Stygian Outer Gods Provato: un viaggio nell’incubo lovecraftiano
Da diversi anni, lo Steam Next Fest rappresenta un appuntamento imperdibile per i videogiocatori, offrendo l’opportunità di provare in anteprima centinaia di demo di titoli in arrivo. Fra il mare magnum dei videogiochi disponibili, abbiamo avuto l’orrore (e il piacere) di mettere le mani su Stygian Outer Gods, la nuova fatica di Misterial Games. Le visioni […] L'articolo Stygian Outer Gods Provato: un viaggio nell’incubo lovecraftiano proviene da Vgmag.it.


Da diversi anni, lo Steam Next Fest rappresenta un appuntamento imperdibile per i videogiocatori, offrendo l’opportunità di provare in anteprima centinaia di demo di titoli in arrivo. Fra il mare magnum dei videogiochi disponibili, abbiamo avuto l’orrore (e il piacere) di mettere le mani su Stygian Outer Gods, la nuova fatica di Misterial Games.
Le visioni oniriche e inquietanti dello scrittore statunitense H.P. Lovecraft si sono spesso intrecciate col mondo videoludico, ispirando numerosi studi di sviluppo a esplorare l’orrore cosmico, la claustrofobia e l’angoscia di un’umanità impotente di fronte a forze oscure e insondabili. Questo filo estetico e narrativo ha trovato espressione in molte esperienze di culto tra cui Alone in the Dark, Bloodborne, Dead Space e Darkest Dungeon.
Stygian Outer Gods: un ritorno nell’universo di Stygian
Non è la prima volta che ci immergiamo nel mondo terrificante di Stygian. Già nel 2019, l’editore Fulqrum aveva affidato a Cultic Games la creazione di Stygian Reign of the Old Ones, un RPG 2D capace di restituire un’esperienza carica di orrore. Con Stygian Outer Gods, però, il cambio di passo è netto: cambia lo sviluppatore e cambia anche il sistema di gioco. L’impostazione a visuale laterale con combattimenti a turni lascia spazio a un’esperienza più immersiva in prima persona, con un forte accento sugli elementi survival.
Dal punto di vista narrativo, Outer Gods sembra voler approfondire ulteriormente l’universo lovecraftiano della serie. Il primo capitolo era ambientato in una versione distopica e in rovina della fantomatica città di Arkham, un luogo ormai sprofondato nella follia dopo il “Giorno Nero“, evento catastrofico che aveva stravolto la realtà stessa risucchiando la città in una dimensione parallela. In questa nuova incarnazione, però, ci troviamo prima di quel disastro, come suggerisce una misteriosa telefonata all’inizio della demo. Questo spostamento temporale potrebbe offrire nuovi dettagli su cosa abbia portato al collasso della città, ricollegandosi agli eventi e alle entità che hanno dominato il primo gioco. Numerosi sicuramente gli elementi che potrebbero essere ripresi dal capitolo precedente: la setta di Chtulhu seguita da misteriosi cultisti, oltre che mafiosi senza scrupoli che gestiscono cittadini oramai in preda alla follia, senza dimenticare le strane creature mostruose che opprimono tutta Arkham.
Un incubo che prende forma
L’avventura si apre con una scena evocativa: un mare in tempesta, un faro arroccato su una scogliera e una visione indistinta. Poi il buio. Ci risvegliamo nei panni di Jack, il protagonista, senza sapere molto altro di lui, se non il fatto che si tratti di un mercenario. Ci troviamo in una grotta, circondati da formazioni rocciose esagonali simili alle colonne basaltiche della Giant’s Causeway irlandese. L’unica fonte di luce è un accendino, che illumina flebilmente l’ambiente circostante.
Mentre cerchiamo una via d’uscita, scorgiamo una creatura inquietante: una sorta di drago con una lunga coda che si dilegua nel cielo attraverso una spaccatura nella roccia. Fin dai primi momenti, la linea tra realtà e allucinazione appare labile: quello che vediamo è reale o siamo vittime di un’illusione? Infine, troviamo l’uscita e ci imbattiamo in strani artefatti. Jack sembra riconoscerli: il loro aspetto gli ricorda una spedizione in Africa e il santuario maledetto degli N’Bagu…
D’improvviso, la scena cambia: ci troviamo in una stanza d’hotel degli anni ’20. Dalla finestra si scorge appena un ponte avvolto nella nebbia, mentre la città di Arkham si lascia solo intuire, evocando un’atmosfera da Londra vittoriana decadente. Esplorando l’ambiente, emergono dettagli sul passato di Jack: una spedizione in Africa che sembra aver lasciato segni profondi nella sua mente. La follia lovecraftiana è un tema centrale fin dai primi istanti della demo. Guardandoci allo specchio, un soliloquio a scelta multipla ci permette di delineare meglio la personalità del protagonista: coraggioso ma tormentato, segnato da un passato avventuroso e, forse, destinato alla follia. Il gioco sembra dare grande importanza ai dialoghi, con numerose scelte multiple che potrebbero influenzare il corso della storia.
Meccaniche di gioco e personalizzazione
Oltre alla narrativa, la demo introduce alcune meccaniche di gameplay interessanti. Nell’appartamento ad Arkham, ci viene chiesto di pescare una carta tra otto disponibili, ognuna delle quali rappresenta un talento per il nostro personaggio. Le opzioni spaziano da un colpo pesante alla maestria nello stealth, fino a una misteriosa abilità che consente di… parlare con i morti. Non è ancora chiaro se questa scelta avrà un impatto duraturo sul gameplay o se si tratterà di una selezione modificabile nel corso dell’avventura, ma è un elemento che aggiunge profondità alla personalizzazione del protagonista. Dopo l’incontro con Victoria, una vecchia conoscenza di Jack, la nostra missione si delinea: un certo Stanley sostiene che nostro padre sia ancora vivo e si trovi nella cittadina marittima di Kingsport.
Arrivati a Kingsport in circostanze tutt’altro che fortunate, ci ritroviamo naufraghi e soli alle porte della città. Victoria è scomparsa e l’ambiente trasuda un’inquietante desolazione e abbandono. Siamo davvero soli? O c’è qualcosa che ci osserva nell’ombra? Qualche abitante è rimasto a Kingsport, ma c’è qualcosa di innaturale in loro. L’atmosfera ricorda quella della cittadina di Resident Evil 4: anche qui, gli abitanti sembrano offuscati da un’oscura influenza, trasformati in qualcosa di non del tutto umano. Il combattimento, per ora, non viene esplorato a fondo, se non in una breve colluttazione con un cane rabbioso armati solo di un pugnale. Tuttavia, emergono elementi survival che arricchiscono l’esperienza: troviamo un banco da lavoro dove possiamo craftare bende, una stecca e un grimaldello. La progressione sembra legata alla gestione delle risorse, e per accedere ad alcune aree sarà necessario costruire strumenti specifici, suggerendo un focus marcato sulla sopravvivenza.
Abbiamo avuto modo di testare la demo di Stygian Outer Gods su un PC equipaggiato con una RTX 4070 Super. Durante le nostre prove, dal punto di vista tecnico non abbiamo riscontrato cali di frame evidenti né problemi di stuttering, mentre l’illuminazione dinamica contribuisce a creare un’atmosfera immersiva senza incidere troppo sulle prestazioni. I caricamenti si sono rivelati rapidi e la fluidità generale, almeno in questa fase preliminare, garantisce un’esperienza senza intoppi. Tuttavia, trattandosi di una build non definitiva, ci riserviamo di evidenziare eventuali problemi di ottimizzazione nella versione finale del gioco.
Stygian Outer Gods promette un’esperienza affascinante per gli appassionati dell’horror lovecraftiano. Il passaggio alla prima persona accentua l’immersione e il senso di inquietudine, mentre la narrazione si distingue per un horror sottile, lontano dai classici jumpscare. Lo sviluppo, affidato a Misterial Games, segna il debutto dello studio con un progetto di ampio respiro, e le premesse lasciano ben sperare. Una cosa è certa: l’universo di Stygian ha ancora molto da svelare. Se il gioco manterrà le promesse della demo, ci attende un viaggio nell’incubo da non perdere.
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