un programma musicale su Italia Teen Television, un canale del bouquet Sky. Nonostante la parentesi delle Lollipop fosse terminata, ero ugualmente felice.
Nel 2013 tentaste una prima reunion.
La vollero Fargetta e Roberta. Accettammo, anche se io ero un po’ dubbiosa. Infatti pubblicammo ‘Ciao-Reload’ e, quando si trattò di realizzare l’album, Fargetta sciolse il contratto. Cinque anni dopo ci riprovai e all’invito risposero tutte, eccetto Roberta. Uscimmo con ‘Ritmo tribale’, il nostro ultimo lavoro.
Ad oggi le Lollipop risultano sciolte?
Ufficialmente no, ma da un paio d’anni non stiamo più facendo nulla. Il nome Lollipop appartiene a Mediaset. Ho richiesto il nulla osta per associarlo a me, Marta e Veronica. Qualora volessimo organizzare delle serate con quel brand, potremmo farlo.
Lo scorso giugno hai ripubblicato “Down Down Down”, stavolta da solista.
Sì. Una versione remix realizzata con Dj Panico, a cui è seguito il singolo ‘Sapore di mare’. In realtà, avevo presentato il brano per il Sanremo del 2024 e l’idea era quella di cantarlo in tre, ma Marta non volle partecipare. Andare io e Veronica da sole non avrebbe avuto senso, ma credo che, se Marta non si fosse tirata indietro, Amadeus ci avrebbe fatto un pensierino. La suggestione di riunire tre quinti di Lollipop penso sarebbe stata elevata. D’altronde, fece un’operazione simile con Paola e Chiara.
Vivi di sola musica?
No, ho creato una mia linea, la Nina Lab Custom. Dipingo a mano e personalizzo scarpe, borse e accessori in pelle. Inoltre, collaboro con un’agenzia di comunicazione come social media manager e content creator. Sono serena e vivo a Pesaro, dove sono rientrata durante la pandemia. Voglio stare vicina alla mia famiglia. Se si presenteranno nuove chance le coglierò, ma sono contenta della mia vita.
Qualche anno fa ti abbiamo rivista su Canale 5 ad All Together Now e a The Winner Is.
Sono stata nel muro di ‘All Together Now’ per quattro edizioni, mentre per quel che riguarda ‘The Winner is’ fu l’amico Roberto Cenci a chiederci di partecipare come Lollipop, nella nostra versione a tre.
Sfidaste Alessandro Canino e vi ritiraste prima del verdetto, accettando l’offerta di 10 mila euro. Come mai?
Accettammo i soldi perché avevamo capito che avrebbe avuto la meglio Alessandro. Investimmo quei 10 mila euro proprio in ‘Ritmo tribale’.
La tv ti ha più cercato?
Si presentò l’opportunità de ‘L’Isola dei Famosi’ ma rifiutai. Non fa per me quel programma, sono magra di mio. C’era poi in ballo il ‘Grande Fratello’ e si è verificato un approccio con ‘Tale e Quale Show’. Vediamo se in futuro si concretizzerà qualcosa. Ormai ragiono individualmente, non più in un’ottica di gruppo. Io non ho figli, mentre Marta e Veronica sì. Riuscire ad incastrare i vari impegni è sempre più complicato. Per le Lollipop ho fatto tanto, mi sono sempre messa a disposizione. Adesso voglio pensare a me, voglio farmi la mia vita.
Al Gf lavora come autrice Irene Ghergo.
Lo so, non la vedo dai tempi di ‘Popstars’. Era una figura temuta, perché diretta e severa, ma apprezzai i suoi consigli e suggerimenti, erano sempre giusti. Chissà, magari potrebbe scegliermi per le prossime edizioni (ride, ndr).