La Dolce Villa – La Recensione di un film alla Rosamunde Pilcher riuscito male
Il giorno precedente San Valentino, Netflix voleva scaldare i cuori dei suoi abbonati con una tradizionale romcom “all’italiana”. Così, Mark Waters è corso ai ripari presentandoci La Dolce Villa. Si tratta di un film ambientato a Montezara, un pittoresco pittoresco paese di fantasia della Toscana, che sarebbe in realtà l’affascinante San Quirico D’Orcia. La storia… Leggi di più »La Dolce Villa – La Recensione di un film alla Rosamunde Pilcher riuscito male The post La Dolce Villa – La Recensione di un film alla Rosamunde Pilcher riuscito male appeared first on Hall of Series.

Il giorno precedente San Valentino, Netflix voleva scaldare i cuori dei suoi abbonati con una tradizionale romcom “all’italiana”. Così, Mark Waters è corso ai ripari presentandoci La Dolce Villa. Si tratta di un film ambientato a Montezara, un pittoresco pittoresco paese di fantasia della Toscana, che sarebbe in realtà l’affascinante San Quirico D’Orcia. La storia parla di Eric, un consulente della ristorazione americano vedovo, che si reca in Italia per dissuadere sua figlia Olivia aka Maia Reficco, dall’acquistare una villa fatiscente al prezzo simbolico di un euro. Durante il soggiorno, però, Eric inizia a rivalutare la sua vita frenetica e sviluppa un interesse per la sindaca locale. Lei si chiama Francesca, è interpretata da Violante Placido e, da buona stacanovista, segue i lavori di restauro per migliorare l’aspetto turistico del luogo.
Fino a qui, tutto più o meno bene, direte voi. Tuttavia, non si può fare a meno di notare, già dalle primissime battute, quanto tutto sia stridentemente ridondate, stereotipato all’estremo e artificioso. Proprio come i dialoghi, anche la fotografia è tanto sfumata da sembrare una foto anni ’70 e la colonna sonora melensa. Che poi l’Italia emani un certo charme, è un dato di fatto. Ma che questo venga subìto dall’ennesimo american dad di turno, che sull’inestimabile ricordo della vera Dolce vita si lascia accarezzare dal tiepido sole italico e da una nuova anima gemella, è troppo scontato.
Pertanto, a elencare i luoghi comuni di La Dolce Villa, non basterebbe un giorno
Partiamo dall’ossessione per il gelato alla stracciatella e il dolce far niente, all’abominio dello straniero che mangia pizza da microonde! Per poi passare alle tre comari pettegole fisse in piazza e allo spasimante chef di paese che non smette di corteggiare la giovane americana (ecco i peggiori stereotipi sull’Italia nelle serie tv), Ma all’interno di questa arena più languida delle due storie d’amore che infine nasceranno, emerge soltanto una trovata interessante. Non mi riferisco di certo al rigenerato rapporto tra padre e figlia, ma al fatto che a Eric fosse tornato il desiderio di cucinare dopo la morte della moglie. Infatti, prima di diventare consulente, lui era un grande chef in America, ma dopo il lutto non si era sentito più ispirato.
Considerato che La Dolce Villa non la smette con i cliché, questo confronto costruttivo tra cucina nostrana e oltreoceano è l’unico che dà un po’ di valore alla storia. Anche se l’espressione di titubanza di chef Giovanni quando assaggia la pasta preparata da Eric la dice lunga sui nostri pregiudizi sulla cucina estera. A questo proposito, ovviamente, nel marasma di momenti surreali e più prevedibili del sole all’alba, non poteva mancare il plot twist che trasformasse la villa per la figlia in una scuola di cucina. Un ruffiano espediente che, insieme a molti altri, ogni forestiero deve usare per ingraziarsi i “mangia-spaghetti”.
Inutile dire, poi, quanto risultino bidimensionali i casting dello show
A partire da Scott Foley, fino a Violante Placido che, tuttavia, insieme a Maia Reficco, già conosciuta in Pretty Little Liars: Original Sin (qui un focus su cosa non ha funzionato), sono le uniche a salvare la scena. Anche se il doppiaggio di se stessa mentre parla in inglese con Eric lo avrei evitato. Ma non è tutto. Per stare al passo coi tempi, infatti, hanno pensato bene di inserire anche degli inappropriati riferimenti all’ecosostenibilità, sia in termini di turismo che di ambiente.
Tanto che sarà del tutto decontestualizzata, in un paese per niente motorizzato come Montezara, la scelta della sindaca di installare addirittura le colonnine per le auto elettriche. Ma comunque, a un certo punto, a movimentare le cose in La Dolce Villa, arriverà l’immancabile classica svolta. Quella secondo cui, dopo tutti i tentativi di deviare la figlia, Eric si affezionerà all’idea di restare lì e rinunciare al suo lavoro, mentre Olivia partirà alla volta di Roma (lontano dalla bucolica Val D’Orcia!) per svolgere un tirocinio presso un designer.
E, non contenti, poteva forse mancare l’equivoco? Certo che no! Infatti, il geometra geloso della neonata relazione di Francesca con l’americano, farà l’infamata di richiamare in paese i veri eredi di quella villa. Ma, appellandosi ad un errore ortografico sul cognome della famiglia originaria, lei riuscirà a sventare l’ostacolo. Così potrà coronare il suo amore con Eric, festeggiare la vittoria e rendere tutti felici e contenti. In conclusione, mi azzardo a dire che anche i più romantic addicted (ecco le romcom migliori agli Oscar) proverebbero una certa orticaria già a un quarto dall’inizio di La Dolce Villa.
Manca l’intrigo sentimentale, la curiosità, l’intrattenimento la narrativa
Strano passo falso per un regista come Waters, che ha colorato i nostri pomeriggi adolescenziali con show memorabili come Mean Girls o Quel pazzo venerdì (qui si parla di un sequel del film). Ciò nonostante, il messaggio di una giovane ragazza che, per onorare la madre italiana mancata dopo il cancro, realizza il suo sogno di vivere in una bella cascina in campagna, poteva essere anche delicatamente attraente.
Ma il problema, in La Dolce Villa come in molti casi simili, è stato tuttavia la resa. Pertanto, mentre Mastroianni si rivolta nella tomba, per questo plagio poco gradito dai più, noi non possiamo fare altro che rivendicare un’immagine sempre più verace e limpida della nostra meravigliosa Terra. Non abbiamo nulla da indorare o insaporire, di fatto. È già tutto immensamente prezioso davanti agli occhi di chi guarda.
The post La Dolce Villa – La Recensione di un film alla Rosamunde Pilcher riuscito male appeared first on Hall of Series.