Piazza Rossa – V mensile: Videogiocare contro l’oblio della realtà

24 aprile 2022. La “giornalista” Cecilia Sala, ospite su La7 del programma “Piazzapulita” , commentava insieme al conduttore Formigli le immagini della presunta acciaieria “Azovstal”, descrivendone compiaciuti i sotterranei e quanto sarebbe stato rischioso per i russi conquistarla (neanche un mese dopo tutti i paramilitari nazisti del battaglione Azov si arresero e lasciarono l’acciaieria, ndr). […] L'articolo Piazza Rossa – V mensile: Videogiocare contro l’oblio della realtà proviene da Vgmag.it.

Mar 5, 2025 - 20:18
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Piazza Rossa – V mensile: Videogiocare contro l’oblio della realtà
V mensile

24 aprile 2022. La “giornalista” Cecilia Sala, ospite su La7 del programma “Piazzapulita” , commentava insieme al conduttore Formigli le immagini della presunta acciaieria “Azovstal”, descrivendone compiaciuti i sotterranei e quanto sarebbe stato rischioso per i russi conquistarla (neanche un mese dopo tutti i paramilitari nazisti del battaglione Azov si arresero e lasciarono l’acciaieria, ndr). Pochi giorni dopo, grazie ad un’ottima attività di debunking, l’immagine dei sotterranei venne riconosciuta e ricondotta al suo reale contesto di appartenenza: un gioco da tavolo chiamato “Blackout: Journey into Darkness” di Richard T. Broadwater, all’epoca finanziabile su Kickstarter. Questa breve, ironica ma triste storia (interamente visionabile su Youtube) ci ricorda anzitutto come, ora più che mai, dobbiamo essere noi stessi i primi fact checker, i primi filtri di tutto ciò che ci viene spacciato come informazione, qualsiasi sia la presunta autorevolezza del programma, della tesi o del soggetto proponente di turno. Non è davvero più possibile, nell’epoca social e, soprattutto, dell’intelligenza artificiale, fidarsi di nessuno. Nel migliore dei casi, il “giornalista” di turno rilascia notizie senza neanche sincerarsi più di tanto della fonte; nella peggiore, le condividerà consapevole di mentire ma forte del fatto che nessuno si interesserà o sarà in grado di smentire la notizia. Viene quindi lecito domandarsi: come essere in grado di smentire notizie? Come essere in grado di riuscire noi stessi, autonomamente, a distinguere il vero dal falso? Semplicemente conoscendo. Il sapere è l’unica arma che ci è rimasta per difenderci:  la delizia delle loro bugie può diventare la loro croce più pesante se la platea è composta da occhi attenti e preparati. In questo modo, anche il dettaglio più insignificante e introvabile (la mappa di un videogioco spacciata per reale) diventa immediatamente riconosciuto e smentito. 

Oltre al banale, detto in romanesco, “fidate nun te fidà”, crediamo sia interessante ragionare sul fatto che, oggi, chi ha gli anticorpi più forti e allenati nel saper distinguere il vero dal falso sia proprio chi col fantastico, con l’irreale, con l’inverosimile ha a che farci quotidianamente. Chi, quindi, se non i videogiocatori? Questa diventa una condizione fondamentale per non cascare nel becero “scontro generazionale”, secondo cui un giovane debba essere a priori più informato e meno raggirabile di un adulto. Pur non facendo fatica ad affermare che un over 60 sia generalmente più “fragile” di un giovane, la statistica non sarebbe tale per il mero dato anagrafico, bensì per le abitudini e per le attività  svolte in virtù della diversa età. Essere giovani non è un valore assoluto che ci aiuterebbe a priori: l’aver giocato ai videogiochi e, di conseguenza, l’essere interessati al progresso tecnologico nel senso più ampio del termine, sì. Perché  il sapere a cui facevamo riferimento nella prima parte, necessario per non farsi abbindolare, oggi è anche e soprattutto il saper riconoscere la nitidezza di un’immagine, il capire quanto questa sia disegnata o meno,  quanti e quali siano i pixel fuori posto, se ci sono interfacce particolari che potrebbero rimandarci a video estrapolati da un videogioco e via discorrendo. Può sembrare banale, ma un occhio ben allenato a tutto questo, non si ottiene con videocorsi di poche ore a cui anche un adulto volenteroso potrebbe partecipare per provare a colmare le sue lacune. Si tratta di una vera e propria forma mentis che soltanto i nativi digitali e i non molti avanguardisti prima di loro possono dire di possedere. Per questo, crediamo che i prossimi 30 anni saranno fondamentali e fatali per l’assetto sociopolitico del nostro pianeta. Sarà l’ultimo arco temporale in cui saranno ancora disponibili esseri umani facilmente raggirabili con mezzi “tradizionali”. Nel frattempo, non possiamo far altro che invitarvi a giocare, videogiocare e a saper distinguere, frame dopo frame, la finzione dalla realtà.  Leggilo gratis in versione impaginata e sfogliabile sul numero 10 di V – il mensile di critica videoludica

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