Nirmal Purja è innocente. L’Himalayan Times punito per calunnia
Dopo un’inchiesta approfondita, il quotidiano del Nepal viene punito per aver calunniato con 17 articoli “prevenuti e fuorvianti” l’alpinista più famoso del Paese. Che ora si toglie qualche sassolino dalla scarpa L'articolo Nirmal Purja è innocente. L’Himalayan Times punito per calunnia proviene da Montagna.TV.

Eroe, simbolo del Nepal che vince, imprenditore di successo. E poi, all’improvviso, organizzatore di spedizioni scorretto e predatore sessuale. Poche persone, nella storia dell’alpinismo, hanno visto la loro immagine cambiare rapidamente come Nirmal Purja “Nimsdai” per le cronache e gli amici.
Parliamo di un uomo che ha stupito il mondo nel 2019 con la sua collezione dei 14 “ottomila” del pianeta saliti in soli 189 giorni, e ancora nel 2021 con la partecipazione (unico senza ossigeno in bombola) alla prima invernale del K2 insieme ad altri nove alpinisti nepalesi.
E che invece, nella primavera del 2024, è stato prima accusato di due scorrettezze alpinistiche sull’Everest. E poi, cosa ovviamente più grave, di molestie sessuali nei confronti di due donne – una finlandese e una statunitense – che avrebbero dichiarato di avere subito delle pesanti avance da Nirmal Purja, rispettivamente a Kathmandu e durante una spedizione al K2.
A mettere Nimsdai sul banco degli imputati è stata una lunga (17 articoli!) campagna di stampa dell’Himalayan Times, quotidiano in lingua inglese di Kathmandu, e addirittura un articolo del New York Times, uno dei giornali più autorevoli del mondo.
Invece Nirmal Purja è innocente. A dichiararlo, venerdì 7 marzo, è stato un comunicato del Press Council, il Consiglio della Stampa del Nepal. Dopo un’inchiesta iniziata lo scorso 4 ottobre, una task force ha deliberato che gli articoli pubblicati dall’Himalayan Times contro “il famoso alpinista Nirmal Purja” erano “prevenuti e fuorvianti”, e contenevano delle “affermazioni infondate”.
La decisione è stata presa dopo che Forza, l’agenzia di proprietà di Purja, aveva presentato una querela contro il quotidiano di Kathmandu. La delibera, presa il 20 febbraio 2025, sostiene che gli articoli pubblicati “erano unilaterali e sbilanciati, e puntavano a creare odio, discriminazione e potenzialmente danni alle persone”.
Il Press Council ha deliberato ai sensi del Codice di Condotta dei Giornalisti in vigore in Nepal dal 2016. Di conseguenza, l’Himalayan Times e il suo sito web thehimalayantimes.com sono stati posti su una lista nera (“blacklisted” in inglese). Ciò impedirà in futuro al Governo di Kathmandu di finanziare le due testate con pagine e inserzioni a pagamento.
“La decisione del Press Council è un momento storico per i media nepalesi, e manda un messaggio chiaro sull’importanza di un giornalismo responsabile” ha commentato per primo Nepalverifiednews.com, seguito con toni analoghi da altri siti di Kathmandu.
Durissimo, com’era logico aspettarsi, anche il comunicato diffuso da Nirmal Purja attraverso Facebook e Instagram. “Finalmente giustizia? Dopo quasi un anno di continue battaglie legali, il Press Council del Nepal ha punito l’Himalayan Times per aver pubblicato delle notizie infondate. Almeno 17 articoli di disinformazione sono stati pubblicati, mentre il mio team legale non ha mai avuto diritto di replica” scrive l’alpinista.
“Le fake news hanno pesantemente colpito la mia vita, la mia famiglia e il mio lavoro. La giustizia è un concetto complesso, soprattutto quando il danno è già stato fatto. La disinformazione può avere conseguenze tragiche, e anche costare delle vite. Se l’omicidio ha delle conseguenze, perché non ne deve avere anche l’assassinio di una figura pubblica?” prosegue Nirmal Purja.
“Vorrei anche approfittare dell’occasione per esprimere la mia più profonda gratitudine a quelli che mi hanno voluto bene e supportato in questo viaggio” continua l’alpinista. “Sono un uomo integro, mi sono formato attraverso la mia eredità culturale e la mia appartenenza alle Forze Speciali del Regno Unito. I miei valori restano intatti, il vostro supporto significa tutto”.
Resta in piedi – e non è cosa da poco – la questione dell’articolo pubblicato dal New York Times. Nirmal Purja consiglia a chi lo segue di ascoltare attraverso il portale Spotify il podcast che contiene una sua intervista in materia. Arriverà una sentenza a favore di Nimsdai anche da un tribunale a stelle e strisce? Ci auguriamo con tutto il cuore di sì.
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