L’incredibile storia della Ball’s Pyramid, lo scoglio più alto del mondo salito 60 anni fa
Si trova in Australia, ed è alto 572 metri. La storia della sua scoperta, dei tentativi e della prima ascensione avvenuta il 14 febbraio 1965 è emozionante e inconsueta L'articolo L’incredibile storia della Ball’s Pyramid, lo scoglio più alto del mondo salito 60 anni fa proviene da Montagna.TV.

Nelle acque dell’Oceano Pacifico, a poca distanza dall’Australia, si alza un’imponente montagna isolata. La Ball’s Pyramid, un aguzzo torrione di roccia vulcanica, culmina a 572 metri di quota sul mare, a dodici miglia (venti chilometri) dalla più estesa Lord Howe Island. Rispetto alla superficie dell’Oceano, per capirci, è alta quanto la Cima Grande di Lavaredo rispetto alle ghiaie circostanti.
La storia della sua scoperta s’intreccia con quella del primo popolamento dell’Australia. Tra il 17 e il 19 gennaio del 1788, arrivano nella Botany Bay, dove verrà fondata la città di Sydney, le undici navi al comando del commodoro Arthur Phillip. Da Portsmouth, in Inghilterra, hanno impiegato otto mesi.
Meno di vent’anni prima, l’insenatura era stata scoperta dal capitano James Cook, il protagonista dell’esplorazione britannica di quegli anni. Oltre ai marinai e ai Royal Marines di scorta, le navi trasportano centinata di prigionieri, destinati all’esilio nelle nuove colonie penali del New South Wales.
Un mese dopo, il tenente Henry Lidgbird Ball riparte con la nave “Supply”, per depositare altri detenuti e altri militari di scorta sulla remota isola di Norfolk. Al ritorno, scopre un gruppo di isole non segnate sulle mappe. Dedica la più estesa a Lord Howe, comandante della Marina britannica, e il vicino torrione roccioso a sé stesso.
Sessantacinque anni dopo, nel 1853, un altro ufficiale britannico, Henry Mangles Denham, con le navi Herald e Torch disegna una mappa della zona, includendo gli isolotti vicini. Nel 1882 il geologo Henry Wilkinson, del Dipartimento delle Miniere del New South Wales, sbarca alla base della Ball’s Pyramid, e scopre che è formata da basalto. Ciò che resta di un vulcano che ha eruttato 6,5 milioni di anni fa.
Finalmente in vetta
Passano altri decenni prima che, dopo marinai e geologi, arrivino anche gli alpinisti. Nel 1936 il capitano Morissey sbarca ai piedi della Piramide, e riesce a salire da solo per 120 metri. Vola, si salva grazie alla vegetazione che lo ferma, riesce a tornare alla base e riparte.
Dieci anni più tardi, Frank Barlow tenta nuovamente la salita, arriva “circa a metà altezza”, e lascia delle corde in parete. Seguono altri tentativi, ma gli aspiranti alla cima, a causa del mare in tempesta, non riescono nemmeno ad avvicinarsi alla Piramide.
Una volta sbarcati, l’alternanza di ripidissimi prati e di strapiombi di basalto friabile rende la progressione difficile. Sulle cenge sostano migliaia di uccelli marini, e le loro reazioni, insieme al guano che rende scivolosa la roccia, rende la progressione ancora più difficile. Dall’alto, nelle acque limpide a pochi metri dalla Piramide, si vedono nuotare gli squali.
Nel 1964, un gruppo di alpinisti di Sydney compie il primo serio tentativo di ascensione. Ma Rick Higgins, David Roots e compagni, tutti esponenti dei Rover Scouts, devono rinunciare al quarto giorno di arrampicata, dopo aver esaurito cibo e acqua. A ideare la spedizione è il diciottenne Dick Smith, che diventerà uno dei più noti avventurieri australiani.
Ha successo invece il team formato da Bryden Allen, John Davis, Jack Pettigrew e David Witham del Sydney Rock Climbing Club, che arrivano in vetta il 14 febbraio del 1965. L’indomani Pettigrew torna sulla cima con il neozelandese Jack Hill, si fermano prima della vetta Don Willcox e Ben Sandilands. Negli anni successivi, i tentativi di ascensione proseguono, ma anche se la via è già stata percorsa fino in vetta le condizioni del meteo e dell’Oceano li rendono sempre aleatori. Nel 1969, la seconda ascensione porta alla realizzazione di un documentario per la Australian Broadcasting Corporation.
Dieci anni dopo raggiunge la vetta Dick Smith, insieme agli alpinisti John Worrall e Hugh Ward. In quegli anni si registrano anche una misteriosa spedizione giapponese (non è chiaro se abbia o meno raggiunto la vetta) e l’apertura di un “direttissimo”, così scrivono i resoconti australiani, sulla verticale parete Ovest.
Lo stop all’arrampicata a tutela di specie rarissime
A cambiare la storia della Ball’s Pyramid è però la spedizione compiuta nel 1966 dall’entomologo David McAlpine, che scopre vari esemplari senza vita dell’insetto stecco della Lord Howe Island (Dryococelus australis), uno degli animali più rari della Terra. Per questo motivo, a partire dal 1982, l’alpinismo sulla Piramide viene ufficialmente vietato. Una decisione che non cambia anche se, nel 2001, un altro team di entomologi scopre poche decine di metri sotto alla cima qualche decina di esemplari vivi di insetto stecco. In tutto, fino a oggi, le ascensioni ufficialmente riconosciute della Ball’s Pyramid non sono più di una ventina, e le difficoltà ambientali e la distanza dai punti di appoggio fanno pensare che i tentativi clandestini siano pochi.
Alla fine del 2004, a quarant’anni dal primo tentativo dei Rover Scouts, Dick Smith invita i sopravvissuti di quel gruppo a navigare intorno all’isola con un battello. L’iniziativa si ripete dieci anni dopo, per il cinquantennale, quando alcuni componenti del gruppo sbarcano senza permesso. Un anno prima, nel 2013 due base-jumper, l’americano Jeb Corliss e il brasiliano Luigi Cani, sorvolano la Ball’s Pyramid in elicottero, si lanciano da 1330 metri di quota, realizzano delle immagini impressionanti e inconsuete, che oggi si possono guardare liberamente su You Tube. Il fascino della grande roccia in mezzo all’Oceano c’è ancora.
IL VIDEO dei base-jumper
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