Il Rifugio Telegrafo, straordinario balcone sul Lago di Garda
A tu per tu con Alessandro Tenca, da 12 anni gestore della struttura collocata a 2147 metri di quota, che testimonia anche come è cambiata la frequentazione della montagna dopo il Covid. E spiega le ragioni di alcune sue scelte L'articolo Il Rifugio Telegrafo, straordinario balcone sul Lago di Garda proviene da Montagna.TV.

Quando Napoleone Bonaparte fece installare un telegrafo ottico su una delle vette più alte del Monte Baldo,non immaginava che avrebbe anche cambiato la toponomastica della zona. Quella vetta prese ben presto il nome di Cima Telegrafo e nel 1897 quel nome fu dato anche al rifugio che venne costruito dal CAI Verona a breve distanza dalla sommità. Un rifugio dalla lunga storia, quindi, molto frequentato nella bella stagione (d’inverno è chiuso) anche per i magnifici panorami che offre sul sottostante Lago di Garda. Dal 20213 a gestire il Telegrafo è Alessandro Tenca. A lui abbiamo posto alcune domande, spaziando dalle scelte personali ai recenti cambiamenti della tipologia dei frequentatori del Monte Baldo
Come è nata la scelta di salire in un rifugio e farne il proprio lavoro?
Ho iniziato nel 2013 e sono alla tredicesima stagione. Sono laureato in scienze naturali e ho scelto di esprimermi sul mio territorio come naturalista-divulgatore del Monte Baldo e del Lago di Garda che è apprezzato da tanti per le proprie vacanze ma non credo venga abbastanza considerato per gli aspetti ambientali. Quando è stato pubblicato il bando per la gestione del rifugio ho creato una cordata di amici e di persone con competenze importanti, anche ex rifugisti, e abbiamo costituito un buon gruppo. La mia intenzione iniziale era quella di gestire il rifugio a più mani, poi pian piano l’evoluzione degli equilibri mi ha portato ad avere le redini del rifugio in mano.
Come sono cambiati gli equilibri di gestione nel tempo?
Quando abbiamo iniziato eravamo entusiasti poi siamo passati in pochissimo tempo da quella che era una situazione piuttosto favorevole, con la seggiovia di Prada-Costabella aperta, alla sua chiusura (23 agosto 2013). Ovvio, il rifugio ne ha risentito non poco e abbiamo subito il colpo in modo importante l’anno successivo quando il meteo è stato davvero poco clemente pagando la mancanza di idee alternative, ma la chiusura della seggiovia ci ha davvero messi in difficoltà.
Dal 2022 la seggiovia è tornata in esercizio, cosa ne pensa?
Ora c’è una possibilità in più per gli escursionisti che frequentano il Lago di Garda per raggiungere Monte Baldo. Credo sia il momento perfetto per raccogliere alcune sfide, mi riferisco al “turismo green”, al fatto che i problemi legati ai cambiamenti climatici fanno parte della nostra quotidianità e la preoccupazione per il futuro dell’ambiente è ormai a conoscenza di tutti. Chi come me gestisce un rifugio dovrebbe prendere atto dell’importanza del suo ruolo come divulgatore di cultura della montagna.
Ha parlato di cambiamento climatico e sappiamo che il rifugio è chiuso in inverno. Perché?
In primis per la logistica legata alla struttura. Ci approvvigioniamo con la teleferica e nella stagione invernale potrebbe aver problemi che ne renderebbero l’utilizzo non programmabile. Poi c’è da considerare che il rifugio Telegrafo è una struttura degli anni ’60, non ha riscaldamento nelle camere e anche gli impianti hanno tecnologia non idonea alla stagione fredda. Altro problema è legato all’avvicinamento al rifugio che in alcuni momenti dell’anno presenta condizioni severe e impegnative. Credo che una struttura montana debba assicurare il servizio in modo continuativo, non solo nei weekend mentre qui si dovrebbe esser sempre pronti a lasciare il rifugio prima dell’arrivo delle bufere di neve e vento. L’aspetto sicurezza per me è asset primario e non solo per la gestione del rifugio, ovvero mantenere la struttura aperta potrebbe portare a pensare che si possa raggiungere senza problemi.
Quindi il timore è che un’eventuale apertura invernale possa essere interpretata non nel modo corretto?
Esatto. Si può dare la falsa percezione che raggiungere il rifugio sia possibile a tutti e in qualsiasi momento e credo possa essere in alcuni casi anche molto pericoloso. La posizione del rifugio lo rende esposto a venti molto forti e a condizioni di white-out totale con bufere che arrivano all’improvviso. Anche una volta raggiunto il Telegrafo possono sopraggiungere problemi perché può capitare di rimanere bloccati per giorni con ulteriori difficoltà. Poi c’è l’impatto ambientale e il maggior problema è la gestione delle acque per le basse temperature a 2.000 metri di quota. Concludo con una considerazione personale: da “naturalista” credo che essere rifugista in alta quota sia un po’ come essere contadini, ovvero più propriamente pastori. I tempi per far pascolare gli animali li decide la natura e arriva sempre il momento di portare greggi e mandrie in valle.
È stato chiarissimo, ora un’altra domanda: come si comporta adesso la persona che arriva in rifugio e quanto ha influito il post Covid nella frequentazione della montagna?
Il Covid sicuramente ha influito sia sul numero delle persone che salgono in montagna sia sul “tipo” di clientela che arriva in rifugio. Dai numeri che ho riscontrato qui non ha avuto gli effetti che si sono palesati in altre regioni turistiche come in Dolomiti per esempio. Vero c’è maggiore frequentazione ma non come si potrebbe pensare. Per certo è stata l’opportunità per molti di scoprire la montagna e si è passati dalla necessità di evasione dalle regole a una frequentazione di nuove persone che ci raggiungono perché innamorate dei monti e dei panorami. Ovvio non è tutto rose e fiori perché abbiamo una clientela giornaliera che difficilmente si adegua al soggiorno in rifugio, non abbiamo docce ed è sufficiente questo per far desistere dal pernottare.
Qual è secondo lei il punto di forza del Rifugio e dell’area?
Il Monte Baldo è considerato “il giardino d’Europa” per l’alto indice di bio-diversità anche se io preferisco utilizzare il termine “bio-ricchezza”. Ci sono piante e animali, soprattutto insetti, di specie che si trovano solamente qui. Siamo un po’ il “caveau” della bio-diversitàeuropea per usare un termine che penso renda facilmente l’idea.
Viene apprezzato questo valore da chi sale qui al Telegrafo?
Non completamente purtroppo, dopo il Covid ci siamo trovati di fronte a un forte cambio generazionale e l’età media di chi sale in montagna si è abbassata notevolmente. Questo ha comportato discontinuità negli interessi e nella cultura, ovvero non c’è consapevolezza di ciò che si può osservare.
Cosa pensa della “rivoluzione” in atto in alcuni rifugi? La ristorazione a volte sembra essere asset più importante del luogo, sbaglio?
I rifugi oggi devono far leva sul grande valore della natura da riscoprire e dello spirito che è quello della semplicità in ogni senso, è necessario trasmettere cultura non solo immagine. Vero che c’è bisogno di sentieri manutenuti in buone condizioni, di indicazioni e informazioni,. ma bisogna investire in cultura di montagnaperché abbiamo una clientela potenziale ben disposta, e propensa a stare bene in montagna. Ma va imposto un cambio di marcia. Molti clienti chiedono e in alcuni casi pretendono gli stessi servizi di un ristorante perché questo traspare da alcune pubblicità o ancor peggio dai social network.
Come arrivare al Telegrafo
Al Rifugio Telegrafo si arriva solamente a piedi percorrendo gli innumerevoli sentieri che risalgono dai vari versanti le pendici del Monte Baldo. La scelta è ampia, anche in termini di lunghezza e dislivello, ma in questa stagione conviene verificare ogni volta la percorribilità dei tracciati. Suggeriamo il percorso che inizia con il sentiero CAI 656 “Lino Ottaviani” e prosegue lungo il 658. L’itinerario è lungo (880 metri di dislivello, 2.45 ore solo per la salita), ma con una piacevole distribuzione del dislivello e un’ampia vista sul Garda.
Il sentiero inizia dal tornante lungo la strada che collega la “Graziani” con località Valfredda, in corrispondenza del baito di malga Valfredda Crocetta. Per arrivarci, da Spiazzi, tenete la sinistra per Novezza. Dopo 2 km circa ancora a sinistra per raggiungere prima l’agritur Malga Ime, poi il punto di partenza.
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