Ghisallo: la salita leggendaria tra storia, fede e ciclismo
La salita del Ghisallo è una delle ascese più celebri e affascinanti del Nord Italia, se non dell’intera nazione. Pur non essendo un passo alpino e senza presentare pendenze o distanze estreme, il suo fascino risiede nella storia straordinaria e ricca di emozioni che la caratterizza, risalente ai primi anni del Novecento, e nella sua […] L'articolo Ghisallo: la salita leggendaria tra storia, fede e ciclismo proviene da Viaggi in Bici.

La salita del Ghisallo è una delle ascese più celebri e affascinanti del Nord Italia, se non dell’intera nazione. Pur non essendo un passo alpino e senza presentare pendenze o distanze estreme, il suo fascino risiede nella storia straordinaria e ricca di emozioni che la caratterizza, risalente ai primi anni del Novecento, e nella sua iconica chiesetta, custode di preziosi cimeli ciclistici.
Il Giro di Lombardia affrontò per la prima volta il Ghisallo nel 1919, quando la strada era ancora sterrata e caratterizzata da una serie interminabile di tornanti. Quella fu una delle edizioni più dure della corsa: vinse Costante Girardengo e solo otto ciclisti riuscirono a concludere la gara. Erano gli anni del ciclismo eroico, fatto di maglie di lana e tubolari portati a tracolla.
Il mito del Ghisallo nacque proprio in quell’epoca e, con il passare degli anni, si consolidò sempre di più. La svolta arrivò il 13 ottobre 1949, quando Papa Pio XII proclamò la Madonna del Ghisallo patrona dei ciclisti. Si racconta che, durante l’arrivo del Giro d’Italia a Roma, il pontefice chiese a Gino Bartali come fosse riuscito l’anno precedente a ribaltare il Tour de France e trionfare in Francia. Il campione rispose che il merito andava alla Madonna, riferendosi proprio alla Madonna del Ghisallo.
In realtà, la proclamazione della Madonna come protettrice dei ciclisti fu il risultato dell’impegno di don Ermelindo Viganò, parroco di Magreglio dal 1944 al 1985, che ottenne l’ufficializzazione durante un’udienza privata con il Papa. Da Roma partì una fiaccola, trasportata in staffetta da diversi ciclisti che avevano partecipato al Giro d’Italia, fino a raggiungere la chiesetta del Ghisallo, dove fu consegnata dagli ultimi due tedofori: Fausto Coppi e Gino Bartali.
Dal punto di vista tecnico, la salita misura circa 10 km e parte da Bellagio (202 m) con una pendenza iniziale superiore al 10%. I primi chilometri sono durissimi, costringendo i ciclisti a un intenso sforzo muscolare fin da subito. Dopo il passaggio ai Mulini del Perlo (355 m), la strada prosegue con una serie di tornanti immersi nei boschi, mantenendo pendenze tra l’8% e il 9%. Poco più avanti si incontra una fontanella, ma fermarsi significa perdere il ritmo della scalata.
Raggiunta la chiesetta di Guello, il percorso si addolcisce leggermente fino al centro di Civenna (627 m), spesso affollato nei giorni festivi. Qui è possibile rallentare e recuperare energie prima dell’ultima impegnativa parte della salita. Dopo un breve tratto pianeggiante, la strada riprende a salire con gli ultimi 1600 metri ricchi di curva e con pendenze comprese tra l’8% e il 9%.
L’ultimo rettilineo rivela in lontananza la chiesetta della Madonna del Ghisallo (754 m): l’adrenalina cresce, e gli ultimi colpi di pedale sono carichi di fatica e determinazione. Accanto alla chiesetta si trova anche il celebre Museo del Ciclismo, un luogo di culto per gli appassionati delle due ruote.
In totale, 24 curve, 17 tornanti e un dislivello di 533 metri.
Se la giornata è limpida, dalla cima si possono ammirare le Grigne, il Resegone e, più in lontananza, il Legnone, e continuare a pedalare su percorsi bellissimi.
L'articolo Ghisallo: la salita leggendaria tra storia, fede e ciclismo proviene da Viaggi in Bici.