Anteprima DOVE People: Susanna Tamaro, “Io viaggio slow”
Vive come dentro una favola: nei boschi umbri, insieme a un branco di cani, gatti, asini e pappagallini strappati alla solitudine e trasformati in compagni di viaggio. Benvenuti a casa di Susanna Tamaro, 67 anni, da Trieste, scrittrice da 16 milioni di copie per oltre 35 libri, perlopiù romanzi, qualche saggio e fiabe per bambini. L’ultimo arrivato in L'articolo Anteprima DOVE People: Susanna Tamaro, “Io viaggio slow” sembra essere il primo su Dove Viaggi.

Vive come dentro una favola: nei boschi umbri, insieme a un branco di cani, gatti, asini e pappagallini strappati alla solitudine e trasformati in compagni di viaggio. Benvenuti a casa di Susanna Tamaro, 67 anni, da Trieste, scrittrice da 16 milioni di copie per oltre 35 libri, perlopiù romanzi, qualche saggio e fiabe per bambini. L’ultimo arrivato in libreria è L’amore di un cane (Solferino) dedicato ai quattrozampe che hanno costellato d’affetto e devozione la sua esistenza: «Sono un aiuto insostituibile per chi è solo, triste e disperato. C’è questa idea che se spendi denaro per un cane commetti un peccato, ma non è così: l’amore è a 360 gradi, non può essere settario», precisa subito l’autrice record di Va’ dove ti porta il cuore. Adorata dal pubblico, e stroncata dagli intellettuali che accendono incensi a Italo Svevo (suo lontano parente), ha trovato la felicità in campagna, a Porano, tra Orvieto e Terni, dove si dedica alla scrittura creativa e all’amore per le cose semplici.
È vero che ha cominciato ad appassionarsi alla lettura attraverso le storie dei cani, da Zanna Bianca in poi?
«Sì, pensi che il libro che ha segnato la mia infanzia è stato Lampo, la storia del cane viaggiatore. Era un meticcio che un giorno del 1953 era sceso da un treno merci a Campiglia Marittima in provincia di Livorno. Lo aveva adottato il vicecapostazione che aveva una figlia che andava alle elementari e Lampo l’accompagnava a scuola in treno a Piombino tutti i giorni. Poi ci prese gusto e si mise a viaggiare in treno per l’Italia per poi tornare tutte le sere a casa».
E come ci riusciva?
«Nessuno lo ha mai capito, la mente dei cani è misteriosa. Ma si sa che a un certo punto il cane venne trasferito a Barletta, in campagna. E riuscì, ancora, a tornare a Campiglia. Da quel momento, diventò la mascotte della stazione e nessuno lo spostò più di lì. Morì nel 1961, investito da un treno merci. Ancora oggi, se andate a Campiglia Marittima trovate due statue. Una di marmo vicino ai binari e l’altra sul rondò prospiciente alla stazione, in ricordo del cane che conosceva tutti i treni d’Italia a memoria».
Per quanto si nutrisse di storie di cani per anni non ha potuto averne uno, come mai?
«Abitavo a Trieste in un appartamento e per un paio d’anni ho avuto un maremmano, ma appena è cresciuto mia madre me l’ha tolto. Se ne è liberata senza troppi problemi». (Continua…)
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