Meteo, dalla Siberia all’Adriatico: il viaggio delle masse d’aria che gelano l’Italia

L’arrivo di un’ondata di gelo sull’Italia è un fenomeno meteo complesso che dipende da precise dinamiche atmosferiche e dall’interazione tra diverse masse d’aria.   Affinché si verifichi un raffreddamento significativo, devono entrare in gioco numerosi fattori, tra cui l’origine delle masse d’aria, la configurazione della pressione atmosferica e il ruolo del Mediterraneo nel modulare l’intensità […] Meteo, dalla Siberia all’Adriatico: il viaggio delle masse d’aria che gelano l’Italia

Feb 10, 2025 - 17:13
 0
Meteo, dalla Siberia all’Adriatico: il viaggio delle masse d’aria che gelano l’Italia

L’arrivo di un’ondata di gelo sull’Italia è un fenomeno meteo complesso che dipende da precise dinamiche atmosferiche e dall’interazione tra diverse masse d’aria.

 

Affinché si verifichi un raffreddamento significativo, devono entrare in gioco numerosi fattori, tra cui l’origine delle masse d’aria, la configurazione della pressione atmosferica e il ruolo del Mediterraneo nel modulare l’intensità e le conseguenze di tali eventi.

 

Le masse d’aria responsabili del gelo in Italia provengono generalmente da due principali aree geografiche: l’Artico e la Siberia. L’aria fredda può raggiungere la Penisola attraverso due percorsi distinti.

 

Il primo è rappresentato dalla valle del Rodano, da cui si incanala aria artica marittima, caratterizzata da una maggiore umidità ma da temperature meno estreme. Il secondo percorso è quello dell’Adriatico, attraverso la porta della Bora, che convoglia masse d’aria continentali di origine siberiana.

 

Quest’ultima è più secca e gelida e tende a provocare cali termici più drastici, accompagnati da venti intensi come il Grecale e la Bora, che accentuano la percezione del freddo e possono determinare situazioni di gelo estremo.

 

Affinché tali masse d’aria possano raggiungere l’Italia con intensità sufficiente a determinare un’ondata di gelo, è necessaria una particolare configurazione della pressione atmosferica. L’elemento chiave è la presenza di un anticiclone di blocco posizionato sull’Europa settentrionale o centrale, il quale impedisce il normale scorrimento del flusso atlantico e favorisce invece la discesa di aria fredda verso le latitudini meridionali.

 

Un’ulteriore dinamica che può amplificare l’effetto del gelo è l’indebolimento del vortice polare, ovvero la struttura di bassa pressione che sovrasta l’Artico. Quando il vortice polare si frammenta, masse d’aria gelida possono sfuggire verso sud, irrompendo sull’Europa con effetti significativi. In alcuni casi, l’interazione tra l’aria fredda in arrivo e il Mediterraneo porta alla formazione di minimi di bassa pressione che possono generare ciclogenesi, ovvero la nascita di perturbazioni in grado di portare nevicate fino a bassa quota.

 

Il Mediterraneo gioca un ruolo fondamentale nella modulazione delle ondate di gelo. Essendo un bacino relativamente caldo rispetto alle masse d’aria in arrivo, fornisce umidità che può alimentare la formazione di nubi e precipitazioni. Questo spiega perché, in presenza di aria gelida, si possono verificare nevicate abbondanti, specialmente lungo le regioni esposte ai venti di tramontana e grecale, come l’Adriatico e parte del Tirreno.

 

Quando le condizioni sono particolarmente favorevoli, le nevicate possono estendersi fino a quote molto basse e, in casi eccezionali, arrivare a imbiancare città solitamente temperate come Roma e Napoli.

 

Nonostante il riscaldamento globale tenda a ridurre la frequenza e l’intensità delle ondate di gelo, l’aumento della variabilità atmosferica potrebbe favorire episodi estremi. Alcuni studi suggeriscono che il riscaldamento del Pacifico possa destabilizzare il vortice polare, aumentando la probabilità di irruzioni fredde improvvise anche nelle regioni mediterranee.

 

Inoltre, la maggiore quantità di vapore acqueo in atmosfera dovuta al riscaldamento globale potrebbe intensificare le nevicate nei casi in cui l’aria fredda incontri un ambiente particolarmente umido.

 

Eventi storici dimostrano come l’Italia sia stata più volte soggetta a ondate di gelo di grande portata. Nel febbraio del 1956, per esempio, le temperature scesero sotto i -20°C in diverse zone della Pianura Padana, con neve abbondante anche in città come Roma e Napoli.

 

Un altro caso emblematico è quello del gennaio 1985, quando si registrarono valori record di -23,2°C a Firenze e -10,4°C a Foggia, con l’Arno che ghiacciò in alcuni tratti. Più recentemente, nel febbraio del 2012, un’ondata di freddo eccezionale colpì gran parte dell’Europa e dell’Italia, con temperature fino a -21,8°C a Torino e nevicate abbondanti su molte regioni.

 

Le ondate di gelo in Italia non sono eventi casuali, ma il risultato di precise configurazioni atmosferiche che permettono all’aria artica o siberiana di scendere verso sud. La loro intensità dipende non solo dalla quantità di aria fredda in arrivo, ma anche dall’interazione con il Mediterraneo, che può amplificare i fenomeni nevosi.

 

Sebbene il cambiamento climatico possa alterare la frequenza di questi eventi, la possibilità di irruzioni fredde rimane concreta, specie in presenza di dinamiche meteo favorevoli.

Meteo, dalla Siberia all’Adriatico: il viaggio delle masse d’aria che gelano l’Italia