Intervista ai Coma_Cose: “Il nostro è un progetto nato dall’esigenza di condividere creatività”

Intervista ai Coma_Cose che, dopo un Festival di Sanremo più che positivo, tornano con il nuovo album Vita Fusa. L'articolo Intervista ai Coma_Cose: “Il nostro è un progetto nato dall’esigenza di condividere creatività” proviene da imusicfun.

Mar 7, 2025 - 10:47
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Intervista ai Coma_Cose: “Il nostro è un progetto nato dall’esigenza di condividere creatività”

Intervista ai Coma_Cose che, dopo un Festival di Sanremo più che positivo, tornano con il nuovo album Vita Fusa. Qui il link per l’acquisto di una copia fisica.

Vita Fusa è un album intimo e poliedrico che esplora nuove sfumature sonore tra ballad e sperimentazione. Fin dalla copertina, con un tenero gattino bianco, emerge la loro vena poetica e simbolica: il titolo richiama le fusa feline, la fusione artistica e affettiva, ma anche il burnout emotivo.

Questo quinto album segna un punto di svolta nel loro percorso, celebrando dieci anni di carriera e rievocando gli inizi umili fino ai grandi concerti di oggi. Vita Fusa unisce psichedelia raffinata, ironia e poesia, confermando la capacità del duo di raccontare sé stessi e il mondo che li circonda.

Questa la tracklist.

QUANTO TI HO CONOSCIUTO
CUORICINI
DUE GATTI A MILANO
CANZONE CHILL
MALAVITA
POSTI VUOTI 
HONOLULU
SALICI
G.O.O.D.B.Y.E.

I Coma_Cose inoltre incontreranno il loro pubblico in due instore previsti per l’11 marzo a Milano (ore 17:30 – Mondadori Duomo) e il 12 marzo a Roma (17:30 – Discoteca Laziale).

Intervista ai Coma_Cose

“Vita Fusa” è il vostro nuovo album, un titolo che racchiude molteplici significati: dalle fusa dei gatti alla fusione artistica ed emotiva, fino al burnout della vita quotidiana. Cosa rappresenta questo disco nel vostro percorso artistico?
È un disco che mette un punto su quello che siamo oggi e crea anche un filo di Arianna con il passato. Non a caso siamo qui sui Navigli, a pochi passi da dove abitavamo dieci anni fa e dove tutto è iniziato. Ci piaceva ripartire da qui per raccontare la nostra storia condivisa, un vero e proprio diario di bordo che ha dato vita alla creatività di questo disco.

Il disco si apre con una proposta di matrimonio e si chiude con “Ti sposerò una volta all’anno”. Oggi è raro trovare album con una tracklist pensata come un racconto organico. Il vostro invece sembra avere un flusso ben preciso.
È un atto di libertà. Questo disco non segue necessariamente logiche di mercato, ma è strutturato in modo che i brani dialoghino tra loro. Sopra una parte di singoli già editi con un sound più up-tempo, abbiamo costruito un linguaggio più intimo e riflessivo, che si è sviluppato nel corso di un anno di scrittura.

Uno degli aspetti più interessanti è l’equilibrio tra intimità e sperimentazione sonora. Come siete riusciti a trovare questa formula, ormai diventata il vostro marchio di fabbrica?
È qualcosa che fa parte del nostro background. Nei nostri lavori c’è sempre stata un’influenza psichedelica, con riferimenti agli anni ‘60, ‘70 e ‘90. Questo disco è diviso tra tre singoli già editi, molto diversi tra loro, e il resto del lavoro che ha un’amalgama più coerente, pur mantenendo delle differenze stilistiche. Usiamo strumenti che ci appartengono e che caratterizzano la nostra produzione.

Con l’ultimo Sanremo avete cercato di riportare il percepito dei Coma Cose alle origini?
Sì, con Sanremo abbiamo voluto ribadire il nostro “peccato originale”, che a volte viene distorto o non compreso fino in fondo. Il nostro è un progetto nato dall’esigenza di condividere creatività. Ogni volta buttiamo nuovi ingredienti in questo shaker, e ciò che ne esce cambia, ma la sostanza rimane la stessa.

Parlando di suoni, mi ha colpito molto il sax in un brano e il pezzo “Goodbye”, che ha un sound anni ‘90 davvero potente. È uno di quei brani che da solo vale l’acquisto del disco.
Per noi ogni brano è come un figlio, quindi è difficile sceglierne uno preferito. Ma “Goodbye” è stato sicuramente un pezzo che ci ha dato grande soddisfazione.

Nel brano “Quando ti ho conosciuto” dite: “Le classifiche dei dischi in cui muoiono gli artisti”. Cosa significa questa frase?
È una frase forte, che sentiamo profondamente. Viviamo in un’epoca in cui la velocità imposta dal mercato spesso si scontra con la sperimentazione e la libertà creativa. La necessità di pubblicare continuamente può andare a scapito della qualità. Con questa frase volevamo sottolineare il rischio di una bulimia di consumo musicale, che può mettere in difficoltà gli stessi artisti.

Nel disco c’è anche “HONOLULU”, un brano che porta i Coma_Cose in una dimensione ancora più elevata. Può essere il simbolo di una maturazione artistica e di una nuova libertà compositiva?
HONOLULU è un brano sociale, racconta uno spaccato di mondo che ha toccato tutti in qualche modo. Ha immagini crude, ma un sound up-tempo che smorza il peso del testo, portando con sé un messaggio di speranza, di rinascita e di sospensione del giudizio. Questa sospensione del giudizio è un tema che ritorna spesso nel disco.

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