Atelier Yumia The Alchemist of Memories & the Envisioned Land Recensione: l’alambicco è esploso!
Atelier Yumia The Alchemist of Memories & the Envisioned Land è il nuovo e fin troppo rivoluzionario capitolo della ormai quasi trentennale saga ruolistica nipponica amata da milioni di fan in tutto il mondo. Si, perché bisogna tornare al 1997 per trovare le origini del delizioso franchise targato GUST ed edito da Koei Tecmo Games. Stavolta, […] L'articolo Atelier Yumia The Alchemist of Memories & the Envisioned Land Recensione: l’alambicco è esploso! proviene da Vgmag.it.


Atelier Yumia The Alchemist of Memories & the Envisioned Land è il nuovo e fin troppo rivoluzionario capitolo della ormai quasi trentennale saga ruolistica nipponica amata da milioni di fan in tutto il mondo. Si, perché bisogna tornare al 1997 per trovare le origini del delizioso franchise targato GUST ed edito da Koei Tecmo Games. Stavolta, però, è stato compiuto un piccolo passo falso, o perlomeno così verrà percepito dallo zoccolo duro dei fan storici. A volte uno sviluppatore sente il bisogno di rinnovare, altre di andare sul sicuro e proseguire per la strada già segnata. Sono scelte, che potranno o meno piacere al pubblico, indubbiamente, e che, volenti o nolenti, denotano però coraggio o insicurezza. Andiamo a scoprire insieme gli ingredienti di questa modernissima pozione alchemica sopraffina, da noi provata su Nintendo Switch. Ma attenti alle esplosioni indesiderate!
Atelier Saga, un bisogno di rinnovarsi, in vista dei trenta anni di carriera
Atelier Yumia The Alchemist of Memories & the Envisioned Land è il lunghissimo titolo (per la gioia di chi deve lottare ogni giorno con le ferree regole del SEO) scelto per l’ultima installazione di una saga leggendaria, forse meno nota al grande pubblico di altri nomi altisonanti come sua maestà Final Fantasy o il granitico Dragon Quest, ma altrettanto ricca di capitoli davvero eccezionali. Non mancano, certo, gli alti e bassi, ed a volte nel lungo corso del franchise si sono visti episodi meno riusciti di altri, ma il carisma della Atelier Saga è sempre decisamente alto. Tutto parte, come dicevamo nel cappello della recensione, da un episodio leggendario, ovvero Atelier Marie: Salburg no Renkinjutsushi, datato 1997, che ha graziato i circuiti a 32 bit di PlayStation e Saturn (dove è presente una notevole edizione Plus) ma che per decenni è rimasto relegato al solo territorio nipponico, e precluso a chi non masticava la lingua giapponese. Solo nel 2023, dopo “soli” 26 anni di attesa, lo abbiamo potuto giocare localizzato in inglese, col titolo di Atelier Marie Remake The Alchemist of Salburg. Dal debutto della saga ad oggi si sono visti moltissimi sequel dopo la trilogia originale, che sceglie di mettere il nome delle splendide protagoniste femminili dopo il nome Atelier. Elie e Lillie per il secondo e terzo episodio sulla prima PlayStation e così via. Spesso, all’interno della serie, si vedono interessanti archi narrativi che proseguono delle trame proprie, come la iniziale Serie Salburg, la successiva Serie Gramnad dei primi anni duemila, la splendida Serie Iris, e la Serie Arland, senza farsi mancare bellissimi spin-off come gli indimenticabili due episodi Mana Khemia, titoli di culto uscito su PlayStation 2, che riprendono ed espandono la trilogia Iris.
Una serie longeva, che ha attraversato ben cinque generazioni videoludiche per reincarnarsi periodicamente con nuovi episodi, i quali, pur legati tra loro da archi narrativi, sono giocabili anche singolarmente, senza bisogno di conoscere necessariamente l’intera saga. Se avete iniziato quindi a conoscere l’universo alchemico del leggendario sviluppatore nipponico GUST solo con le più recenti Serie Dusk, Serie Mysterious e Serie Secret, quella attuale che narra la eccezionale trilogia di Ryza, per i meno esperti, uscite in epoca PlayStation 4, dal 2013 in poi, non temete. A differenza di Final Fantasy, che propone in ogni capitolo personaggi e trame diverse, segue le evoluzioni tecniche e cerca di dare sempre un nuovo inizio, Atelier Saga ha un approccio diametralmente opposto, fin troppo conservativo, e di fatto il gameplay e l’approccio narrativo, tranne blande varianti, resta sempre identico a se stesso. Per la felicità, ovviamente, della “vecchia guardia” dei giocatori di ruolo tradizionali, che odiano i cambiamenti, e vorrebbero che tutto fosse rimasto come tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, ovvero la cosiddetta “RPG Classics Golden Era“. Per contro, lo ammettiamo pure noi retrogamer incalliti, a volte si sente il bisogno di qualcosa di nuovo, ed ecco che GUST ha, in questo capitolo, operato una scelta drastica, sfornando un titolo forse divisivo, che piacerà poco a chi ama le tradizioni, ma che potrebbe, sulla carta, attirare nuovi utenti per una saga ormai percepita come “vecchia” dalle nuove generazioni. Il nuovo capitolo, fin dal suo annuncio, con tanto di demo disponibile, che trovate in questa pagina, ha subito destato notevoli curiosità.
Atelier Yumia The Alchemist of Memories & the Envisioned Land: addio al passato!
Appena acceso il Nintendo Switch, console ibrida e fiera di esserlo, dopo un download di gioco lungo ma non estenuante, si resta spiazzati dall’impostazione dell’ultima fatica del blasonato team di sviluppo nipponico. Non si tratta solo di un nuovo arco narrativo rispetto alla precedente trilogia di Ryza, fra l’altro tra le più amate dal pubblico, ma anche di scelte forti, controverse, e spiazzanti, soprattutto in considerazione dell’immobilità di un genere, quello degli RPG di impostazione giapponese che porta spesso a forti critiche, basti pensare alla svolta action dell’ultimo Final Fantasy, che ha spezzato in due critica ed utenza. Da molti definito un “pessimo” Final Fantasy, ma un ottimo gioco a prescindere. Dite dunque addio alle lunghissime (ed in parte estenuanti, lo ammettiamo) introduzioni di trama infinite, che raccontano per filo e per segno ogni premessa narrativa del gioco in corso. Troviamo infatti la nuova ed affascinante protagonista femminile, Yumia, già nel pieno dell’azione, senza deliziarci per ore su chi sia, perché sia lì e cosa faccia nella vita! Con tanto di dungeon lineare in cui imparare le tecniche base del combattimento, senza i soliti lunghissimi tutorial.
Prima di gridare allo scandalo ed impugnare torce e forconi per andare a protestare sotto gli uffici di KOEI TECMO GAMES (che si trova nel palazzo chiamato KT Building, al 4-3-6 Minatomirai, Nishi-ku, Yokohama, Kanagawa, 220-8503, per chi volesse comunque prendere il primo volo per il sol levante), cerchiamo di capire le scelte editoriali che hanno portato ad una simile svolta. Avete presente quando Doctor Who, dopo i fasti di Peter Capaldi, ha presentato un nuovo dottore diverso, in particolare la prima donna della serie, che era restia a parlare del passato, e con un carattere introverso? Ebbene, il successo di pubblico è stato molto basso, ma era da premiare la scelta forte di voler cambiare, per una volta, le carte in tavola. Di fatto in Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land si è cercato di snellire la trama, evitando le classiche narrazioni lunghe, con infinite introduzioni, ma soprattutto si è spinto forte l’acceleratore sulla componente ACTION, che ora ha “contaminato” praticamente ogni elemento del gameplay. Dispiace dirlo, ma praticamente tutti gli elementi caratterizzanti degli Atelier classici sono di fatto spariti.
Guai a chi dell’alchimia s’innamora, perde il tempo, il cervello e va in malora. (Proverbio tradizionale del Rinascimento)
Fuggite, classicisti all’ascolto! Praticamente nulla è rimasto dell’Atelier classico, purtroppo. Restate solamente se amate le sfide, le novità ed il coraggio di stravolgere le fondamenta della saga, dopo oltre quindici capitoli principali all’attivo. Le novità strutturali, per chi ama le sorprese, sono davvero tantissime. Partiamo subito dall’impostazione Dark dei personaggi e della trama. A differenza dell’atmosfera di fatto quasi sempre leggera dei classici del passato della saga, infatti, questo nuovo episodio ama parecchio mostrare il “lato oscuro” dei suoi protagonisti, proponendo, di fatto, non solo trame più adulte del solito ma anche personaggi più controversi. Non una totale novità, essendo presenti anche in episodi del passato, benché non abbiano mai preso prima il sopravvento rispetto al setting base, usualmente leggero e divertente, anche nei momenti che tendevano alla serietà. In Atelier Yumia The Alchemist of Memories & the Envisioned Land la componente drammatica ed i suoi personaggi dai tratti macabri ed oscuri fanno davvero la parte del leone. Questo rende il titolo più simile ai moderni JRPG attuali, dall’impostazione adulta, certo, ma di fatto va davvero a snaturare lo “Spirito Atelier” che conosciamo dal 1997.
Un secondo importante punto di svolta rispetto al passato è poi il ruolo marginale dell’Alchimia, ormai ridotta ad una componente accessoria, e legata solo ad alcuni aspetti del gioco, peraltro secondari! Già dalla trama si vede come essa sia diventata un potere temuto da tutti, per via di alcuni alchimisti malvagi che, come scopriremo, dalla pur interessante storia, hanno portato il popolo ad aver paura della magia alchemica. Lasciatecelo dire, la trovata è una cosa quasi offensiva per la categoria, visto che le splendide protagoniste femminili hanno sempre avuto l’argomento come loro sogno, e diventare alchimista era considerato come un punto di arrivo fondamentale nell’universo narrativo di Atelier Saga. Ebbene si, proprio l’ALCHIMIA, granitico pilastro della saga stessa, è vista in secondo piano, la magia alchemica, nella trama, è un potere quasi proibito, ed è per questo che la stessa Yumia viene controllata a vista dalle guardie, data proprio la sua natura di alchimista! Ma come si usano quindi i poteri alchemici? Scordatevi l’iconico calderone! In pratica sono presenti principalmente nella componente secondaria della Fase Crafting. Grazie al miscuglio degli elementi, anche acquistabili da specifiche botteghe, che man mano che si procede nel gioco portano a risultati sempre più complessi. Costruire case, accessori, muri personalizzati, e tanto altro, da utilizzare all’interno del mondo, risulta un vero gioco nel gioco.
Atelier Yumia The Alchemist of Memories & the Envisioned Land: adieu l’Atelier classique, bienvenue à l’action Mot Ouvert!
Intendiamoci, queste aggiunte al gameplay sono molto accattivanti e piaceranno di sicuro a chi ama i titoli basati su trame adulte e costruzione estrema di oggetti e casette, ma certo, soprattutto la seconda, stona parecchio con quello che “dovrebbe essere”, secondo la tradizione, un classico JRPG. Spesso, è dura ammetterlo, per svecchiare una formula classica, si rischia di snaturarla, e quindi di far storcere il naso ai fan storici, ma farlo denota un grosso coraggio. L’enorme successo della appena trascorsa trilogia di Ryza, basata su elementi tradizionali, lo dimostra, e vedremo come andrà commercialmente questo nuovo e destabilizzante titolo. Un altro espediente dove l’alchimia viene usata è, inoltre, nella fase di combattimento, che ci porta al terzo punto dolente dei cambiamenti. Ebbene si, il gioco offre dei veri combattimenti da puro Action Game, con tanto di posizionamento dei combattenti in file specifiche, di primo e secondo attacco, azioni basate sui riflessi e sulla velocità di esecuzione delle stesse! Ok, nessuno pretende la “meravigliosa immobilità iconica” del primo Final Fantasy del 1987, in cui personaggi giocabili e nemici erano fissi in due riquadri separati ed attendevano serissimi il loro turno preimpostato, ma forse questa scelta di Action esagerato è troppo persino per Atelier Saga. In certi momenti pare di giocare con un picchiaduro 3D stile Tekken! Allenarsi nel corpo a corpo spesso sarà fondamentale per vincere gli sconti, maggiormente della bravura con i colpi a lunga gittata. Ovviamente le magie alchemiche, permesse in battaglia, sono spettacolari e sempre più complesse, ma il fascino dell’arte alchemica ci appare davvero troppo limitato nel pur godibile Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land.
Ultimo, e non certo per importanza, punto della svolta operata da GUST è la presenza di un vivo e pulsante mondo Open World, molto esteso e ben realizzato, dove si svolgono praticamente la maggior parte delle nostre peregrinazioni, se escludiamo alcuni dungeon più lineari e delle aree extra dette Manabound Areas, dotate di una sfida a tempo dall’aria retrò, tipo quelle viste in epoca Sega Saturn, che farà felici i puristi. Ma, ci chiediamo, davvero chi ama i classici della serie vorrà giocare ad un capitolo così diverso dal solito? Nonostante le perplessità il gioco è oggettivamente valido, ben realizzato e godibile, è bene ribadirlo. Forse il fattore Open World, sicuramente l’elemento innovativo più controverso, porta a credere che ci siano delle mappe completamente vuote e senza niente da fare, stile Assassin’s Creed, ma in realtà è proprio il contrario. La mini mappa a schermo aiuta decisamente. Lo sviluppatore ha letteralmente riempito il mondo di gioco di sorprese, attività secondarie da svolgere, puzzle ambientali e sub quest di ricerca molto intriganti, quindi non preoccupatevi, non ci sarà mai un attimo di noia durante lo svolgimento del titolo. Quando poi si sarà davvero esplorato quasi tutto, per evitare ripetizioni e lungaggini, è possibile pure sbloccare una speciale motocicletta magica per gli spostamenti rapidi sulla mappa. Tipo la vecchia Aeronave di Cyd…
Di fronte a così tante novità quasi si perdono le considerazioni più canoniche per l’analisi del titolo. Il comparto audiovisivo è eccezionale, con un’ottima realizzazione del mondo di gioco, specie considerando la sua natura Open, e modelli poligonali dei personaggi davvero di ottima fattura, specie quelli femminili, Yumia, Nina, Isla e Lenia su tutti, ma anche Rutger e Victor, dotati di morbidezza, sinuosità e plasticità artistica notevole, come del resto ci ha abituato la saga da anni. La colonna sonora si discosta leggermente dal solito, specie per via del dover “assecondare” le nuove trame oscure dell’impostazione Dark, ma contiene brani di ottima fattura, come azzeccati effetti sonori ed una buona localizzazione in lingua inglese. Abbiamo testato Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land nella sua versione per Nintendo Switch, ma il gioco è disponibile anche per gli altri formati console, current gen, PlayStation 5 ed Xbox Series X|S, oppure old gen, PlayStation 4 ed Xbox One, oltre che per PC Windows, con uscita sul mercato il prossimo 21 marzo 2025. Esce ovunque, insomma, quindi, se seguite la serie, non avete scuse e potete giocarlo nella piattaforma che preferite. Se non la conoscete, paradossalmente, apprezzerete ancora di più il titolo! Un gioco certo inusuale per alcune scelte editoriali e di sviluppo, che si discosta dal solito, ma che risulta allo stesso tempo godibile e sa intrattenere al punto giusto gli amanti del genere. Ma il genere è ancora un JRPG? Difficile dirlo.
Atelier Yumia The Alchemist of Memories & the Envisioned Land arriva dirompente (è proprio il caso di dirlo) sul mercato per proseguire una lunghissima tradizione, di una saga che sta per arrivare al suo trentennale ma che, paradossalmente, sceglie di stravolgere tutto per ricominciare praticamente da zero! Un atto di coraggio estremo da parte dello sviluppatore GUST, ed ancor più dell’editore Koei Tecmo. Il nuovo titolo, infatti, implementa novità strabilianti, e diventerà sicuramente divisivo tra i fan della serie. Si parte da una trama più adulta condita da una impostazione dark dei personaggi, per arrivare ad un ruolo marginale del fattore alchemico, marchio di fabbrica iconico della saga, usato in una specifica Fase Crafting molto complessa, e utilizzabile anche durante i combattimenti, che sono tutti in stile da puro Action Game! Inoltre, come se già non fosse abbastanza, siamo di fronte ad un vero e proprio Open World, davvero molto diverso da quanto visto in questi precedenti trenta lunghi anni di carriera! Un Atelier diverso ed assolutamente estraniante, certo, ma non per questo mal realizzato e brutto, sia chiaro, perché, pur essendo un titolo atipico, preso senza considerare la sua stirpe, risulta essere accattivante, divertente e di più che buona fattura.
L'articolo Atelier Yumia The Alchemist of Memories & the Envisioned Land Recensione: l’alambicco è esploso! proviene da Vgmag.it.