Al Rifugio Angelo Dibona, di Cortina d’Ampezzo, che ha detto stop alle motoslitte
Intitolata al leggendario arrampicatore ampezzano, la struttura si trova ai piedi della Tofana di Rozes e si raggiunge in poco più di un’ora di cammino L'articolo Al Rifugio Angelo Dibona, di Cortina d’Ampezzo, che ha detto stop alle motoslitte proviene da Montagna.TV.

L’hanno voluto edificare proprio in un gran bel posto, la figlia Antonia insieme al marito Mario Recafina, il Rifugio Angelo Dibona a Cortina d’Ampezzo: ai piedi dellaTofana di Rozes, alta, possente, severa, inconfondibile. Una piramide che si annuncia già da lontano, ma che da sotto incute allo stesso tempo un senso di soggezione e un’attrazione che ti piglia l’anima. È uno dei simboli di Cortina forse Il simbolo. Così come Angelo Dibona (1879-1956), a cui è dedicato il rifugio eretto negli anni Cinquanta dove sorgeva un ricovero italiano della Grande Guerra, è senza ombra di dubbio il simbolo delle guide alpine ampezzane e in assoluto uno dei più grandi arrampicatori di tutti i tempi. Delle sue straordinarie imprese lungo tutto l’arco alpino dalla Stiria al Delfinato (non solo nelle sue Dolomiti) è intrisa la storia dell’alpinismo.
Non vogliamo in questa sede ripercorrere la ricca biografia di questo genio dell’arrampicata. L’ha curata in modo esemplare Carlo Gandini, guida alpina e “Scoiattolo”, pubblicando una monografia (Angelo Dibona, da Cortina d’Ampezzo alle Alpi, ULdA 2006) che raccoglie anche i contributi di molti autori- alpinisti. Basta riportare dal volume di Gandini, quanto gli riferì la figlia Antonia (1931-1988) ricordando con commozione una scenetta occorsale: “Un gruppo di alpinisti francesi suoi ospiti nel rifugio, dopo aver saputo che era la figlia di Angelo, quando entrò in sala da pranzo per servire loro la cena, li trovò tutti inginocchiati in ricordo e onore della grande guida”.
Qui invece vorremmo sottolineare come l’escursione a piedi su neve battuta o con le ciaspe se proprio ve ne fosse il bisogno, per raggiungere il Rifugio Dibona, a 2037 metri di altitudine nel Valon de Tofana, per quanto molto nota, assuma da quattro inverni un valore particolare. I gestori del rifugio hanno infatti detto stop alle motoslitte. Non è una cosa di poco conto considerando che è l’unico rifugio aperto d’inverno nella conca ampezzana a imporre questa regola. Lassù si arriva solo a piedi. Nell’ affollata Cortina, prodiga di offerte comode (impianti a fune, motoslitte o gatti), questa è un’eccezione che merita di essere sottolineata.
L’Itinerario
Partenza: parcheggio sulla SR 48 in direzione del Passo Falzarego a 9 km dal centro di Cortina d’Ampezzo
Arrivo: Rifugio Angelo Dibona 2037 m
Dislivello : +340 m
Tempo di percorrenza: 2.30 (a/r)
Difficoltà: E
Si parte a piedi dalla Strada Regionale 48 delle Dolomiti, poco dopo la chiesetta degli Alpini a quota 1698 metri. Da qui si stacca una strada forestale asfaltata transitabile con mezzi motorizzati solo nei mesi in cui non è innevata. Si notano subito le indicazioni per il Rifugio Dibona. Si cammina su neve battuta, in un bosco non troppo fitto costituito principalmente da abete rosso, larice e pino cembro. Bastano però pochi minuti di cammino per trovarsi nella deliziosa radura delle malghe Fedarola, che regala un primo grandioso panorama. Alle nostre spalle in distanza si notano le montagne della Valle del Boite, il Sorapiss, l’Antelao ed emerge anche il Pelmo. Più vicine, sull’altro versante orografico si stagliano le numerose cime della Croda da Lago. Più a destra salendo si nota l’acropoli sgangherata delle Cinque Torri, con dietro il monte Averau. La Tofana di Rozes per il momento quasi si nasconde.
Dicevamo delle malghe Fedarola, da decenni inutilizzate e in stato fatiscente. Eppure, nei tempi d’oro delle cartoline, sono entrate nell’iconografia dolomitica a pieno diritto per gli scorci panoramici che le accompagnano. Il luogo deve aver esercitato anche un grande fascino su Vittorio De Sica, che scelse una delle tre malghe, riconvertita in chalet di montagna, per ambientare molte scene del film “Amanti” (1968) da lui diretto. I protagonisti, Julia (Faye Dunaway) e il suo amore Valerio (Marcello Mastroianni) qui vivono momenti di intimità in un’ambientazione che fa da sfondo alle loro travagliate emozioni.
Ma andando avanti un sentiero, il n. 403, anch’esso battuto come la strada, si stacca sulla sinistra con chiare indicazioni per il Rifugio Dibona. Sale con tratti un po’ più ripidi e qualche tornante, inoltrandosi nuovamente in un bosco fitto. A 1923 metri di altitudine si ritorna sulla strada in prossimità dell’incrocio con quella per il Rifugio Duca d’Aosta. Nell’ultimo tratto prima dell’incrocio bisogna fare attenzione ai non pochi sciatori che utilizzano parte della strada e del sentiero invece della pista Tofanina per scendere a valle dal Rifugio Duca d’Aosta.
Una volta superato questo punto, quando si apre il bosco il percorso torna a esclusiva disposizione degli escursionisti che trovano di fronte la muraglia costituita dall’imponente parete meridionale della Tofana di Rozes (3225 m). Da qui mancano più o meno ancora 35 minuti e cento metri di dislivello in salita per raggiungere il rifugio. La pendenza si fa più lieve, gli alberi si diradano. A un certo punto appare dinnanzi la Punta Anna (2731 metri) propaggine meridionale della Tofana di Mezzo (3244 m) su cui sale l’omonima ferrata. Ancora un tornante e si è arrivati.
Il rifugio
La magia dell’inverno e del silenzio (l’afflusso al rifugio in questa stagione è sempre piuttosto contenuto vista l’esclusiva accessibilità pedonale) si possono apprezzare nella loro pienezza lungo il percorso.
Il rifugio Dibona, pur con gli adeguamenti sopravvenuti nel tempo, conserva la stessa atmosfera delle origini. Angelo Dibona, in un grande ritratto fotografico in bianco e nero, dove appare in giacca e cravatta, con la corda di canapa a tracolla e la piccozza in mano, è sempre il padrone di casa. Sulle pareti altre fotografie lo ritraggono in vetta a cime dolomitiche insieme al Re Alberto I del Belgio, grande appassionato di alpinismo che si affidò a Dibona per affrontare salite impegnative. Dopo aver intrapreso questa escursione, e avere reso omaggio a un grandissimo dell’alpinismo, si capisce ancor meglio perché il mezzobusto che lo raffigura è stato posto proprio sotto il campanile di Cortina.
Come arrivare
Da Cortina è sufficiente seguire per nove chilometri la Strada Regionale 48 delle Dolomiti. Si parcheggia (spazio limitato) poco dopo la chiesetta degli Alpini a quota 1698 metri.
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