Sul Cerro El Plomo: a 5400 metri con vista sulla capitale del Cile
Una salita impegnativa ma alla portata di chi ha buone gambe, pazienza nell’acclimatamento e voglia di scoprire una parte della Cordigliera delle Ande spettacolare e poco conosciuta L'articolo Sul Cerro El Plomo: a 5400 metri con vista sulla capitale del Cile proviene da Montagna.TV.

Santiago del Cile è una capitale stretta tra il mare e la cordillera: stando ai piedi dei grattacieli del centro si vedono i ghiacciai delle cime andine oltre 5000 metri che sovrastano la città, tanto vicine che sembra di poterle salire con l’ascensore.
Una di queste è il Cerro El Plomo: con i suoi 5424 metri, è la meta di iniziazione alla montagna degli alpinisti della città e un’ottima cima per testare la reazione del proprio corpo alla quota.
In Europa a queste altitudini non siamo abituati, e associamo la quota a lunghe salite alpinistiche su ghiacciaio da effettuare legati in cordata: niente di più diverso dal Plomo, una cima che si raggiunge senza quasi toccare la neve: basta essere armati di pazienza, di un buon acclimatamento e di gambe che non temono il dislivello.
Le fatiche per arrivare in vetta iniziano intorno ai 3000 metri, poco sopra il paese di La Parva, dove si trova uno dei comprensori sciistici più vicini a Santiago. Dopo la prima ora, in cui si guadagna la quota finale degli impianti, il sentiero si sdoppia: uno passa per le creste, costeggiando il Cerro La Parva e il Cerro Pintor, l’altro è quello tradizionale, che si tiene basso nella valle e passa per il campo Piedra Numerada. Se ne può scegliere uno per l’andata e uno per il ritorno, facendo così un giro ad anello. La zona appena sopra il punto di arrivo della seggiovia è la porta d’ingresso a valli solitarie, in cui ogni versante ha un colore diverso, dato dall’abbondanza di minerali di questa zona delle Ande. Un paesaggio che non annoia mai, desertico e senza un albero, eccetto per le rare chiazze di erba verde che si trovano nelle immediate vicinanze dei rigagnoli formati dallo scioglimento dei nevai.
In una lunga giornata di cammino (circa 8 ore) si giunge al Campamento Federaciòn (4100 metri), il punto di partenza per l’attacco alla vetta. L’avvicinamento può essere suddiviso su due giorni, soprattutto per ragioni di acclimatamento, se si viene dalla quota pressoché al livello del mare della città di Santiago.
Scegliendo per la salita il sentiero di Piedra Numerada, con un paio di saliscendi si giunge all’omonimo punto di campeggio, dove non è strano trovare delle spedizioni accampate con tende e cavalli. Da qui si inizia a salire per pietraie nella valle che porta al Campamento Federaciòn, costeggiando sempre il torrente. Una volta arrivati al campo, la quota e il peso dello zaino si fanno sentire, anche il ghiacciaio sommitale del Plomo sembra vicinissimo. In estate, e soprattutto nel fine settimana, questo luogo è piuttosto frequentato e ha tutta l’aria di essere un vero campo base da spedizione, di quelli che si vedono in Himalaya: oltre ai gruppi che si muovono con la guida, con campi molto ben attrezzati e cavalli per il trasporto dei bagagli, sono presenti anche molti andinisti autonomi.
Il Campamento è sovrastato da un ripido pendio di detriti e sabbia che è il primo ostacolo della giornata dell’ascensione: una vera e propria ‘salita della sveglia’, che permette di accedere al più comodo sentiero appena più in alto. Si continua a salire per ghiaioni, mentre il panorama si apre sempre di più sulle valli circostanti e sulla piana di Santiago, nonché sul laghetto riempito dalle acque di fusione dei ghiacci della vetta. Sul percorso, a quota 4500 metri, si trova il Refugio de Agostini, una casetta di latta che è un ottimo punto per prendere fiato e per godersi il panorama. Da qui, la salita non dà tregua fino alla cresta, da cui si vedono le crepacciate dei ghiacciai Colgante e Iver, appollaiati sotto la vetta del Cerro El Plomo, e ormai arretrati a tal punto che la via di salita non li interseca. Per giungere in vetta si attraversa (in estate, e a seconda del grado di innevamento) un solo nevaio.
Dalla cumbre, in una giornata soleggiata si gode di una vista a trecentosessanta gradi sulla cordigliera e sui ghiacciai circostanti, ed è possibile scorgere anche l’Aconcagua, la cima più alta del Sud America. La bandiera della cima si muove al vento, il sole d’alta quota scotta ed è spettacolare il panorama che si ammira dopo tanti metri di dislivello, tanto fiato corto e tanta fatica.
Merita una descrizione anche il sentiero che passa per le creste, e che chi scrive ha scelto di percorrere in discesa. Una cavalcata ai piedi delle cime di questa parte della cordigliera, attraversando plateau di sabbia rossa, pareti verdi e montagne dai colori accesissimi, che contrastano con le chiazze di neve. Passano il Cerro Pintor, poi il La Parva con un bivacco dal tetto triangolare ai suoi piedi, e poi si scorge già il fondovalle. La temperatura aumenta un grado alla volta mentre ci si abbassa di quota, e tornando giù sembra impossibile essere stati così in alto, al freddo e al vento dei 5000 metri, in mezzo a simili giganti di roccia.
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