Brutte notizie per i furbetti: Spotify craccato non funziona più
Spotify craccato non funziona più? Ecco cosa sta succedendo alle versioni pirata dell’app. Come noto, il 3 marzo sono comparse in rete diverse segnalazioni da parte di utenti che non riuscivano più a utilizzare il servizio di streaming musicale. Segnalazioni che sono continuate anche nei giorni successivi (ne abbiamo parlato qui). Quello che fa sorridere […] L'articolo Brutte notizie per i furbetti: Spotify craccato non funziona più proviene da All Music Italia.

Spotify craccato non funziona più? Ecco cosa sta succedendo alle versioni pirata dell’app.
Come noto, il 3 marzo sono comparse in rete diverse segnalazioni da parte di utenti che non riuscivano più a utilizzare il servizio di streaming musicale. Segnalazioni che sono continuate anche nei giorni successivi (ne abbiamo parlato qui).
Quello che fa sorridere è che a lamentarsi fossero, in realtà, quasi solo utenti che usavano la versione craccata della piattaforma. Il che rappresenta, inutile dirlo (ma forse non troppo), un’azione illegale.
Se infatti i problemi su Spotify sono stati risolti e la piattaforma funziona correttamente, il problema persiste per chi utilizza la versione pirata. Sui social, in particolare su X, sono comparsi post al limite della disperazione da parte di chi, pur non pagando il servizio – e quindi danneggiando gli artisti, soprattutto quelli emergenti – ora non può più accedere alla sua musica.
Tipici controsensi di questo Paese, verrebbe da dire.
Ma cosa sta succedendo realmente? Spotify ha bloccato definitivamente la sua versione pirata?
Spotify e la guerra alle versioni craccate
La battaglia di Spotify contro la pirateria non è una novità. Già a novembre 2024, la piattaforma aveva preso provvedimenti per contrastare la diffusione di Spotify Mod, la versione modificata che permetteva agli utenti di accedere gratuitamente ai vantaggi di Spotify Premium.
Tra le mosse attuate dall’azienda c’erano:
- Blocchi sugli account pirata, con il rischio di disattivazione permanente.
- Aggiornamenti delle API per impedire il funzionamento delle mod.
- Modifiche al codice dell’app, rendendo più difficile la creazione di nuove versioni craccate.
Nonostante questi tentativi, molte mod hanno continuato a circolare nei marketplace alternativi, permettendo agli utenti di aggirare i limiti imposti da Spotify.
Quindi, quanto accaduto è un blocco definitivo o un semplice test?
Un blocco definitivo o un test?
Se Spotify ha deciso di intensificare la sua lotta alla pirateria, potrebbe aver incluso l’Italia in un test più ampio per bloccare definitivamente le versioni modificate dell’app.
Secondo alcuni messaggi apparsi su forum e community di pirati, la mod di Spotify sarebbe stata “compromessa” da una serie di test A/B attivati dalla piattaforma. Si tratta di un sistema che Spotify utilizza per sperimentare nuove funzionalità, ma che in questo caso sembra avere l’effetto collaterale di bloccare le versioni craccate.
Altri ancora ipotizzano che Spotify abbia deciso di adottare il Play Integrity API di Google, un sistema che verifica se un’app è stata modificata o sta girando su un dispositivo non autorizzato. Questo sistema è già stato adottato da altre applicazioni per bloccare le versioni pirata su Android.
Se così fosse, significherebbe che gli utenti che hanno installato Spotify craccato non potranno più accedere ai propri account senza scaricare la versione ufficiale dall’App Store o dal Google Play Store.
Spotify craccato è davvero morto?
Nonostante le difficoltà, gli utenti della versione pirata sembrano non voler rinunciare così facilmente. Alcuni hanno già trovato soluzioni alternative per rientrare nell’app modificata, ma spesso a costo di perdere tutti i dati, incluse playlist e preferiti.
Vale davvero la pena rischiare la sicurezza del proprio dispositivo – dato che le versioni modificate contengono spesso virus e malware – per evitare un abbonamento mensile?
Pagare una somma che equivale al costo di una pizza e una birra è davvero così oneroso o semplicemente si segue la stessa logica che ha dato origine alla pirateria? Ovvero: perché pagare qualcosa che posso avere gratis?
Domande che si intrecciano con un tema più ampio: quando verrà riconosciuto in maniera concreta che la musica è un lavoro?
Creare musica richiede tempo e denaro. Un tempo si acquistavano CD e vinili, dando un valore economico ai dischi scelti, mentre oggi – con tutta la musica del mondo disponibile al prezzo di un solo CD – sembra che non basti mai.
Cambiare questa mentalità è la vera sfida dell’era digitale.
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