Meteo: la FUSIONE della Neve non è sempre un male, ecco perché

Negli ultimi giorni, la fusione della neve nelle montagne abruzzesi ha contribuito a migliorare, almeno parzialmente, la situazione idrica della regione.   Il fenomeno ha avuto un impatto positivo soprattutto sulle sorgenti principali, garantendo un aumento delle portate e permettendo una riduzione delle interruzioni nella distribuzione dell’acqua.   Tuttavia, nonostante questo miglioramento, il quadro generale […] Meteo: la FUSIONE della Neve non è sempre un male, ecco perché

Mar 14, 2025 - 17:58
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Meteo: la FUSIONE della Neve non è sempre un male, ecco perché

Negli ultimi giorni, la fusione della neve nelle montagne abruzzesi ha contribuito a migliorare, almeno parzialmente, la situazione idrica della regione.

 

Il fenomeno ha avuto un impatto positivo soprattutto sulle sorgenti principali, garantendo un aumento delle portate e permettendo una riduzione delle interruzioni nella distribuzione dell’acqua.

 

Tuttavia, nonostante questo miglioramento, il quadro generale resta critico, con problemi strutturali e climatici che continuano a mettere a rischio la disponibilità idrica a lungo termine.

 

Uno degli effetti più evidenti della recente fusione della neve è stato l’incremento del flusso nella sorgente del Verde, situata a Fara San Martino. Grazie a questo fenomeno, la portata della sorgente è aumentata di quasi 100 litri al secondo, arrivando a un totale di 1.200 litri al secondo.

 

Questo recupero ha avuto un impatto immediato sulla distribuzione idrica, permettendo di porre fine alle interruzioni che avevano interessato ben 26 comuni serviti dalla società Sasi.

 

Il miglioramento non si è limitato a questi centri: si prevede che anche altre località potranno beneficiare di un effetto a cascata nei prossimi giorni, grazie alla maggiore disponibilità di acqua nelle sorgenti.

 

Nonostante questi segnali positivi, la situazione idrica in Abruzzo rimane tutt’altro che risolta. Uno degli aspetti più preoccupanti riguarda il deficit di Snow Water Equivalent (SWE), l’indicatore che misura la quantità di acqua contenuta nella neve. A febbraio, la regione ha registrato un valore negativo dell’85%, un peggioramento significativo rispetto ai dati di gennaio.

 

Questo deficit evidenzia un trend preoccupante: la scarsità di precipitazioni nevose, aggravata dalle temperature elevate, sta riducendo sempre più la capacità delle montagne di fungere da serbatoi naturali d’acqua. Inoltre, sebbene il recupero della sorgente del Verde abbia portato a un miglioramento, mancano ancora circa 250 litri al secondo per raggiungere livelli considerati ottimali.

 

A complicare ulteriormente il quadro è la condizione delle infrastrutture idriche regionali. Le reti obsolete continuano a rappresentare un problema strutturale significativo, con perdite stimate tra il 55% e il 60% dell’acqua immessa nei sistemi di distribuzione.

 

Questa inefficienza vanifica in gran parte i benefici derivanti dall’aumento della portata delle sorgenti e sottolinea l’urgenza di interventi mirati al rinnovamento delle infrastrutture. Senza investimenti adeguati nella manutenzione e modernizzazione delle reti, la regione rischia di trovarsi ciclicamente in situazioni di emergenza idrica, nonostante eventuali miglioramenti temporanei.

 

Guardando al futuro, la prossima estate potrebbe trascorrere senza particolari criticità grazie al contributo della fusione della neve in atto. Tuttavia, le prospettive a lungo termine restano incerte.

 

Negli ultimi anni, il fenomeno della riduzione delle nevicate sulle montagne italiane si è accentuato, con implicazioni dirette sulla disponibilità idrica. Il cambiamento climatico sta portando a una progressiva trasformazione delle dinamiche nevose, con una maggiore frequenza di episodi di “neve effimera”, caratterizzati da accumuli che si sciolgono rapidamente senza lasciare un’effettiva riserva d’acqua.

 

Questo fenomeno, già osservato sulle Alpi, potrebbe avere effetti ancora più marcati sugli Appennini, aumentando la vulnerabilità delle risorse idriche regionali.

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