La Siria si riprende il turismo, ma la strada è ancora lunga
«Ciao dalla Siria libera. Sono a Damasco in questo momento, è un inverno meraviglioso. Tutto è meglio di prima». Ayoub Alsmadi, fondatore di Syria Scope Travel, saluta così un giornalista di Cnn Travel. «Tutti sono superottimisti dopo la caduta del regime di Assad». Dopo 14 anni di guerra, terminata con la fine dei 24 anni di regime di Bashar al-Assad, i siriani vogliono riguadagnare la quotidianità perduta: Alsmadi, un operatore locale, è tra quelli che sperano di rivitalizzare l’industria del turismo. Continue reading La Siria si riprende il turismo, ma la strada è ancora lunga at L'Agenzia di Viaggi Magazine.


«Ciao dalla Siria libera. Sono a Damasco in questo momento, è un inverno meraviglioso. Tutto è meglio di prima». Ayoub Alsmadi, fondatore di Syria Scope Travel, saluta così un giornalista di Cnn Travel. «Tutti sono superottimisti dopo la caduta del regime di Assad». Dopo 14 anni di guerra, terminata con la fine dei 24 anni di regime di Bashar al-Assad, i siriani vogliono riguadagnare la quotidianità perduta: Alsmadi, un operatore locale, è tra quelli che sperano di rivitalizzare l’industria del turismo.
Per la prima volta dal 2011, quando la Siria sprofondò in una sanguinosa guerra civile che ha provocato, in questi anni, centinaia di migliaia di vittime, alcune compagnia aeree – tra cui due big, Qatar Airways e Turkish Airlines – hanno ripreso i voli per la capitale Damasco, facendo tornare la Siria sul mappamondo del turismo mondiale.
WARNING DEI GOVERNI
Molti governi avvisano, però, i loro cittadini di evitare la Siria: il ministero degli Esteri italiano «sconsiglia i viaggi a qualsiasi titolo perché sono ancora in corso operazioni militari», il dipartimento di Stato statunitense parla di «rischio di terrorismo, rivolte civili, rapimenti e conflitti armati», il Foreign and Commonwealth Development Office del Regno Unito consiglia ai suoi cittadini «di lasciare il Paese in qualsiasi modo». Eppure, alcuni operatori specializzati in viaggi avventura stanno già programmando dei tour per i prossimi mesi.
Solo sei settimane dopo la fuga di Assad, Alsmadi ha accolto i suoi primi turisti al confine tra Libano e Siria, intorno alla metà di gennaio. «A causa della guerra, ogni singola persona conosce la Siria», racconta a Cnn Travel. «Ora che Assad se n’è andato, sono sicuro – dice – che l’industria del turismo crescerà velocemente. E una volta che i governi smetteranno di dire di non andare in Siria, il turismo esploderà».
I FASTI DEL PASSATO
«Nel 2010, oltre 10 milioni di turisti hanno visitato la Siria», ha detto James Wilcox, fondatore di Untamed Borders, una società specializzata in destinazioni estreme che ha programmato il primo tour in Siria non appena Assad è fuggito, per aprile. «Il turismo è uno strumento incredibile per aiutare i Paesi a riprendersi dopo anni di guerra. Aiuta a creare speranza, in particolare in una nazione dove molte altre industrie sono state distrutte durante il conflitto», spiega. Prima della guerra civile, il turismo creava il 14% del Pil siriano, secondo i dati del ministero del Turismo, generando entrate di circa otto miliardi di dollari all’anno. Nel 2013, solo 465.000 turisti visitarono il Paese, contro gli otto milioni precedenti all’inizio dei combattimenti nel 2011. Turisti che visitavano siti storici come Palmira, la città greco-romana in gran parte distrutta dall’Isis; il Krak dei Cavalieri, la rinomata fortezza militare d’età crociata; Damasco, una delle città più antiche del mondo, e la costa mediterranea.
Adnan Habbab, direttore di Nawafir Travel and Tours, aprì Beit Zafran Hotel de Charm, riconvertendo un’abitazione di era ottomana risalente al 1836 nella città vecchia di Damasco, nel 2010. Con il boom turistico in corso prima della guerra, le camere dell’albergo erano sempre prenotate. Un anno dopo, Habbab dovette chiudere l’hotel a causa del conflitto. Nel 2017, con la guerra che si era stabilizzata, riaprì l’attività, ma il regime di Assad – che pure cercava di ravvivare il turismo – voleva il controllo assoluto dei tour e delle attività degli operatori. «Ogni volta che avevo turisti, i servizi segreti venivano nel mio ufficio e chiedevano chi fossero e cosa facessero, pensavano che fossero tutti spie, fino a prova contraria. Era molto difficile lavorare», racconta Habbab.
LE INCOGNITE
Dopo aver riaperto definitivamente e aver iniziato a organizzare dei tour per la primavera di quest’anno, Habbab è fiducioso nella ripresa del turismo: «Ora i turisti possono venire, e camminare e parlare liberamente. I siriani stanno provando a riprendersi, negozi e aziende stanno riaprendo. Sono molto ottimista, il futuro sarà molto più luminoso che negli ultimi 53 anni di oscurità sotto gli Assad (prima di Bashar, a guidare il Paese c’era il padre)».
A parte la sicurezza nel Paese, restano le incognite sul futuro politico, civile e sociale della Siria. L’attuale governo consiste di una coalizione di ribelli guidata da Hayat Tahrir al-Sham, formazione militare salafita definita dal ministero degli Esteri del Regno Unito una “organizzazione terroristica” e un “alias di al-Qaida”. Mentre prosegue la caccia agli ex componenti del regime di Assad in tutto il Paese, il 90% dei siriani vive in povertà, secondo la Croce Rossa, e il 76% ha a che fare con la scarsità di cibo, dopo anni di guerra e sanzioni.
TESTIMONIANZA
La vita in Siria è sospesa. Una fonte de L’Agenzia di Viaggi Magazine che ha famiglia e amici nel Paese racconta che «c’è preoccupazione per la direzione che prenderà il nuovo governo: molti hanno paura di ritorsioni, non si capisce cosa succederà». Le forze governative sono andate dai drusi (minoranza musulmana eretica, ndr), nelle campagne di Suwayda, nel sud del Paese, «a chiedere la consegna delle loro armi, ma non si sono fidati e non gliele hanno date. Non è successo nulla, ma hanno paura che possano tornare e che possano esserci delle conseguenze. I drusi non hanno mai sostenuto, ma nemmeno si sono opposti ad As- sad e per questo potrebbero essere considerati dei nemici».
Ad Aleppo, nel nord della Siria, ci racconta che «i cristiani preferiscono non uscire e restare in casa». «Conosciamo la sua storia e cosa ha fatto», dice riferendosi ad Ahmed al-Sharaa (conosciuto anche come Abu Mohammed al-Jolani), il nuovo uomo forte della Siria, ex qaidista. «Questo non è il liberatore, e può diventare anche peggio» di Assad.
«Certo, bello che si cerchi di premere sul turismo. I turisti andranno a Damasco, nei suoi fantastici palazzi, ma il resto è desolazione. E i siriani che vogliono tornare in Siria, che si mettono a fare? Non c’è lavoro». Chi non se n’è mai andato, racconta che «gli stipendi non arrivano o arrivano in parte, lo Stato non sta pagando. Anche tante aziende internazionali non pagano, arrivano stipendi tagliati». Stipendi che, prima, servivano a mantenere più di una famiglia. Con la ripresa del turismo, «il rischio è di allargare il divario» tra i pochi che potrebbero beneficiare del rilancio e «la popolazione, che arranca», tra mancanza di cibo, acqua potabile, elettricità. Chi vive a Damasco, ma è originario delle campagne, «fa la spola per coltivare frutta e verdura». Le scuole sono chiuse, così come gran parte delle attività economiche. «Il Paese – a suo parere – non è pronto per accogliere di nuovo i turisti».
SPERANZA E SEGNALI DI RIPRESA
Anche gli operatori internazionali sperano in una veloce ripresa del turismo. Dylan Harris, fondatore della britannica Lupine Travel, è appena tornato da un viaggio di dieci giorni in Siria per verificare le condizioni di sicurezza, in vista dei primi tour a maggio. «C’è maggiore sicurezza che negli ultimi 14 anni», ha detto parlando a Cnn Travel. «Siamo consapevoli che siamo ancora all’inizio e che la situazione può cambiare velocemente. Il Paese al momento è stabile, ma le cose saranno più chiare a marzo/aprile, dopo qualche mese al potere per il governo transitorio». La speranza è che le attuali forze governative accettino di condividere il potere e creare una coalizione inclusiva che prepari una nuova Costituzione e organizzi le elezioni. Altrimenti, il rischio di tornare ad anni bui e di guerra è molto alto.
Wilcox di Untamed Borders ha detto che l’attuale «stabilità relativa» è promettente e che preparerà dei tour per la Siria «che riducano il rischio a un livello accettabile». Secondo Harris (Lupine Travel), il turismo in Siria potrebbe riprendersi molto velocemente. «Le infrastrutture ci sono. La maggior parte dei siti turistici è uscito relativamente indenne dalla guerra civile e molti hotel sono sopravvissuti. Molte guide e molti autisti sono ancora lì: si sono tenuti impegnati diventando media fixer (persone che assistono i giornalisti) durante la guerra». È da qui che bisognerà ripartire.