Animali del bosco: come riconoscere i segni della loro presenza
Non li vediamo, ma ci stanno osservando di nascosto. Gli abitanti del bosco lasciano però tracce che con qualche accortezza e conoscenza è facile riconoscere. Ecco i consigli dell’esperto. L'articolo Animali del bosco: come riconoscere i segni della loro presenza proviene da Montagna.TV.

La maggior parte degli animali che vivono nelle nostre foreste ha abitudini notturne o crepuscolari e, in generale, preferisce evitare gli incontri con gli uomini. Ma se l’incontro ravvicinato non è mai garantito. Prestando attenzione, tuttavia, non è difficile individuarne le tracce. Basta insomma qualche accorgimento per riconoscere i segni della loro presenza e capire di volta in volta chi (forse) ci sta osservando di nascosto. Con questa consapevolezza ogni escursione diventa così ancora più interessante.
Guardando sul terreno
Sul terreno, gli animali del bosco lasciano molti indizi della loro presenza, prime fra tutte le impronte, che è particolarmente facile individuare dove ci sono fango o neve. Quelle degli ungulati (cervo, capriolo, cinghiale) si riconoscono facilmente per gli zoccoli – in realtà unghie ispessite – impressi nel terreno, mentre molti altri mammiferi appoggiano sul terreno la parte terminale delle dita – i digitigradi, come il cane e la volpe – o l’intero palmo – i plantigradi come tasso e orso, con una impronta per certi versi simile alla nostra.
Il passaggio dei cinghiali si rileva anche dagli scavi nel terreno (grufolate in cerca di cibo) e dalle pozze di insoglio, riconoscibili dalle impronte lasciate nel fango durante i “bagni” compiuti per eliminare i parassiti.
Alcuni mammiferi depongono le fatte – termine tecnico per definire gli escrementi – in vista per marcare il territorio, avvisando i conspecifici della loro presenza e, sulla base di forma e contenuto, non è difficile comprendere chi sia il “colpevole”: in linea generale, per esempio, i carnivori lasciano sul terreno escrementi di forma allungata con apici appuntiti, mentre gli erbivori piccole pallette di forma arrotondata, a volte tenute insieme le une alle altre.
Sempre sul terreno non è difficile trovare penne e piume di uccelli perse per la muta o a seguito di una predazione. In quest’ultimo caso si può stabilire se il killer fosse un rapace (le penne della vittima appaiono intatte) o un mammifero (le penne vengono rotte con i denti e dunque risultano spezzate alla base).
A proposito di animali la cui presenza può essere rilevata dai resti di un pasto appena consumato, durante una escursione non è raro imbattersi in pigne o nocciole modificate da uccelli, scoiattoli o topi alla ricerca di semi: dai segni del becco o dei denti sul frutto, così come dal modo in cui le pigne sono desquamate, è possibile capire chi si sia alimentato in quella zona.
Diversi animali del bosco, infine, scavano la terra per creare una tana, ognuno con la sua peculiare tecnica di costruzione. Facilmente riconoscibili sono le gallerie delle talpe: quelle superficiali, utilizzate per gli spostamenti, appaiono come un lieve rilievo, mentre i fori d’entrata di quelle più in profondità, utilizzate come rifugio, sono circondati da cumuli di terra estratta.
Alzando lo sguardo
Anche alzando lo sguardo troviamo segnali di presenza della vita selvatica. I cervi possono strappare la corteccia di un albero, anche oltre i 150 cm, mordendola con gli incisivi, e segni della loro brucatura si possono cercare sugli arbusti a cui asportano le gemme.
Cervi e caprioli provocano d’altronde vere e proprie lesioni alla corteccia sfregando i palchi sui tronchi – da qui il nome di “fregoni” – per liberarsi dal velluto, lo strato di pelle intensamente vascolarizzato che permette ogni anno lo sviluppo dei palchi. I segni lasciati sulle cortecce dai maschi fungono anche da marcature visive e olfattive del territorio, che altri esemplari maschi si guarderanno bene dall’attraversare.
Scoiattoli e picchi trovano riparo nelle cavità degli alberi, a qualche metro di altezza: i primi si rifugiano in cavità già esistenti, che rendono accoglienti foderandole con erba e foglie, i secondi come noto scavano buchi picchiettando con il becco sui tronchi.
Sui rami si trovano peraltro anche i nidi degli uccelli, preparati con foglie, ramoscelli e altro materiale reperibile: da posizione, dimensioni e altre peculiarità, un occhio esperto può riconoscere quale specie stia per deporre le uova. E, in questo contesto, grande aiuto può dare la conoscenza dei canti: per le identificazioni, gli ornitologi si affidano infatti più spesso all’orecchio che alla vista. Per diventare degli esperti servono però ore di studio e dedizione: se non è quello che fa per voi, accontentatevi del tambureggiare del picchio sugli alberi e dell’allegra armonia che segnala che la primavera è alle porte!
Ha collaborato alle stesura dell’articolo Elisa Plebani
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