Il Cammino delle Terre Sospese: 92 km tra borghi e vigneti della Val di Cembra
Suddiviso in sei tappe, il percorso inaugurato nei mesi scorsa tocca tutti i paesi della vallata trentina. Un’idea nata dal basso, per rivitalizzare un territorio che vale la pena scoprire passo dopo passo L'articolo Il Cammino delle Terre Sospese: 92 km tra borghi e vigneti della Val di Cembra proviene da Montagna.TV.

Inaugurato ufficialmente lo scorso 5 ottobre, ma già in pentola dal 2022, il Cammino delle Terre Sospese è un unicum del territorio trentino, per due motivi fondamentali: si tratta del primo cammino a tappe della Val di Cembra ed è nato da un’azione totalmente bottom-up, su base volontaria.
«Nel 2021, con la pandemia ancora mordente, abbiamo iniziato a ragionare come comunità sul futuro della nostra vallata», racconta Marco Vettori, presidente dell’associazione Destinazione Val di Cembra ETS, costituitasi per dare continuità legale e burocratica al progetto. «Eravamo un gruppo informale di amministratori, semplici cittadini impegnati nel volontariato, ma anche produttori, impiegati ed artigiani. Il minimo comun denominatore che ci univa era l’attaccamento al nostro territorio e la conseguente intenzione di sviluppare strategie adatte a risolvere le criticità che riscontravamo». Criticità anzitutto legate al significativo calo demografico e allo spopolamento della valle, ma anche a problematiche di natura più viabilistica e connesse al senso di comunità. «La Val di Cembra è stata caratterizzata nel tempo da economie di natura diversa», spiega Elisa Travaglia, vicepresidente del sodalizio. «Viticoltura in prima battuta, con i nostri prestigiosi terrazzamenti, ma anche le cave di porfido, ora in crisi da alcuni anni, e la posizione strategica che ci pone come una sorta di cuscinetto fra il capoluogo e le valli di Fiemme e Fassa, decisamente più frequentate dal punto di vista turistico».
Una comunità unita per raggiungere un obiettivo importante
Un’eterogeneità che può essere intesa come punto di forza, ma che negli anni ha spesso diviso piuttosto che unire. «Obiettivo primario di quelle prime riunioni» prosegue Vettori, «era dunque il ripristino di un senso di comunità che potesse essere foriero di benessere, in primis per la popolazione e poi anche per chi decideva di visitare il nostro territorio e le sue bellezze». Ovvero, le contrade dei diversi borghi, gli avvolti e le antiche fontane, le chiesette medievali, gli arditi muri a secco a sostegno dei campi terrazzati e gli svariati collegamenti rurali fra masi, mulini, fucine e segherie. «Già soltanto a pensarle», continua Travaglia, «abbiamo capito come le nostre bellezze turistiche e paesaggistiche fossero connotate da un richiamo preciso: quello del cammino. Pensare di unire una valle intera attraverso un gesto tanto semplice quanto significativo ci sembrava il progetto più azzeccato e al contempo unitario possibile».
Fu così che il gruppo di lavoro si mise all’opera, su tre fronti principali: quello più pratico, per individuare il percorso migliore, quello culturale, che ragionasse sui valori intrinsechi al progetto, e quello finanziario, con il supporto di Acli Trentine e della Cassa di Trento.
«Per quanto riguarda il primo aspetto», racconta Vettori, «abbiamo cercato di usufruire di sentieri già esistenti, salvo in qualche caso, dove abbiamo ripristinato antiche tracce per riuscire a collegare i luoghi caratteristici, che più pensavamo potessero interessare Anche dal punto di vista culturale, l’obiettivo era quello di collegare fra loro tutti i paesi della valle, non escludendone nessuno, e l’elaborazione di un percorso ad otto, costituito cioè da due anelli che sembrano autonomi ma che nella realtà sono un unico itinerario, ci sembrava il giusto compromesso verso chiunque avesse voglia di approcciare quest’avventura, anche con una preparazione minore rispetto a quella necessaria per compiere interamente il tragitto».
I valori autentici del territorio sono il filo conduttore del Cammino
Sui valori che il cammino vuole trasmettere, agli abitanti della valle e ai suoi visitatori, si è a lungo discusso e ancora se ne parla, grazie all’organizzazione da parte dell’associazione – che oggi vanta 170 soci aderenti fra gli abitanti della valle – di alcune serate a tema, durante le quali sono stati individuati sette temi da sviscerare e modulare sulla quotidianità: l’ecologia, l’intraprendenza, la restanza, la cultura locale, l’identità, l’equità e l’accoglienza. «Pensiamo che si tratti di valori capaci di accomunare tutti gli abitanti delle terre alte, soprattutto di zone simili alla nostra: abituate cioè ad un certo isolamento e disposte ad aprirsi verso un turismo che sia quanto più slow possibile, oltre che integrato alla comunità», commenta Travaglia.
Per questo, i servizi e i pernotti fra una tappa e l’altra sono spesso caratterizzati dalla spontaneità propria di un vicinato di montagna: caffè e momenti di ristoro offerti direttamente nelle case private degli abitanti, sistemazioni in b&b familiari o camere in affitto. Tutto perfettamente pianificabile grazie al sito web del cammino, dov’è possibile trovare anche descrizioni puntuali su tutti i luoghi d’interesse: dalle piramidi di Segonzano al Museo del porfido, passando per il lago Santo e il roccolo del Sauch, esempio unico di ingegno agreste, utilizzato in tempi non troppo remoti per catturare gli uccelli migratori e cibarsene.
Le tappe del Cammino
PRIMA TAPPA – da Lavis a Lisignago (12,5 km, D+ 750 metri)
SECONDA TAPPA da Lisignago a Segonzano (15 km, D+ 820 metri)
TERZA TAPPA da Segonzano a Sover (15,5 km, D+ 800 metri)
QUARTA TAPPA – da Sover a Grumes (13 km, D+ 670 metri)
QUINTA TAPPA – da Grumes a Lona (19 km, D+ 720 metri)
SESTA TAPPA – da Lona a Lavis (16,5 km, D+ 415 metri)
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