La visione in movimento dietro Transumare Fest

C’è un’urgenza che si muove tra le crepe della contemporaneità, un desiderio di oltrepassare i confini – fisici, culturali, espressivi – per costruire qualcosa di nuovo, di necessario. Transumare Fest non è solo un festival: è un atto di resistenza, un esperimento socio-culturale che, attraverso il suono, l’arte e la comunità, ridefinisce il modo di […] L'articolo La visione in movimento dietro Transumare Fest sembra essere il primo su Parkett.

Feb 13, 2025 - 00:25
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La visione in movimento dietro Transumare Fest

C’è un’urgenza che si muove tra le crepe della contemporaneità, un desiderio di oltrepassare i confini – fisici, culturali, espressivi – per costruire qualcosa di nuovo, di necessario. Transumare Fest non è solo un festival: è un atto di resistenza, un esperimento socio-culturale che, attraverso il suono, l’arte e la comunità, ridefinisce il modo di abitare gli spazi comuni.

Dopo una prima edizione che ha lasciato il segno, con protagonisti come Cosmo, Alexander Robotnik, Whitemary, Dov’è Liana e molti altri, Roseto degli Abruzzi si prepara per la seconda, che si terrà il 21, 22 e 23 agosto 2025 e che segnerà un’espansione significativa per Transumare. La musica elettronica assumerà un ruolo ancora più centrale, diventando il cuore pulsante di un evento che si muove tra tradizione e innovazione, tra la riscoperta del territorio e la creazione di nuove connessioni.

A guidare questa crescita è un collettivo di menti brillanti e instancabili: Nicky Macha, Luca Marini, Simone Rapagnà, Edoardo Cosmi, Francesca Marini, affiancati quest’anno dalle nuove forze di Flavia Trifiletti, Massimiliano Cifeca e Simona Cori. Un ensemble eterogeneo che condivide una visione comune: creare spazi in cui l’arte e la musica non siano intrattenimento fine a sé stesso, ma strumenti di trasformazione.

Questa spinta “all’oltrepassare” non si limita al festival. La dedizione e l’approccio radicale degli organizzatori li hanno portati fino all’Università ISIA di Pescara, dove hanno tenuto una lezione sull’organizzazione di eventi. Un riconoscimento che certifica non solo la solidità del progetto, ma anche il valore di un metodo che fonde teoria e pratica, ideale e azione.

E mentre il festival si prepara ad alzare il sipario sulla sua seconda edizione, il cammino di Transumare transita questo sabato 15 febbraio con un evento pop-up al Bliss di L’Aquila, dove i Dov’è Liana porteranno il loro 679 Winter Tour in un contesto che si preannuncia come un preludio perfetto alla carica visionaria della manifestazione principale. In line up anche Faccianuvola, Thanks Mate, Muffa e Melliphera.

L’anima del festival si legge nel suo manifesto: transumare significa muoversi, non solo nello spazio ma anche nello spirito. Significa lasciare che la musica, il suono, la parola e l’arte siano veicoli di un viaggio comune, di un’esplorazione che non si accontenta di un’estetica preconfezionata, ma che spinge verso nuove forme di espressione e di comunità.

“La tradizione non si eredita, va ricreata ogni volta da capo” ed è proprio questo che accade tra le frequenze di Transumare Fest. Qui, il passato risuona nel presente, le mura diventano ponti e la musica diventa casa.

Ci siamo fatti raccontare nel dettaglio la visione di Transumare dagli organizzatori, che attraverso sogni, sfide e una buona dose di determinazione hanno dato vita a una realtà pronta a stupire chiunque voglia immergersi in una tre giorni di musica, privo di pregiudizi su generi e paesaggi acustici che fino a quel momento non ha mai esplorato. Concretizzare un progetto del genere, in una piccola città appoggiata sull’Adriatico, è un messaggio chiaro e profondo, che mette al centro la passione per la musica e per una terra che, se valorizzata nel modo giusto, sa riunire persone che difficilmente lo farebbero altrove.


Transumare è tutto questo, un piccolo pezzo di universo, che permette il passaggio da un mondo sonoro a un altro, con un unico movimento comunitario.

Come definireste, in vista della seconda edizione, “Transumare”? Le radici sono sempre le stesse, indubbiamente, ma raccontateci come si è evoluto il progetto in questo ultimo anno. 

Una necessità. Ci piace pensare di aver veicolato tutta l’energia che la nostra terra aveva accumulato in questi anni molto duri per la scena musicale e aver fatto scattare la scintilla di una fiamma che stava semplicemente “riposando”.

Il 2024 è stato l’anno zero, ora percepiamo l’esigenza di dare continuità a quanto espresso durante la prima edizione. Siamo partiti da un sogno comune che, grazie a tutti coloro che hanno abbracciato un progetto a tratti folle, si è tramutato in realtà: siamo estremamente felici di come intorno a Transumare si sia creata una comunità che ci supporta (e sopporta anche!). 

In quest’ultimo anno ci sono state alcune novità, come ad esempio l’allargamento del team per gestire internamente quanti più processi possibile, e la scelta di puntare per questa edizione in maniera più decisa sulla musica elettronica.

La musica elettronica, soprattutto in Italia, è spesso relegata a contesti underground. Avete percepito resistenze culturali – sia nella programmazione della prossima edizione che in quella passata – nel portare questo genere in un festival che si apre a un pubblico più ampio?

L’unica resistenza culturale percepita è quella di coloro che non riescono ad accettare il cambiamento: ma siamo consapevoli che questo è qualcosa di fisiologico quando si è di fronte a qualcosa di nuovo.  

Il punto di forza del festival è stato proprio la coesione di più generi dentro una sola “scatola”, un incontro tra culture musicali e pubblici anche lontani tra loro, che però hanno dato vita ad uno spettacolo di condivisione senza precedenti, almeno per la nostra città. 

Abbiamo creduto fin dall’inizio che generi, pubblici e interessi diversi potessero convivere, ad esempio che rock ed elettronica possano coesistere nella stessa serata. La prima edizione ci ha dato la conferma che questi tabù possono (e devono) essere scardinati, e nel far questo abbiamo notato che anche i più scettici iniziali si sono ricreduti. Questa per noi è stata una delle più grandi soddisfazioni.

L’edizione dello scorso anno ha aperto le sue porte a diversi artisti emergenti, locali o meno e indipendentemente dal genere, che hanno contribuito in modo significativo a mostrare la vostra visione di “musica in movimento”. Riproporrete questa scelta anche nella line up di quest’anno? E, se sì, quali criteri guidano la selezione di questi talenti emergenti? Quanto è importante per voi che il festival diventi anche una piattaforma per scoprire nuovi artisti che sfidino le convenzioni?

Certo! Transumare significa andare alla ricerca di terreni fertili. E quali sono i migliori terreni, a livello musicale, se non quelli inesplorati? 

Percepiamo quasi un dovere, sia nei nostri confronti che in quelli delle persone che hanno abbracciato la visione di Transumare, nell’organizzare un festival che possa anche dare voce ad artisti emergenti. Non nascondiamo che siamo degli ascoltatori seriali di musica e, nel far questo, ci imbattiamo in talenti che secondo noi debbano avere un palco sul quale esibirsi. Ecco, il criterio maggiore di selezione è soprattutto soggettivo: togliersi anche lo sfizio di dare un palco ad artisti che ci piacciono è uno dei grandi privilegi di organizzare un festival musicale. 

La scelta del lungomare, come location del festival, è sicuramente una delle cose che rende l’esperienza di Transumare unica. Pensate che questa vicinanza con il mare influisca, in modo quasi più mistico che percettivo, sulle performance degli artisti? Avete avuto qualche riscontro in questi termini da chi si è esibito lo scorso anno?

Lo scorso anno la presenza del mare a due passi dai nostri palchi è stata data quasi per scontata da noi organizzatori, forse a causa del fatto che tutti siamo nati e cresciuti in una città sull’Adriatico. Durante i tre giorni di festival ad Agosto diverse persone, tra pubblico ed artisti, ci hanno fatto notare questo grande valore aggiunto. Noi stessi non avevamo ben compreso quanto il mare impatti quotidianamente in tutte le fasi del nostro processo creativo. Inconsciamente però, già il nome “Transu-Mare” racchiude in sé questo concetto. 

Vedere i vari artisti fare le prove in mattinata e nel pomeriggio in costume da bagno è stato qualcosa di inusuale ma profondamente autentico. Lo stesso Pietro Mio si è poi esibito in costume, con tanto di asciugamano, infradito, ombrellone e pistola ad acqua. Anche noi organizzatori, che praticamente abbiamo vissuto per una settimana nell’area del festival, avevamo ognuno il suo “rituale” per scaricare la tensione andando a fare un bagno, durante la pausa pranzo o poco prima che aprissero le porte.

Come dicevamo sopra, in questa seconda edizione la musica elettronica avrà uno spazio importante all’interno della line up. Qual è il fil rouge che la legherà al resto della scelta artistica? C’è un messaggio o una tematica particolare che volete trasmettere attraverso gli artisti selezionati?

Nell’edizione 2025 il filo rosso che collegherà i performer che ospiteremo sarà la creazione, l’origine. Creare qualcosa di nuovo, sperimentare, innovare: sono tutte caratteristiche comuni agli artisti che calcheranno i nostri palchi e, puntando su performance ibride che spesso trascendono i generi, siamo convinti di poter offrire alternanze a volte radicali, sicuramente eclettiche, che accompagnino il nostro pubblico alla scoperta di nuova musica. 

Il nostro sogno è che Transumare rappresenti non solo un appuntamento di divertimento collettivo, ma anche un’occasione di scoperta di nuovi generi e nuovi artisti.

Avendo partecipato alla prima edizione dello scorso anno, mi sono resa conto di come emergesse l’obiettivo di creare un evento che fosse anche un luogo di dialogo culturale. La scena elettronica internazionale, come il resto della musica che proponete, ha una forte spinta inclusiva verso generi, etnie e identità. Vi va di raccontarci come integrate questi valori nel vostro festival?

Già nel 2024 con il progetto “Liber* da” abbiamo voluto esplicitare la nostra visione del mondo, che vogliamo veicolare anche all’interno dell’area Transumare. Scegliere di fornire bicchieri riutilizzabili, inserire nella proposta gastronomica pietanze vegetariane così come birre senza glutine al bar, possono sembrare piccole cose, ma che nella macchina organizzativa totale sono state delle sfide. Sfide che volevamo a tutti i costi portare a termine già nella prima edizione di un festival creato da zero per dare un segnale concreto dei valori che stanno dietro Transumare. 

Quest’anno saremo ancora più determinati ad abbracciare la diversità e l’inclusione come prerogativa dello stare insieme.Per questo possiamo anticipare che nella seconda edizione ospiteremo anche profili internazionali, perché uno degli obiettivi è quello di far esibire sui nostri palchi artisti dai continenti e Paesi più disparati. Ambiamo a creare non solo un festival, ma provare a costruire un senso collettivo di comunità che giovi a tutto il nostro territorio anche fuori dai confini di Transumare. Il nome del festival, che deriva dalle parole latine “trans” + “humus” (letteralmente “attraversare la terra”), ha in sé il concetto di andare oltre.

Siamo curiosissimi di scoprire quello che avverrà, quindi, nella seconda edizione di Transumare Fest. Che ne dite di darci un assaggio di qualche novità e di qualche anticipazione su ciò che ci aspetta?

Abbiamo interessanti novità in serbo per la seconda edizione che non possiamo assolutamente rivelarvi perché siamo un po’ stronzi. Quello che però possiamo anticipare è che ci siamo resi conto di non riuscire a contenere l’energia in soli 3 giorni, quindi stiamo pensando di estendere il viaggio di Transumare Fest 2025 aggiungendo un ulteriore giorno di musica.

Ora un’ultima domanda, quella per “i  sognatori che sanno concretizzare”, che mi sembra possa essere anche una bella definizione per il vostro team. Immaginando un’evoluzione di Transumare nei prossimi dieci anni, quali sono i sogni e gli obiettivi più ambiziosi?

Transumare è Musica in Movimento, e movimento vuol dire cambiamento. Da qui a dieci anni è difficile immaginare cosa diventerà il Transumare Fest; certamente sarà diverso, così come saremo diversi noi. Arrivare a festeggiare la decima edizione sarebbe già un grandissimo traguardo. L’ambizione più grande è quella di diventare un punto di riferimento per i festival musicali in Abruzzo e nel centro Italia. 

Il dovere di continuare la ricerca e la diffusione di artisti e di musica di qualità la sentiamo quasi come una missione. La sostanza è fondamentale. Ma, come dicevamo prima, il sogno più grande che vogliamo concretizzare è quello di dare il via ad un movimento collettivo di rinascita culturale e sociale. 

Siamo tutte persone che sono state lontane per lunghi anni dalla città natale, Roseto degli Abruzzi, una cittadina di provincia, e che poi hanno deciso di tornare. Non soltanto per il legame viscerale che avvertiamo con la nostra terra e verso la quale ci sentiamo debitori come ad una madre, ma anche perché la provincia può essere un punto privilegiato nel quale vivere e dal quale osservare il Mondo. Per far questo tuttavia è necessario creare le giuste condizioni, affinché alla volontà di restare si affianchi anche la capacità di rimanere su un “terreno fertile”. 

Tutto questo è Transumare. 

I ticket dell’edizione 2025 sono già disponibili qui.

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