Miss Fallaci, recensione: l’Oriana di Miram Leone diventa un prequel glamour di se stessa
Miriam Leone non trova il giusto carisma per la giornalista che interpreta, finendo per portare in tv una serie che ha troppo evidente l'intenzione di voler cavalcare alcuni temi contemporanei

I primi passi nella carriera di Oriana Fallaci come se fosse un prequel di un’altra serie, con tonalità più spumeggianti, colori accesi e una protagonista che strizzasse l’occhio al pubblico contemporaneo: ma davvero avevo bisogno di questa Miss Fallaci, appena cominciata su Raiuno e su RaiPlay? Inizialmente pensata per Paramount+ (che l’ha prodotta), la miniserie in otto puntate è stata poi venduta alla Rai. E, forse, capiamo perché la piattaforma ha preferito liberarsi di quella che doveva essere una propria esclusiva.
La recensione di Miss Fallaci
Perché l’Oriana Fallaci della miniserie di Luca Ribuoli non è l’Oriana Fallaci che ci ricordiamo tutti. Piuttosto, l’impressione è che la serie abbia voluto creare un personaggio con il suo stesso nome e solo basato sulla vera Oriana, per costruirci intorno una serie in costume (siamo a fine anni Cinquanta) ambientata nella sfavillante Hollywood di allora.
Le parole di Fallaci, mandata negli Stati Uniti per raccontare lo show business e accontentare così la curiosità delle signore italiane sui divi irraggiungibili e i loro segreti, restano ciò che più conta di questa serie. La scrittura di Oriana resta quella di sempre, e grazie ai voice over di Miriam Leone riusciamo a riassaporarne lo stile, l’asciuttezza e l’aderenza alla realtà che la circondava, senza mai piegarsi a nessuna logica se non a quella della coerenza con se stessa.
Ma oltre a questo, Miss Fallaci lascia veramente poco: di quel personaggio che il mondo del giornalismo italiano ha conosciuto e amato (e con esso i suoi lettori e lettrici) c’è ben poco nell’interpretazione di Leone, attrice sì carismatica, ma dotata di un fascino differente da quello necessario per interpretare un personaggio di tale caratura. La sua Fallaci va a rispecchiare una serie di canoni contemporanei legati alla figura femminile e alla sua emancipazione, ma poco scava su chi sia stata veramente Oriana e su cosa e chi l’abbia resa la scrittrice nota a tutti.
L’impressione, insomma, è che questa operazione non abbia voluto tanto ricostruire i primi passi nel mondo del giornalismo di Fallaci, ma usare quella fase della vita e della carriera della giornalista per raccontare i nostri tempi e costringere il pubblico a trovare dei parallelismi tra i pregiudizi verso le donne al laovor di allora e quelle di oggi.
Ma serviva davvero scomodare Oriana Fallaci, dunque? No: Miss Fallaci vuole farsi carico a tutti i costi di un messaggio attuale prendendo a pretesto la storia di una donna che affronta un ambiente lavorativo estremamente maschilista e sfidando i pregiudizi anche all’estero. Eppure, bastava ritrarre la determinazione, l’intelligenza e lo spirito di osservazione di Oriana Fallaci per costruire un racconto accattivante e interessante: agganciarsi al mondo di oggi diventa solo un peso che rischia di far sfociare il prodotto della retorica.