Non si discute con la Musa. Intervista agli Xiu Xiu

Il 27 settembre 2024, a distanza di circa un anno dal tenebroso Ignore Grief, gli Xiu Xiu sono tornati con un album inaspettatamente più “leggero”, che potrebbe segnare una svolta stilistica nella loro prolifica carriera. Si tratta di 13” Frank Beltrame Italian Stiletto with Bison Horn Grips, un lavoro stratificato, ispirato dallo psych rock, che percorre nuove strade, lasciando intravedere qualche bagliore di luce attraverso brani apparentemente lontani dalla claustrofobia che ha sempre contraddistinto il progetto. Fra tracce dal ritmo serrato (Pale Flower, Sleep Blvd) e sferzate pop rock (Common Loon, Veneficium), prende forma un LP sorprendente che, pur aprendosi a nuove soluzioni, conserva la loro anima ipnotica e iconoclasta. Reduce da questa nuova fatica discografica, la band statunitense – da poco parzialmente trapiantatasi a Berlino – si prepara a tornare in Italia con un tour di quattro date, che partirà il 12 febbraio dalla Santeria Toscana 31 di Milano per concludersi il 15 all’Astro Club di Fontanafredda. Da sempre legati al nostro Paese grazie alla profonda amicizia con i Larsen e alle collaborazioni con La Tempesta Dischi, gli Xiu Xiu approfittano di questa occasione per presentare dal vivo la loro ultima creatura. A parlarci dell’album è il frontman Jamie Stewart, che, tra un aneddoto e l’altro, riflette sull’operato misterioso della loro Musa ispiratrice — entità sfuggente ma fondamentale, capace ancora una volta di incanalare al meglio la loro creatività. Il titolo del vostro ultimo album, 13” Frank Beltrame Italian Stiletto with Bison Horn Grips, si riferisce a un particolare tipo di coltello a serramanico prodotto da un’azienda italiana. Come mai una scelta del genere per quello che sembra essere il disco più morbido e “luminoso” della storia degli Xiu Xiu? La risposta potrà sembrare un po’ vaga, vorrei averne una più chiara. Allora, io colleziono coltelli a serramanico, ne ho circa 25, due dei quali sono Stiletto italiano Frank Beltrame da 13” con impugnature in corno di bisonte. In realtà i miei hanno impugnature in finto corno di bisonte, ma il titolo era già abbastanza lungo così per specificare anche questo. Negli ultimi dischi, in fase di scrittura e registrazione, ci siamo sempre circondati di alcuni oggetti che servono come (perdonate l’uso di questa parola) “talismani” durante tutto il processo creativo. Non sappiamo perché certi oggetti sembrano trovare la loro strada nel subconscio dei dischi, ma è così. Vogliamo rispettare la Musa senza chiederci perché fa quello che fa o come lo fa, ascoltarla soltanto e seguire al meglio i suoi consigli. Quando è arrivato il momento di trovare un titolo ne ho scritti dieci o dodici su un pezzo di carta e li ho mostrati alla mia compagna di band Angela Seo. Questo titolo era uno di quelli. Lei l’ha subito indicato e ha detto “Questo di sicuro” ed era anche quello che speravo silenziosamente che scegliesse. Ancora una volta: non si può discutere con la Musa, anche se non la capiamo. È giusto dire che questo “cambio di rotta sonora” sia nato anche da un bisogno fisiologico di recupero dopo l’abisso toccato con Ignore Grief? Non direi che lavoriamo in modo così consapevole, ma la tua supposizione è corretta, considerando quanto siano emotivamente diversi questi due dischi. Forse la nostra psiche, per evitare di impazzire, ha bisogno di esplorare altre sfumature della propria espressione, oltre all’intensa violenza e al dolore. Forse l’album ha aperto una strada diversa per garantirci una sorta di sopravvivenza, ma non lo so. E non voglio saperlo. Voglio solo mettermi da parte, senza pensarci troppo, e vedere cosa accade. Vi sentite cambiati? Sono successe molte, MOLTE, MOLTE cose nel mondo nel mentre e durante questi due dischi, quindi sì, decisamente. Dal pop iniziale del primo singolo, Common Loon, alle inflessioni new wave in stile Birthday Party di Piña, Coconut & Cherry – passando per le note progressive presenti in Veneficium –, sono diverse le sonorità esplorate nel disco. Com’è nato il processo creativo dell’album? David Kendrick, il batterista degli Xiu Xiu, ama lo psych rock, un genere che né Angela né io avevamo mai approfondito. Ci ha suggerito di provare a realizzare un disco ispirato a quel mondo, così abbiamo iniziato ad ascoltare alcuni classici del genere e ci sono piaciuti molto. Da lì sono nati i primi demo, di cui eravamo soddisfatti. Poi ho sentito una citazione attribuita a Blixa Bargeld, che si dice abbia pronunciato quando lasciò i Bad Seeds: ‘Non sono entrato in una rock and roll band per suonare rock and roll!’ Quella frase mi ha colpito profondamente. Anch’io non sono entrato in una rock and roll band per suonare rock and roll! Tuttavia, avevamo tra le mani una serie di brani che ci piacevano e, come già detto, non volevamo ignorare ciò che la Musa ci offriva, anche se ci confondeva e sembrava privo di senso. Il disco è nato molto velocemente proprio per questo. Eravamo in uno stato mentale incerto e disorientato, ma

Feb 10, 2025 - 17:14
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Non si discute con la Musa. Intervista agli Xiu Xiu

Il 27 settembre 2024, a distanza di circa un anno dal tenebroso Ignore Grief, gli Xiu Xiu sono tornati con un album inaspettatamente più “leggero”, che potrebbe segnare una svolta stilistica nella loro prolifica carriera.

Si tratta di 13” Frank Beltrame Italian Stiletto with Bison Horn Grips, un lavoro stratificato, ispirato dallo psych rock, che percorre nuove strade, lasciando intravedere qualche bagliore di luce attraverso brani apparentemente lontani dalla claustrofobia che ha sempre contraddistinto il progetto. Fra tracce dal ritmo serrato (Pale Flower, Sleep Blvd) e sferzate pop rock (Common Loon, Veneficium), prende forma un LP sorprendente che, pur aprendosi a nuove soluzioni, conserva la loro anima ipnotica e iconoclasta.

Reduce da questa nuova fatica discografica, la band statunitense – da poco parzialmente trapiantatasi a Berlino – si prepara a tornare in Italia con un tour di quattro date, che partirà il 12 febbraio dalla Santeria Toscana 31 di Milano per concludersi il 15 all’Astro Club di Fontanafredda. Da sempre legati al nostro Paese grazie alla profonda amicizia con i Larsen e alle collaborazioni con La Tempesta Dischi, gli Xiu Xiu approfittano di questa occasione per presentare dal vivo la loro ultima creatura.

A parlarci dell’album è il frontman Jamie Stewart, che, tra un aneddoto e l’altro, riflette sull’operato misterioso della loro Musa ispiratrice — entità sfuggente ma fondamentale, capace ancora una volta di incanalare al meglio la loro creatività.

Il titolo del vostro ultimo album, 13” Frank Beltrame Italian Stiletto with Bison Horn Grips, si riferisce a un particolare tipo di coltello a serramanico prodotto da un’azienda italiana. Come mai una scelta del genere per quello che sembra essere il disco più morbido e “luminoso” della storia degli Xiu Xiu?

La risposta potrà sembrare un po’ vaga, vorrei averne una più chiara. Allora, io colleziono coltelli a serramanico, ne ho circa 25, due dei quali sono Stiletto italiano Frank Beltrame da 13” con impugnature in corno di bisonte. In realtà i miei hanno impugnature in finto corno di bisonte, ma il titolo era già abbastanza lungo così per specificare anche questo.

Negli ultimi dischi, in fase di scrittura e registrazione, ci siamo sempre circondati di alcuni oggetti che servono come (perdonate l’uso di questa parola) “talismani” durante tutto il processo creativo. Non sappiamo perché certi oggetti sembrano trovare la loro strada nel subconscio dei dischi, ma è così. Vogliamo rispettare la Musa senza chiederci perché fa quello che fa o come lo fa, ascoltarla soltanto e seguire al meglio i suoi consigli. Quando è arrivato il momento di trovare un titolo ne ho scritti dieci o dodici su un pezzo di carta e li ho mostrati alla mia compagna di band Angela Seo. Questo titolo era uno di quelli. Lei l’ha subito indicato e ha detto “Questo di sicuro” ed era anche quello che speravo silenziosamente che scegliesse. Ancora una volta: non si può discutere con la Musa, anche se non la capiamo.

È giusto dire che questo “cambio di rotta sonora” sia nato anche da un bisogno fisiologico di recupero dopo l’abisso toccato con Ignore Grief?

Non direi che lavoriamo in modo così consapevole, ma la tua supposizione è corretta, considerando quanto siano emotivamente diversi questi due dischi. Forse la nostra psiche, per evitare di impazzire, ha bisogno di esplorare altre sfumature della propria espressione, oltre all’intensa violenza e al dolore. Forse l’album ha aperto una strada diversa per garantirci una sorta di sopravvivenza, ma non lo so. E non voglio saperlo. Voglio solo mettermi da parte, senza pensarci troppo, e vedere cosa accade.

Vi sentite cambiati?

Sono successe molte, MOLTE, MOLTE cose nel mondo nel mentre e durante questi due dischi, quindi sì, decisamente.

Dal pop iniziale del primo singolo, Common Loon, alle inflessioni new wave in stile Birthday Party di Piña, Coconut & Cherry – passando per le note progressive presenti in Veneficium –, sono diverse le sonorità esplorate nel disco. Com’è nato il processo creativo dell’album?

David Kendrick, il batterista degli Xiu Xiu, ama lo psych rock, un genere che né Angela né io avevamo mai approfondito. Ci ha suggerito di provare a realizzare un disco ispirato a quel mondo, così abbiamo iniziato ad ascoltare alcuni classici del genere e ci sono piaciuti molto. Da lì sono nati i primi demo, di cui eravamo soddisfatti.

Poi ho sentito una citazione attribuita a Blixa Bargeld, che si dice abbia pronunciato quando lasciò i Bad Seeds: ‘Non sono entrato in una rock and roll band per suonare rock and roll!’ Quella frase mi ha colpito profondamente. Anch’io non sono entrato in una rock and roll band per suonare rock and roll! Tuttavia, avevamo tra le mani una serie di brani che ci piacevano e, come già detto, non volevamo ignorare ciò che la Musa ci offriva, anche se ci confondeva e sembrava privo di senso.

Il disco è nato molto velocemente proprio per questo. Eravamo in uno stato mentale incerto e disorientato, ma allo stesso tempo aperti a sperimentare cose che normalmente non avremmo mai fatto. Sebbene sia felice di aver partecipato alla sua realizzazione, questo album rimane per me una sorpresa confusa ma piacevole.

Xiu Xiu
Xiu Xiu

L’ambiguità identitaria che contraddistingue 13” Frank Beltrame Italian Stiletto with Bison Horn Grips si manifesta anche nei videoclip dei primi due singoli estratti, Common Loon e – in particolar modo – Veneficium. Che ruolo pensi che abbiano social come Tik Tok nell’affermazione e nell’esplorazione delle proprie identità?

Non mi interessa e non penso mai ai social media, se non per esserne infastidito.

Quanto ha influito il vostro trasferimento a Berlino sulla produzione del disco?

Una volta iniziato il lavoro, è diventato evidente quanto la nostra precedente città, Los Angeles, fosse per noi una fonte di ispirazione costante—talmente presente da finire per darla per scontata. Se Berlino saprà offrirci lo stesso tipo di stimolo è ancora tutto da scoprire, visto che siamo ancora in una fase esplorativa. Da quando ci siamo trasferiti, abbiamo viaggiato così tanto che non ho ancora avuto modo di ambientarmi abbastanza da lasciare che la città entri nella parte creativa del mio cuore (scusate se suona patetico). È emozionante vedere cosa accadrà, anche se, per ora, rimane un enigma.

Per la prima volta, però, non abbiamo uno studio in casa e dobbiamo uscire per raggiungerlo (quando dico noi, intendo Angela e me, mentre Dave è ancora a Los Angeles). Questo cambia radicalmente il nostro approccio: è più simile a varcare un portale per poi richiuderlo dietro di noi, anziché averne uno sempre aperto. Quali conseguenze avrà questo metodo sul nostro processo creativo resta ancora un mistero.

E quanto ha influenzato, invece, la tua vita privata?

Adattarmi è stato molto più difficile di quanto immaginassi. Sono stato a Berlino centinaia di volte e pensavo di averla capita, ma viverci è tutt’altra cosa. Avrei dovuto aspettarmelo, eppure non l’ho fatto.

Non posso fare a meno di confrontare ancora una volta Los Angeles e Berlino: sono l’una l’opposto dell’altra sotto molti aspetti. Ciò che amo di una, lo detesto dell’altra, e viceversa.

Cosa ne pensi della scena artistica/culturale di Berlino?

Non esco molto, ma quando lo faccio è sempre interessante. Una cosa che apprezzo, da americano, è l’esistenza di un intero museo dedicato all’arte religiosa europea medievale, il Bode—una realtà impensabile negli Stati Uniti.

Al di là dei cliché sulle feste, Berlino ha una storia incredibilmente bizzarra e unica. Se ne parla meno di quanto si dovrebbe, ma il nazismo prima e la successiva divisione della città in due blocchi contrapposti durante la Guerra Fredda non hanno avuto eguali in nessun altro luogo al mondo. Per un outsider, queste correnti restano tuttora percepibili.

Come ti senti in Europa? Come ti senti quando vieni in Italia?

Mi sento sicuramente più rilassato in Europa—è bello stare in un posto con così poche armi! L’Italia è il mio paese preferito nel continente. Non voglio trasferirmi lì, ed è proprio questo a renderla speciale. Le persone sono accoglienti, il cibo è straordinario, l’architettura è meravigliosa. Amo stare lì: è una sensazione fisica molto precisa, ma difficile da descrivere, qualcosa che non provo in nessun altro luogo.

13” Frank Beltrame Italian Stiletto with Bison Horn Grips è uscito il 27 settembre, un anno e mezzo dopo Ignore Grief, e ora siete già impegnati in un tour promozionale che vi terrà occupati fino a maggio 2025. Come riuscite a essere sempre così prolifici e produttivi? Qual è il vostro segreto?

Probabilmente mi farei saltare il cervello se non lavorassi costantemente alla musica. Il mio segreto? Sono pazzo, ma spero anche di autoconservarmi. Per fortuna, amo la musica — ed è proprio questo a tenermi in vita.