Rocco Schiavone 6 – La Recensione di un grande finale di stagione
Quando si giunge alla puntata finale di una stagione si tende a calibrare tutto quel che è successo fino a quel momento provando a tirare le somme. Il nuovo ciclo di episodi è stato all’altezza? Le diverse linee narrative sono riuscite a unirsi tra loro con coerenza? Si poteva fare di più? Una serie di… Leggi di più »Rocco Schiavone 6 – La Recensione di un grande finale di stagione The post Rocco Schiavone 6 – La Recensione di un grande finale di stagione appeared first on Hall of Series.

Quando si giunge alla puntata finale di una stagione si tende a calibrare tutto quel che è successo fino a quel momento provando a tirare le somme. Il nuovo ciclo di episodi è stato all’altezza? Le diverse linee narrative sono riuscite a unirsi tra loro con coerenza? Si poteva fare di più? Una serie di domande più che legittime ci invade completamente. Con Rocco Schiavone 6 tutte queste domande si sono fatte da parte. Che la strada fosse quella giusta era evidente già dalla prima puntata (qui recensita) di questa sesta stagione. Era evidente che, ancora una volta, la Fiction Rai Due non avesse sbagliato un colpo. E così è stato. Tutto il resto degli episodi ha avvalorato questa oramai certezza riempiendo gli spazi di una delle Serie Tv più importanti della prima serata Rai.
Durante la seconda e terza puntata siamo stati invasi completamente da una sensazione di sofferenza e angoscia difficili da digerire. La trama verticale e la trama orizzontale si sono infatti qui unite compensandosi a vicenda. Non era più soltanto il dolore di Rocco l’unico protagonista, ma anche il dolore di altri. Di una tragedia tratta dal romanzo di Antonio Manzini Le ossa parlano di cui si sentono ancora gli strascichi. Un nuovo dolore si è aggiunto alle pagine già piene di sofferenza di Rocco. Un altro, incontenibile, dolore contro cui non si ha alcun potere se non quello di cercare la verità. Ma la verità basta per alleviare i pesi che ci portiamo dietro?
Rocco Schiavone 6 chiude questa stagione ri-confermandosi uno dei pezzi da novanta della televisione italiana. E il suo saluto è all’altezza della sua definizione

Dalla fredda Aosta si vola dall’altra parte del mondo in questa ultima puntata (disponibile come sempre su RaiPlay) di Rocco Schiavone 6. Ma la fine è qui il principio, e unisce tutti i punti saldi che hanno dato vita a una Fiction così grande. Perché il concetto resta sempre lo stesso: lascia la libertà agli altri e a te stesso. Anche se è difficile, anche se non vorresti mai. Dai a chi ti è vicino e a te stesso la possibilità di scegliere la vita che vuole. Se la meriti o meno, se sia giusta o meno.
E’ questo, d’altronde, l’ultimo grande gesto di Rocco. Il saluto che chiude per il meglio questa sesta stagione che ci regala il solito Rocco Schiavone di sempre. Il cinico, il sarcastico, il malinonico, l’arreso. Ma anche il più grande contenitore vivente di empatia e di intelligenza emotiva. L’unico che poteva davvero capire le ragioni di Sebastiano nel non avere più la forza di tornare a Aosta.
Rocco sa quanto i posti che conosciamo possano fare male. I posti nuovi sono come gli estranei: non ti giudicano permettendoti di essere esattamente quel che vuoi essere. Non esiste un prima o un dopo. Quello, appartiene solo a te. Tutto il resto è estraneo su quell’asfalto. E’ tutto ancora da scrivere. Forse perfino Rocco, comprendendo appieno quanto stesse accadendo, ha pensato per un attimo di non tornare più. Ma è anche consapevole che lì le cose sarebbero diverse. Avrebbe più tempo per pensare, per riflettere, per farsi prendere dalla malinconia che – nonostante tutto – lo ha raggiunto anche dall’altra parte del mondo. Rocco lo sa. Ma capisce chi tenta. Chi prova a trovare, in un posto nuovo, l’occasione di essere finalmente un nuovo esperimento di sé.
Rocco Schiavone 6 non aveva niente da dimostraci in questo ultimo episodio. Aveva già detto e fatto tutto. Era soltanto una prassi, questa, per chiudere al meglio una stagione che ha ri-confermato la Fiction come una delle migliori mai viste nella storia delle prime serate. L’unico neo, in un prodotto così di alto livello, resta la sua poca influenza sulla cultura di massa. Il modo con cui, nonostante sia oramai conosciuto, venga messo in secondo piano vivendo di una luce riflessa che non lo illumina mai come dovrebbe in pubblica piazza. Solo chi conosce questo prodotto sa davvero quanto Rocco Schiavone sia luminosa, quanto questa Serie Tv riesca a raccontare la vita nel modo più autentico, profondo e malinconico mai visto.
Nel corso delle ultime puntate abbiamo dato spazio alla trama verticale – che come non mai meritava un approfondimento – distaccandoci un attimo dal dolore che Rocco porta con sé fin dalla prima stagione. Perfino Rocco, per un attimo, non ne parlato perché troppo impegnato nel cercare di portare quel minimo di umanità in un mondo che l’ha completamente persa. Ma c’è una cosa che distingue questo protagonista da tutti gli altri: parla anche se non parla. Comunica anche se resta in silenzio. E così, Rocco ha parlato della sua sofferenza anche senza pronunciare una parola, lasciando che fossero solo gli occhi e lo sguardo di Marco Giallini a comunicare quanto andava comunicato.
Questo significa mettere in atto una grande Serie Tv. Questo significa sapere scrivere alla perfezione un personaggio che è riuscito a scrivere la storia imponendosi come uno dei migliori protagonisti mai visti in un prodotto italiano. E’ Rocco Schiavone 6. La storia di un uomo qualunque che lotta contro un male comune, più comune di quanto si possa immaginare. E’ la storia di chi prova a sopravvivere raccontando il suo dolore nel modo più umano e vicino alla realtà possibile e che riesce, da quello stesso dolore, a tirar fuori sempre nuove cose da dire, o non dire. Perché il dolore muta ed evolve. Ma l’unica costante che conosce è che non ci abbandona mai veramente. E questo Rocco Schiavone ha sempre saputo come raccontarlo.
Questa settimana giunge al termina anche Imma Tataranni – Sostituto procuratore 4. Per prepararci anche al grande saluto vi lasciamo qui la recensione della penultima puntata
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