Tre borghi liguri si rilanciano attraverso gli antichi sentieri recuperati

Villa Faraldi, Cervo e Diano Arentino uniscono le forze e danno vita a “Borghi di Ponente - Vie di pietra che abbracciano il mare”. Un progetto all’insegna della sostenibilità che porta alla riscoperta dell’entroterra imperiese L'articolo Tre borghi liguri si rilanciano attraverso gli antichi sentieri recuperati proviene da Montagna.TV.

Mar 11, 2025 - 14:33
 0
Tre borghi liguri si rilanciano attraverso gli antichi sentieri recuperati

Un turismo destagionalizzato, lento, volto a cogliere la bellezza, la storia e la cultura di un territorio che non è solo mare. Con questa visione, tre comuni liguri in provincia di Imperia hanno creato il marchio Borghi di Ponente – Vie di pietra che abbracciano il mare, grazie al “bando borghi” del PNRR che hanno vinto nel 2022. Per chi ama stare lontano dalle folle estive del turismo marino, questa è l’occasione giusta per scoprire un entroterra collinare e montano ricco di fascino.

Il punto di partenza è Cervo, il paese capofila di quest’iniziativa. Con il suo centro storico medievale arroccato sul mare, fa parte dei Borghi più belli d’Italia. E non a caso. Il paese vanta una parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista che è il più grande monumento barocco del Ponente Ligure, costruita grazie ai guadagni dei pescatori cervesi del corallo. Fra le strette viuzze che risalgono la collina, il tempo sembra essersi fermato. Il Castello Clavesana, che si affaccia sulla piazza di Santa Caterina, risale al XII secolo. Nato come costruzione residenziale e difensiva voluta dai marchesi locali, oggi ospita un museo. Cervo è lambito dal tratto finale del torrente omonimo, detto anche Steria, che nasce sul versante orientale del Monte Ceresa (913 m) e percorre la Valle Steria in cui si trova anche Villa Faraldi, il secondo comune che partecipa al progetto, composto da quattro frazioni: Villa Faraldi, Riva Faraldi, Deglio Faraldi e Tovo Faraldi, e dalle due borgate di Tovetto e Molini.

Siamo a soli otto chilometri da Cervo, ma il mare si scorge in lontananza. La gente che da millenni abita queste terre, il cui nome “Faraldi” svela antiche origini longobarde, si è dedicata a lungo all’attività agropastorale, creando un’ampia rete di sentieri e mulattiere. Poi, intorno al XVII secolo, i contadini hanno ridotto la coltivazione della vite per dedicarsi all’ulivo, più redditizio, che continua a essere una voce importante nell’economia della valle. Al lavoro agricolo è associata la presenza di uno dei tesori della Liguria: i muretti a secco, la cui arte di fabbricazione è stata dichiarata patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco nel 2018. Camminando lungo la rete di sentieri che unisce le frazioni, il paesaggio è caratterizzato dalla presenza della macchia mediterranea con roveri e roverelle, che hanno riconquistato alcune aree non più utilizzate in agricoltura, e arbusti come lentischi e ginestre. Non mancano gli ulivi e i muretti a secco, i “maxé” – estesi per oltre 1000 km in valle Steria, a ricordarci la fatica dei contadini in questo ambiente collinare impervio. Si incrociano anche chiese, edicole votive, “gumbi” (il nome in dialetto degli antichi frantoi liguri) con le loro caratteristiche ruote (le “röasse”), e poi caselle, ovvero costruzioni campestri per il deposito degli attrezzi e talvolta per il ricovero temporaneo di persone o animali. A Tovo Faraldi, c’è un Museo dell’Olio dove è possibile scoprire il funzionamento di un antico frantoio e le tecniche per la produzione dell’olio extra vergine di oliva. Presto sarà affiancato da U Gumbu de Nuccio di Villa Faraldi, un antico frantoio del Seicento che diventerà sede del Museo Diffuso La Via dei Gumbi e punto di promozione e informazione turistica.
Il fascino di Villa Faraldi e del suo territorio ha colpito al cuore un uomo venuto da lontano, lo scultore norvegese Fritz Røed (1928-2002). L’artista, che visse anche in Danimarca e a Parigi, trovò in questo angolo isolato e tranquillo di Liguria il luogo ideale dove creare il suo atelier, ospitato nell’oratorio di Santa Caterina. Il suo lascito è visibile in Piazza XII Aprile, dove due sculture a grandezza naturale raccontano del legame fra lo scultore e il luogo. Il Centro culturale Fritz Røed, sito in un immobile comunale, è invece utilizzato come residenza d’artista.

Mulattiere recuperate ricollegano vette e villaggi

Il terzo comune coinvolto nel progetto è Diano Arentino, nell’alta valle del torrente San Pietro, o Evigno. Qui il Gruppo di Azione Locale ha ultimato un progetto di riqualificazione di antiche mulattiere, diventate itinerari escursionistici fra oliveti e frantoi, che caratterizzano anche questa zona. Il borgo, che include le frazioni di Diano Borello ed Evigno, è abitato da una comunità di circa 700 persone, fieramente legata alla sua terra.
Pur trattandosi di paesi minuscoli, non mancano mai le testimonianze della fede di questa gente, incarnata negli edifici religiosi e nell’arte. A Diano Borello, per esempio, nella chiesa di San Michele Arcangelo è custodita una perla: il polittico realizzato dal pittore Antonio Brea nel 1516, che raffigura San Michele intento a pesare un’anima, per decidere dove destinarla. Per scoprire la bellezza del territorio di Diano Arentino c’è un percorso di circa due ore mezza e di media difficoltà. È l’Anello Belvedere del Pizzo d’Evigno, che si snoda fra Diano Arentino, Diano Borello e Diano Evigno, con un dislivello di 578 metri. Il tracciato si sviluppa lungo un crinale che consente di raggiungere il punto più alto, Pizzo d’Evigno o Monte Torre (989 m.) che offre una visata strepitosa sulla costa di Ponente e sulle Alpi Marittime. Da lì si prosegue a chiudere l’anello passando da Monte Grimaldi e Monte Abrighetti fino a Diano Borello e Diano Arentino. Lungo il percorso, si incontrano chiesette, cappelle, caselle e neviere, costruite per conservare la neve, per avere il fresco in un’era precedente ai frigoriferi. Camminando lungo questi sentieri, si gode del paesaggio montano ma si respira anche la storia. Si ripercorrono le orme dei contadini e dei pastori e, chissà, forse anche dei partigiani. Perché Diano Arentino è stata anche terra di resistenza contro i nazisti, ai quali i giovani coraggiosi di queste terre hanno dato filo da torcere, pagando anche un tributo di sangue.

L'articolo Tre borghi liguri si rilanciano attraverso gli antichi sentieri recuperati proviene da Montagna.TV.