Intervista a Shablo, in gara a Sanremo 2025 con “La mia parola”

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Feb 12, 2025 - 00:02
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Intervista a Shablo, in gara a Sanremo 2025 con “La mia parola”

Intervista a Shablo che ha fatto il suo esordio in veste di artista al Festival di Sanremo 2025 con il brano La mia parola, sul palco del Teatro Ariston con Guè Joshua e Tormento.

Intervista a Shablo, in gara a Sanremo 2025 con “La mia parola”

Shablo, benvenuto a Sanremo come artista! Come vivi questo ruolo da artista rispetto a quello che hai ricoperto negli anni passati?
In realtà ora la vivo molto meglio. E’ più rilassante viverla da artista che da addetto ai lavori, perché altri si occupano delle faccende più noiose. Quindi me la sto godendo davvero.

Il brano che portate in gara è estremamente particolare. Anche la prova con l’orchestra ha reso evidente il lavoro di unione tra mondi diversi con uno sguardo al futuro. Come vivi questa sperimentazione?
Sentire l’orchestra interpretare gli arrangiamenti che abbiamo fatto in studio è stato super emozionante. È come dici tu: portare sonorità vintage nella contemporaneità, insieme agli artisti che mi accompagnano sul palco, è davvero bellissimo.

Nel tuo percorso musicale c’è sempre stata sperimentazione. È anche il momento di ribadire il ruolo del rap e dell’urban nel panorama musicale italiano?
Assolutamente sì. Mi è capitato spesso di essere un portavoce dell’innovazione, con generi come la trap. Ma credo sia importante anche mostrare che dietro certe cose c’è un passato con uno spessore musicale, che si rifà alla black music e agli anni ’70 e ’80. È giusto portare tutto questo su un palco importante come Sanremo.

Tra gli artisti che ti accompagnano c’è Joshua, parte della tua scuderia. Hai sempre amato scommettere sui giovani, come è successo con Ste alla Notte della Taranta. Cosa ti spinge a puntare su di loro?
Mi fa piacere che tu nomini Ste, perché è un artista incredibile. Joshua e Ste sono di seconda generazione, di origine non italiana, ma perfettamente integrati. Portano un mix di culture che crea qualcosa di inedito e nuovo, ed è proprio questo il segreto dell’hip-hop: contaminazione e influenze.

La musica non è competizione, ma porti con te Guè, che è un talismano. Come vivi questa esperienza tra equilibrio e competizione?
È vero, nessuno ama perdere, ma non siamo qui con l’aspettativa di vincere. Sanremo è una grande vetrina per il brano e il progetto. Sono curioso di vedere come sarà accolto dal pubblico al di fuori del Festival, perché è un’occasione per capire se c’è un pubblico pronto per certi ascolti che vanno oltre la trap o la musica leggera tradizionale.

Con Guè e Oyster Music stai portando avanti un progetto di contaminazione e sperimentazione. Quanto è importante per te fare musica che ti rappresenta, al di là dell’ansia da risultato?
È fondamentale. Il nostro obiettivo è creare musica che ci piaccia e che ci rappresenti, senza lasciarci troppo condizionare dalla pressione del mercato discografico.

La serata delle cover sarà un momento speciale, con un mito come Neffa che canterà “Aspettando il sole”. Come vivi questa esperienza?
Per me è un sogno. Ho ascoltato “Aspettando il sole” quando uscì nel ’96 e seguivo Neffa da adolescente. Avere il suo supporto e cantare con lui sul palco è un’emozione indescrivibile.

Prima hai citato la Notte della Taranta, un’esperienza sperimentale che, secondo me, ti ha dato una spinta verso Sanremo…
Sì, lo dicevo proprio oggi. Grazie alla Notte della Taranta ho ritrovato il piacere di stare su un palco come protagonista. Di solito preferivo stare dietro le quinte, ma quella esperienza mi ha convinto a rimettermi in gioco.

Quest’anno ti vedremo anche con un nuovo album e altri progetti. Cosa possiamo aspettarci?
Speriamo di avere modo di chiacchierare ancora durante l’anno. Ci sono tante cose in arrivo, e io mi sento a mio agio in questo ruolo. Grazie mille e buon Festival!

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