Elodie, Nina Kraviz e San Siro: una bagarre tutta italiana
Elodie e Nina Kraviz a San Siro… Ma c’è davvero interesse o è indignazione figlia della FOMO? Il confine è labile. Come tra le due protagoniste del live. L’annuncio della partecipazione di Nina Kraviz al concerto di Elodie a San Siro ha scosso il panorama musicale, generando da un lato entusiasmo e curiosità, dall’altro disprezzo […] L'articolo Elodie, Nina Kraviz e San Siro: una bagarre tutta italiana sembra essere il primo su Parkett.

Elodie e Nina Kraviz a San Siro… Ma c’è davvero interesse o è indignazione figlia della FOMO? Il confine è labile. Come tra le due protagoniste del live.
L’annuncio della partecipazione di Nina Kraviz al concerto di Elodie a San Siro ha scosso il panorama musicale, generando da un lato entusiasmo e curiosità, dall’altro disprezzo e sdegno. La verità sta nel mezzo, come sempre: da un lato bisogna riflettere sull’importanza che un evento di questo tipo simboleggia per il mercato musicale italiano, dall’altro bisogna saper comprendere (e analizzare) la questione per quello che realmente è.
Una cosa è certa: questo tipo di esibizioni fanno gran bene alla scena musicale italiana. Proporre performance dal gusto internazionale, rodate su palcoscenici e con audience di tutt’altra dimensione rispetto a quelli del Bel Paese. Se pensavate che fosse una formula tutta tricolore, beh, vi siete illusi. Questo tipo di strategie, di marketing o mosse da una reale esigenza artistica, esistono da molto tempo: Madonna e Martin Solveig nel 2012 per MDNA Tour; Beyoncé e Honey Dijon per il tour di Renaissance nel 2022 o Dua Lipa e The Blessed Madonna e Paul Woolford. E si potrebbe continuare.
Ma cosa significa davvero questa collaborazione per il mercato musicale italiano? Quali riflessioni possiamo trarre da questo incontro tra due mondi apparentemente distanti? La risposta risiede in una lettura filosofica della musica come spazio di contaminazione e pensiero critico.
Oltre i generi: la musica come esperienza fluida
La separazione tra pop e “techno” nel 2025 è un confine sottile, spesso tracciato più dal mercato che dalla natura della musica stessa. E qui viene in nostro aiuto Theodor Adorno che vedeva nella musica popolare una forma di cultura standardizzata, uno strumento dell’industria per mantenere l’ascoltatore in uno stato di passività. Una forma musicale semplice, immediata, basilare.
La techno nasce invece come elemento di rottura, come spazio di esplorazione sonora e culturale, a differenza del pop tradizionalmente pensato come un linguaggio di massa. Tuttavia, questa distinzione ignora il fatto che entrambi i generi condividono una radice comune: l’aspirazione alla connessione emotiva e alla creazione di esperienze immersive.
Ed è interessante notare quanto questo tipo di rapporto venga sfidato dalla “collaborazione” tra Elodie e Nina Kraviz: due figure teoreticamente agli antipodi, ma che trovano il baricentro nel weltgeist, ovvero lo “spirito del tempo”.
In un’epoca caratterizzata dalla liquidità culturale (vedi Bauman), dove i confini tra le discipline artistiche si dissolvono, la performance di San Siro è la manifestazione tangibile di questa fluidità.

Nina Kraviz. © Foto: PH. Dmitry Rollins
DJ culture e mainstream: l’ elettronica esce dai confini del dancefloor
La techno ha sempre avuto una dimensione underground, nata nelle periferie urbane come linguaggio di resistenza e innovazione.
Nina Kraviz ha rappresentato per anni – almeno nel panorama mainstream – un certo tipo di techno, con un approccio che mescola sperimentazione, ricerca sonora e un’attitudine che trascende le convenzioni. La sua presenza in un evento pop come quello di Elodie segna dunque un passaggio simbolico: non più un genere confinato ai club, ma capace di appropriarsi di nuovi spazi, ridefinendo il ruolo del DJ.
L’idea che la techno possa essere fruita anche al di fuori dei dancefloor tradizionali si ricollega alla riflessione di Jacques Attali sulla musica come prefigurazione del cambiamento sociale. La musica elettronica, spesso relegata a un ruolo di sottofondo o di evasione, diventa qui parte attiva di un’esperienza collettiva più ampia, assumendo una funzione quasi teatrale.
Questo implica una ridefinizione del pubblico: non più solo ascoltatori passivi di un’esibizione live, ma partecipanti a un rito che fonde dimensioni diverse dell’esperienza musicale.

L’evoluzione del live: il concerto come rito contemporaneo
San Siro, tempio del pop e del rock, si trasforma in una cattedrale elettronica. L’inserimento di un set techno in un concerto pop ridefinisce il concetto di live performance, avvicinandolo all’esperienza sinestetica del clubbing. La musica non è più solo esecuzione di brani, ma costruzione di un’atmosfera, di un viaggio sonoro che coinvolge il pubblico in una dimensione quasi rituale.
Questa evoluzione del concerto come spazio ibrido richiama la visione di Walter Benjamin sul rapporto tra opera d’arte e riproducibilità tecnica: la performance dal vivo, pur nell’era della riproduzione digitale, mantiene un’aura di irripetibilità che la rende unica.
Nella società contemporanea, sempre più orientata verso la virtualizzazione delle esperienze, la performance live assume un ruolo ancora più significativo: è un momento di comunione fisica e sensoriale, un atto di resistenza contro la “smaterializzazione” dell’arte.

Donne al centro: l’esibizione di Elodie e Nina Kraviz ha un valore simbolico
C’è un aspetto che va oltre la musica: la presenza di due donne di successo in ruoli tradizionalmente dominati dagli uomini è qualcosa che (purtroppo) genera squilibrio. Nel pop, le cantanti sono spesso costrette a sottostare a logiche di mercato che le vogliono conformi a determinati standard estetici e narrativi. Nel mondo della techno, le DJ donne hanno dovuto lottare per conquistare spazio in un ambiente storicamente maschile, dove il ruolo del produttore e del performer è stato per lungo tempo un territorio maschile.
Elodie e Nina Kraviz, ognuna a suo modo, incarnano una sfida a queste dinamiche, mostrando che la musica può essere anche un atto di affermazione e libertà. Questo evento è un esempio concreto di come il gender gap nell’industria musicale possa essere progressivamente colmato attraverso la visibilità e l’autodeterminazione artistica. Insomma, una bel “vaffanculo” a tutti quei “nostalgici” convinti che l’artista-donna sia solo immagine. Rivendicare la propria immagine come prolungamento di una propria identità artistica è un atto potente.
Il concerto di Elodie con la partecipazione di Nina Kraviz non è solo un evento di spettacolo, ma un segnale culturale. Rappresenta la volontà di superare i confini tra generi, la legittimazione della musica elettronica come parte integrante del grande intrattenimento e una riflessione sul ruolo della donna nell’industria musicale.
In un’epoca in cui il digitale ha reso fluido ogni confine, anche la musica si muove verso nuove sintesi. Forse Adorno avrebbe storto il naso, ma Benjamin avrebbe sorriso: il pop e la techno si incontrano a San Siro e, nel farlo, ridefiniscono il futuro della musica live.
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