La ricerca italiana torna sui ghiacciai del Pakistan

Ghiacciai, acqua, sviluppo economico compatibile. Questi i temi degli interventi di Ev-K2-CNR, in collaborazione con enti internazionali e con il governo di Islamabad. Lo Spantik, 7027 metri, sarà una “montagna-laboratorio” L'articolo La ricerca italiana torna sui ghiacciai del Pakistan proviene da Montagna.TV.

Mar 10, 2025 - 19:18
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La ricerca italiana torna sui ghiacciai del Pakistan

La ricerca italiana torna sui ghiacciai del Pakistan. Non se n’era mai andata, in realtà, perché dopo i lavori scientifici di Filippo De Filippi e compagni nel 1913-’14, e di Ardito Desio e compagni nel 1929, nel 1953 e nel 1954, sono arrivate le spedizioni scientifiche organizzate negli scorsi decenni sul Baltoro e in altri bacini glaciali della zona dal Comitato Ev-K2-CNR.
Meno di un anno fa, lo stesso Ev-K2-CNR ha presentato al Governo del Pakistan l’inventario dei 13.032 ghiacciai del Paese, divisi tra le catene del Karakorum, dell’Hindu Kush e dell’Himalaya ed estesi complessivamente su 13.546 chilometri quadrati. Un lavoro monumentale, realizzato grazie a ben 1117 foto satellitari.

“L’acqua di scioglimento dei ghiacciai è fondamentale per gli acquedotti, per l’agricoltura, per generare energia. L’inventario dei ghiacciai, e quindi la stima della quantità di ghiaccio ancora presente in montagna, sarà fondamentale per il Governo e le autorità locali pakistane” spiega Agostino Da Polenza, presidente di Ev-K2-CNR. 
Il censimento delle colate di ghiaccio ai piedi del K2, del Nanga Parbat e di tante altre straordinarie montagne servirà a costruire nuovi modelli scientifici. E a pianificare gli interventi pubblici nella regione montana del Gilgit-Baltistan, che include ben cinque “ottomila”, ma anche nelle pianure del Punjab e del Sind, dove l’acqua di scioglimento dei ghiacciai arriva attraverso il fiume Indo. 

Sulle colate di ghiaccio del Karakorum, da qualche anno, i ricercatori italiani e i loro colleghi pakistani ed europei hanno scoperto una interessante anomalia. E’ stato il glaciologo milanese Claudio Smiraglia a scoprire che su queste montagne – e solo su queste, nell’Himalaya e nell’Hindu Kush la situazione è diversa – i ghiacciai si fondono meno che altrove.
“Fino ai 5000 metri di quota, lo scioglimento è rapido come su tutte le altre catene della Terra. A quote più alte, invece, le nevicate sono più abbondanti, e la neve si trasforma in ghiaccio. Di conseguenza, il bilancio di massa dei ghiacciai del Karakorum è sostanzialmente in pari” spiega ancora Agostino Da Polenza di Ev-K2-CNR.


Tra ricerca scientifica e sviluppo sostenibile

Nei prossimi mesi e nei prossimi anni, con la collaborazione del Governo del Pakistan, del nostro Ministero degli Esteri, della World Bank e dell’Asian Development Bank (ADB), partiranno dei progetti di ricerca scientifica, e altri dedicati allo sviluppo ecosostenibile delle valli pakistane. 

Con il progetto Glacier to Farm, finanziato dalla ADB, inizieranno il censimento e il restauro delle vecchie canalizzazioni, simili ai waale altoatesini e alle bisses del Vallese, che conducono l’acqua dei ghiacciai verso i campi e i villaggi, e che la trasformazione e il ritiro delle colate hanno reso in molti casi inutili. 

Tra le novità degli ultimi anni sulle montagne del Pakistan, come d’altronde in India e in Nepal, è l’arrivo in cerca di fresco e di paesaggi diversi di un numero sempre più alto di turisti provenienti dalla pianura. In pochi anni, per capirci, si è passati da circa 10.000 persone a un milione e mezzo.
Per evitare che questa corsa alla montagna causi un dannoso overtourism, il Ministero del Turismo di Islamabad ha lanciato un progetto di sviluppo compatibile (anch’esso con cooperazione italiana) nella valle di Tormik, a metà strada tra Skardu e Gilgit, che dovrà servire da esempio al resto delle montagne pakistane.

Il progetto Water for Development ha lo scopo di ottimizzare l’uso dell’acqua, in montagna e in pianura. Breathing Karakorum, un altro progetto in collaborazione con Ev-K2-CNR, punta a migliorare la qualità dell’aria nelle valli e nei villaggi, e quindi quella dei prodotti agricoli, sostituendo i sistemi di  combustione più inquinanti con altri con meno (o zero) emissioni. Un intervento che serve anche a migliorare la salute dei residenti. 

Il prossimo 15 aprile, a Islamabad, verrà donato al Governo del Pakistan il nuovo inventario dei laghi glaciali del Paese, realizzato con la collaborazione dell’Università di Milano. Uno strumento fondamentale per prevenire catastrofi legate allo svuotamento improvviso dei laghi che si formano sulle colate glaciali a causa dello scioglimento del ghiaccio, e che possono causare rovinose inondazioni. Un fenomeno che riguarda anche le Alpi (i casi più noti in Italia sono stati il Belvedere e il Rocciamelone), e che ricercatori e amministratori indicano con l’acronimo GLOF, Glacial Lake Outburst Floods.


Spantik, la montagna-laboratorio

Due progetti, in prospettiva, sono più interessanti per gli alpinisti e per i trekker. Il primo, realizzato con la collaborazione delle guide alpine italiane, è l’apertura nello storico villaggio di Shigar, sulla strada tra Skardu e il Baltoro, di un Scuola di formazione per le professioni di montagna, destinata a preparare accompagnatori di montagna e guide alpine. Il progetto, fortemente voluto dal Primo ministro pakistano Shehbaz Sharif, è già stato finanziato con tre milioni di dollari.     

Un altro intervento innovativo riguarda il massiccio dello Spantik, una cima di 7027 metri che si alza a poca distanza da Hunza, e che grazie alle difficoltà tecniche modeste è frequentata da spedizioni commerciali e non. “Con l’appoggio delle autorità locali ne faremo una montagna-laboratorio, dedicata allo studio dei ghiacciai e delle acque” spiega Agostino Da Polenza. 

Nell’estate del 2025, sei gruppi di ricercatori organizzati da Ev-K2-CNR raggiungeranno il massiccio dello Spantik per verificare l’anomalia dei ghiacciai del Karakorum, estrarre carote di ghiaccio e realizzare altri progetti. Il contributo italiano continuerà ad aiutare lo sviluppo del Pakistan e delle sue montagne.

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