AMI LEGACY: e poi, diretto come uno schiaffo in faccia, arrivò “Campi di pop corn” di Gianluca Grignani

AMI Legacy S01 e03: Campi di pop corn, Gianluca Grignani. Terzo appuntamento con AMI Legacy, la rubrica di All Music Italia, ideata da Massimiliano Longo e curata nei testi da Alvise Salerno e Massimiliano Longo, nata per raccontare la storia di album italiani che hanno lasciato il segno… o che avrebbero meritato di farlo. Il […] L'articolo AMI LEGACY: e poi, diretto come uno schiaffo in faccia, arrivò “Campi di pop corn” di Gianluca Grignani proviene da All Music Italia.

Mar 11, 2025 - 02:20
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AMI LEGACY: e poi, diretto come uno schiaffo in faccia, arrivò “Campi di pop corn” di Gianluca Grignani

AMI Legacy S01 e03: Campi di pop corn, Gianluca Grignani.

Terzo appuntamento con AMI Legacy, la rubrica di All Music Italia, ideata da Massimiliano Longo e curata nei testi da Alvise Salerno e Massimiliano Longo, nata per raccontare la storia di album italiani che hanno lasciato il segno… o che avrebbero meritato di farlo. Il claim di questa rubrica è “Ogni album ha una storia e noi ve la raccontiamo“.

Lo spoiler del precedente articolo era sicuramente molto sibillino. Solo un anno e una frase, e in quella si nascondeva la strada per arrivare a questo articolo: “Preparate i pop corn“. Ed è così che è arrivato il momento di immergersi in un disco musicalmente completamente schizzofrenico del 1998 uscito per Polydor/Universal. Campi di pop corn.

Gianluca grignani, direttamente dal 1998, campi di pop corn

Gianluca Grignani era nel suo momento di massimo splendore, il “prime” per usare un gergo da GenZ, dopo la pubblicazione di Destinazione Paradiso (1995). Un milione e mezzo di copie vendute non si vendono tutti i giorni e, infatti, soltanto un anno dopo arriva La Fabbrica Di Plastica (1996) che non vende neanche 120mila copie (oggi hanno superato le 200.000) e che manda in tilt tutti.

Pubblico e discografia, nessuno era preparato a un album completamente diverso rispetto quello d’esordio. Fu un mezzo shock, considerando l’investimento fatto.

E’ il periodo (anni 90) delle folle scalpitanti, della dimensione rock italiana ma relegata in altri contesti musicali, non nel mainstream ma, soprattutto, è il momento di rinnovato splendore per tutto quel mondo fatto di cantautori di nuova generazione per l’epoca, di cui Grignani era diventato probabilmente la colonna portante.

Nel 1998, in questo periodo iperprolifico, Gianluca Grignani cambia per la terza volta direzione rispetto al passato e si sperimenta in toto quasi dimenticando quanto fatto nei dischi precedenti.

Campi di Popcorn è uno dei momenti artisticamente più alti del rocker e, purtroppo per la seconda volta di fila, il pubblico non ha supportato il progetto come si sarebbe meritato ovvero allo stesso modo di quanto fatto con Destinazione Paradiso.

Circa 100mila copie vendute ma non tutto è da buttare se si leggono bene i numeri. Lo zoccolo duro era lì, presente, e non lo ha abbandonato. Quel milione e mezzo dell’esordio corrispondeva al mainstream, al grande pubblico generalista che, però, molto di rado si sofferma sulla profondità delle cose. Viaggia sull’onda di ciò che oggi definiamo ‘hype’.

Questo terzo album, invece, ha bisogno di tempo per essere metabolizzato, masticato e risputato con la stessa viscerale forza con cui colpiscono questi 12 brani dritto in faccia. Talmente tanto tempo che ancora oggi risulta essere all’avanguardia, quasi alieno nel sound e nell’approccio.

Bisogna essere sinceri quando si scrive di musica…

Chi vi scrive non aveva da subito compreso questo progetto. Ho impiegato quasi una settimana per arrivare a oggi, a queste righe, a questi pensieri.

Campi di Popcorn è il racconto dell’amore, della vita, dei sentimenti di Gianluca Grignani, ma è scritto in modo così vero, umano, primordiale, quasi distorto, che diventa impossibile estraniarsi e guardare il tutto con il giusto distacco per riuscire a spiegarlo.

Quasi una settimana per evitare, per fare un esempio, che una canzone come La Canzone smettesse di colpire in faccia con i suoi sette minuti che valgono quanto interi album di qualsiasi altro artista.

Se sei un uomo e hai avuto la fortuna di sperimentare l’amore vero, quello che non ti fa più collegare i neuroni e ti fa pensare a quella persona anche dopo anni e anni, questa canzone è una coltellata.

Tu sei per me il super ricordo, tu sei quella che ora c’è, c’è stata e ci sarà”.

Una canzone senza nome, come lui stesso la definisce nel testo, probabilmente perché certe cose è impossibile definirle, trovargli un nome o ritagliargli per forza uno spazio chiaro.

Certe cose, certe canzoni e certe persone restano in questa dimensione che va oltre tutto e tutti.

Grignani scrive la canzone a questa persona amata (da sempre e per sempre?) dicendo esplicitamente che sta scrivendo la canzone a lei. La Canzone sa di essere la canzone, è un meta-brano. Lo so, sembra assurdo, ma se partiamo dal concetto che le canzoni hanno un’anima, allora è plausibile pensare questa follia.

Del resto, Campi di Popcorn è la perfetta esegesi della follia musicale del suo autore, senza se e senza ma.

Il suono è distorto, più cupo, molto più tendente al desiderio di voler riflettere su vari aspetti della vita, soprattutto sull’amore delirante, devastante, tossico e distruttivo.

Distruttivo come i pensieri che non ti fanno dormire e ti fanno fare avanti e indietro per casa la notte, Dalla Cucina al Soggiorno.

Perché poi lo sottovalutiamo, ma il tempo, che dovrebbe lenire le ferite, in realtà ci permette solo di mettere tutto in soffitta con calma. Ma se la soffitta si riempie, non puoi più contenere certe cose. Stai sveglio tutta la notte, vaghi per i corridoi e le stanze in cerca di quiete cerebrale, ma forse, certe volte, deve andare così e non c’è altra strada.

È l’amore, quello viscerale di cui parlavamo prima, che gioca brutti scherzi.

Pensate a quando passa il tempo e vi ritrovate a rileggere, oggi, le conversazioni dei primi tempi, quelli belli, su WhatsApp. Messaggi che ti portano a pensare “Ma come cavolo siamo arrivati a questo punto?” e che ti dirigono verso un altro pensiero: è colpa mia, scusami.

Pensi a cosa fare, vorresti recuperare il terreno perduto (consiglio: non fatelo mai, perché non si torna indietro quando qualcosa si rompe, fidatevi), e allora vai in rubrica, trovi il numero e la chiami.

Una chiamata in cui vomiti parole, pensieri, riflessioni, angosce, ansie e mancanze, fino ad arrivare alla cosa più sbagliata che si possa fare: dire la frase “Scusami se ti amo”.

Non prendiamoci in giro, lo abbiamo fatto tutti. Sentirlo, però, in una canzone in modo così diretto è una presa di consapevolezza non ordinaria, uno schiaffo in faccia che serve.

Gianluca Grignani lo ha fatto proprio in Scusami Se Ti Amo.

Lo dicevamo anche prima: questo non è solo un album, ma è un vero e proprio viaggio attraverso i sentimenti nudi e crudi, gli errori, le relazioni fallate, l’amore che capiamo solo se queste cose le abbiamo provate (e le abbiamo provate).

Quell’amore che, tornando autori di questo episodio di AMI Legacy e non protagonisti diretti, esplode in Marce 1/2, brano dove si parla di una donna che aleggia costantemente nel suo disco. Quella che gli ha spezzato per prima il cuore, la sua ex fidanzata, nonché sua ex discografica del dipartimento discografico messicano di Universal, Marcela.

Non è solo lei, però, la protagonista del disco. C’è la presenza fissa e costante della donna che, poi, è diventata moglie e madre dei loro quattro figli, la fotografa Francesca Dall’Olio, che, tra l’altro, realizza tutti gli splendidi scatti dell’album. E c’è anche Sara, la ragazza a cui fu dedicata La mia storia tra le dita e che ancora, tre dischi dopo, come ammette lo stesso Grignani nei credits, è presente nelle canzoni.

campi di pop corn UN DISCO CHE PROFUMA D’EUROPA MA CHE PARTE DALL’AMERICA…

Un lavoro che profuma d’Europa, non solo di rock italiano, e che inizia il suo percorso dall’America grazie alla presenza nella produzione di Jay Healy. Una figura capace di far esplorare al cantante mondi che, probabilmente, voleva toccare già da tempo, ma che non aveva ancora avuto modo di sperimentare appieno.

Pensate al grido quasi disperato di Scusami Se Ti Amo sul finire del brano, le chitarre distorte di un pezzo complesso come Dio Privato e altri dettagli che, nell’insieme, ci restituiscono un sound che nulla aveva a che fare con il nostro Paese, pur avendo chiari riferimenti a Lucio Battisti e non solo.

Ci sono gli Stadio, ci sono i Pooh, ci sono mille influenze diverse e opposte messe insieme con una cura certosina, che forse possono confondere l’ascoltatore meno attento.

Questo è, probabilmente, il vero Gianluca Grignani. Quel genio e sregolatezza molto spesso bistrattato dai social e dai meme, ma che invece avrebbe meritato – e merita tutt’ora – ben altro tipo di considerazione. Non è un caso che sia così tanto amato dai giovani cantautori come Blanco o Irama.

Oh Dio privato faccio quello che mi va”, canta Grignani in Dio Privato.

Era già tutto scritto. Lui voleva solo fare ciò che gli passava per la testa musicalmente, ma le regole del mercato per quello che, ai tempi, era un teen idol perfetto, non potevano o volevano sottostare al suo volere.

Ci sono i Radiohead acustici in Candyman, c’è il Vasco melodico (ringraziato anche nel booklet dell’album fisico per le telefonate in orari fuori dal normale), c’è tanto, ma non troppo. O, almeno, non sembra troppo perché sono solo echi lontani.

Come detto, tutto si mescola, ma restituisce perfettamente a fuoco il miglior Gianluca Grignani.

Lo stesso Grignani di cui la musica italiana, oggi, avrebbe – e ha – un disperato bisogno.

Il Joker, lo speriamo, deve tornare a fare ciò che sa fare meglio.

Titoli di coda

Hanno suonato in Campi di pop corn: Gianluca Grignani (voce, chitarra, tastiera), Brad Albetta (basso), Allan Levi (pianoforte), Richard Pagano (batteria), Zev Katz (basso), Shawn Pelton (batteria) e Charlton Pettus (chitarra, tastiera).

Episodi:

  1. Baby Revolution
  2. Campi di popcorn
  3. La canzone
  4. Dalla cucina al soggiorno
  5. Marce 1/2
  6. Scusami se ti amo
  7. Dio privato
  8. Candyman
  9. Mi piacerebbe sapere
  10. Little man
  11. Buongiorno guerra
  12. The Joker
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Nel prossimo episodio: 
Dopo esserci persi nel mondo cupo dei Campi di Pop Corn di Gianluca Grignani proveremo a spostarci in posti apparentemente più luminosi, in un campo di girasole, in cui la protagonista ritrova la felicità, musicale e non.

 

 

 

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