Suikoden I&II HD Remaster Recensione: 108 applausi per Konami
A metà degli anni ’90, quello dei JRPG era un genere popolarissimo in oriente ma ancora poco apprezzato in occidente: basti pensare che delle due saghe più famose (Final Fantasy e Dragon Quest) non erano stati ancora importati alcuni capitoli storici. Naturalmente, le uniche traduzioni in cui si poteva sperare erano quelle in inglese, e […] L'articolo Suikoden I&II HD Remaster Recensione: 108 applausi per Konami proviene da Vgmag.it.


A metà degli anni ’90, quello dei JRPG era un genere popolarissimo in oriente ma ancora poco apprezzato in occidente: basti pensare che delle due saghe più famose (Final Fantasy e Dragon Quest) non erano stati ancora importati alcuni capitoli storici. Naturalmente, le uniche traduzioni in cui si poteva sperare erano quelle in inglese, e quindi si trattava di un mercato di nicchia ma con grandi potenzialità, che i grandi produttori nipponici stavano sperimentando ben volentieri. Non solo Square Enix, dunque (basti pensare a Capcom e al suo Breath of Fire): e l’avvento della prima PlayStation, dopo il terreno fertilissimo del Super Nintendo, sembrava poter deliziare gli appassionati con nuove avventure, ora ancora più belle graficamente e con sonoro di qualità CD, in grado di valorizzare autori come Nobuo Uematsu. C’era solo un problema… in realtà di titoli del genere, per la console Sony, inizialmente cominciarono ad arrivarne pochi, e di qualità inferiore rispetto a quelli presenti sul 16 bit Nintendo (ma anche su PC Engine e MegaDrive, se per questo). Chi riuscì a scardinare questa situazione di stallo fu Konami, che grazie a Yoshitake Murayama – che ricorderemo sempre con gratitudine, profondamente dispiaciuti per la sua recente e prematura dipartita – e al suo team diede vita a Suikoden, franchise di genere che ebbe il suo momento, pur non riuscendo in realtà a uscire dalla nicchia di cui parlavamo come invece fece, di lì a un paio d’anni, Final Fantasy con il rivoluzionario settimo episodio.
Ad ogni modo, la serie è rimasta nei cuori di tanti, soprattutto per i primi due episodi, talmente belli da aver dato vita a una agguerritissima fan base che, letteralmente per decenni, ha richiesto a Konami di far rinascere il brand e realizzarne rifacimenti. Dai e dai, Konami si è finalmente convinta, anche grazie all’interesse dimostrato dal progetto semi-indie Eiyuden Chronicle Hundred Heroes, con il quale Murayama stesso voleva ricreare un sequel spirituale di Suikoden. Ecco dunque l’annuncio, nel 2022, di una collection remaster coi primi due titoli: quello che sembrava il solito annuncio di una antologia fatta unicamente per lucrare sui fan nostalgici, alla fine, si è rivelato un progetto portato avanti con cura e rispetto, i cui ottimi risultati sono lampanti e fanno ben sperare in un nuovo futuro per il franchise.
Le 108 Stelle del Destino
Questa Collection racchiude, dicevamo, i primi due capitoli della saga, Gate Rune e Dunan Unification Wars: due storie che sono l’una il seguito dell’altra, con anche alcuni personaggi ricorrenti, ma che pur condividendo lo stesso mondo e la stessa lore raccontano due guerre diverse, pur con alcuni elementi in comune.
Suikoden è figlio dei suoi tempi, e quindi potete aspettarvi quello che ci si poteva aspettare da un JRPG 2D degli anni ’90: combattimenti strategici a turni, città da visitare, quest abbastanza obbligate, accento posto sull’epica della vicenda e sui protagonisti. E, naturalmente, decine di ore per arrivare alla fine dell’avventura, con la prima manciata di queste meramente introduttiva. Se già, però, tutti questi elementi standard sono proposti ottimamente, Murayama era riuscito a portare in avanti il genere in maniera originale, e possiamo ben dire che di titoli “alla Suikoden” ce ne sono davvero pochi, e al livello di questi due, nessun altro. I capitoli successivi, benché godibili, non potevano competere e nemmeno lo stesso geniale designer è riuscito a ripetersi, con l’atteso Eiyuden Chronicle Hundred Heroes, uscito l’anno scorso con discreto successo ma con aspettative decisamente ridimensionate da parte dei fan, che non vi hanno ritrovato la stessa magia.
Suikoden aveva diversi elementi unici che aggiungevano davvero molto all’esperienza. Una libertà d’azione più grande della media del genere, un comparto tattico interessante, piccoli bivi che facevano vivere alcuni momenti in modo diverso. E, poi, la presenza di ben 108 personaggi diversi nel proprio “party”, in grado di fornire supporto in modo differente, sia in battaglia che fuori. Mosse combinate, attacchi magici con le rune, una cittadella da vedere crescere giorno dopo giorno e, inoltre, combattimenti uno contro uno e tra eserciti che, per quanto semplificati, risultavano appassionanti.
Si tratta, naturalmente, di un titolo di trent’anni fa e quindi potete aspettarvi una certa macchinosità di alcune meccaniche; tuttavia, le spigolature sono state smussate da un’accurata opera di quality of life. I menù, per quanto ancora rigidi, permettono ora di scambiare gli oggetti più agevolmente; il protagonista può muoversi in giro con lo scatto fin dall’inizio, e correre anche in diagonale; le battaglie hanno ora funzioni modernizzate di fast-forward e autobattle.
Suikoden I&II HD Remaster: un rifacimento che fa scuola
Operare un’operazione di remaster su un JRPG è molto più difficile che per altri generi: per action adventure o picchiaduro basta intervenire sulla fluidità dell’azione, aggiungere poligoni e texture a volontà e il risultato è servito. I giochi di ruolo, in special modo quelli nipponici, vivono di atmosfere e quelli in pixel art rischiano sempre di venire in qualche modo rovinati dall’avvento dell’HD e altre manipolazioni. Vedasi il caso delle remaster di alcuni Final Fantasy, il cui intervento troppo deciso su sfondi e personaggi è risultato in un qualcosa di certamente gradevole da vedere, ma alieno agli occhi dei fan della prima ora. C’è tutta una questione di equilibri, sfumature, rotondità e spigolosità difficile da descrivere ma palese negli occhi di chi guarda e gioca.
Gli artisti di Konami sono stati ben consci di ciò, riportando l’essenza dell’originale ma ricreandola in gran parte. “In gran parte” perchè fondamentalmente gli sprite sono gli stessi di prima, solo lievemente ritoccati per risultare sì pixellosi, ma anche non eccessivamente sgranati sui televisori odierni; inoltre, sono decisamente più fluidi, con la presenza tra l’altro di qualche nuova animazione. È tutto quello che sta loro attorno che è cambiato, e incredibilmente in meglio. Effetti particellari delle mosse e della luce che fanno il loro lavoro dannatamente bene, con ombre e luci realistiche, elementi di sfondo completamente ridisegnati sulla base degli originali per essere più verosimili, significativi, scenografici o semplicemente… belli.
Come potete vedere anche solo dai trailer, in alcune scene di confronto amicale, il tramonto, la notte rischiarata dalle fiaccole o il chiar di luna ora danno un valore aggiunto alle scene, e non è da poco. Singolare, inoltre, come l’atmosfera ora abbia un tono più colorato e meno “spento”, con colori più accesi che rendono il tutto molto più simile a un anime. Lo stacco tra fondali 2.5D e gli sprite bidimensionali, inoltre, è gradevole e non eccessivo, come purtroppo era in Eiyuden Chronicle.
I menù di cui parlavamo prima sono stati rivisti anche graficamente, e i nuovi ritratti dei personaggi sono splendidi: a disegnarli è stata richiamata Junko Kawano, autrice del character design originale della serie.
Un trattamento eccellente è stato riservato anche al comparto sonoro. Le musiche, in verità – e per fortuna – non sono state ritoccate di una nota: i brani di Miki Hagashino sono un vero patrimonio del genere, originalissimi per il genere dei JRPG e con un sound epico e unico che si distingue in un contesto di generale eccellenza come quello delle musiche per giochi di ruolo nipponici. Gli effetti sonori originali sono stati migliorati, e ne sono stati aggiunti molti altri per aumentare l’immersività delle ambientazioni. Fruscii, suoni di passi, rumori ambientali di vario tipo che sono davvero delle ciliegine su una torta di un suond design già ispirato e ora ancor migliore.
Suikoden I&II HD Remaster è una sorpresa. Non tanto per la qualità dei giochi in sé, che sappiamo essere dei Classici da trent’anni, quanto per la cura riversata in questa nuova versione. Senza stravolgere alcunché, Konami si è limitata ad apportare alcune piccole ma significative migliorie alla Quality of life, rendendo i due titoli più abbordabili rispetto alla modernità imperante; al contempo, ha valorizzato grafica e sonoro originali potenziandoli con garbo ma in modo sensibile. Il risultato finale è una antologia che presenta la migliore versione possibile di due grandi giochi della prima era PlayStation, che hanno segnato il genere e sono assolutamente da riscoprire. Pur non perfetta, questa collection è la miglior remaster mai realizzata di un JRPG.
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