Alla scoperta di Sayf: Se Dio Vuole è fuori ora – Intervista
Tra le novità che la scena ci sta offrendo nell’ultimo periodo, la musica di Sayf non ci è stata indifferente, a partire da Chanelina Soubrette, passando per la bellissima intro di questo suo nuovo disco e finendo con la sua strofa per Teoria Del Contrario Vol 3 di Dani Faiv. Parlare di novità con Sayf, tuttavia, non è del tutto corretto, visto che il suo primo mixtape risale a ben sei anni fa. Adam – questo è il suo vero […] L'articolo Alla scoperta di Sayf: Se Dio Vuole è fuori ora – Intervista proviene da Rapologia.it.

Tra le novità che la scena ci sta offrendo nell’ultimo periodo, la musica di Sayf non ci è stata indifferente, a partire da Chanelina Soubrette, passando per la bellissima intro di questo suo nuovo disco e finendo con la sua strofa per Teoria Del Contrario Vol 3 di Dani Faiv.
Parlare di novità con Sayf, tuttavia, non è del tutto corretto, visto che il suo primo mixtape risale a ben sei anni fa. Adam – questo è il suo vero nome – di esperienza ne ha fatta, sia in studio che fuori e basta ascoltare la prima traccia di Se Dio Vuole per rendersene conto. Gli auguriamo davvero il meglio e vi invitiamo a leggere questa nostra intervista per scoprire un po’ di più su di lui come artista ma anche come persona.
La nostra intervista a Sayf, fuori con l’EP Se Dio Vuole
Il titolo del disco suggerisce una componente sia spirituale che di speranza. Quanto c’è di autobiografico in questa scelta e cosa rappresenta per te questo titolo?
«Buongiorno, hai colto bene il punto sia della spiritualità che della speranza, per me, come tutta la musica che faccio è innanzitutto personale, e per chi si sente rappresentato, popolare in qualche modo. Il richiamo è culturale, si riferisce a “Inchallah” che viene usato sempre, in ogni frase riguardante il futuro, anche prossimo, da lì nasce quindi spontaneamente l’idea di chiamare un progetto così, sperando, Se Dio Vuole, di potere fare altro, è meglio, in futuro».
Nel tuo EP si alternano momenti di leggerezza e altri di grande profondità. Come trovi il giusto equilibrio tra questi due poli nella tua scrittura?
«Per quanto mi riguarda vivono in simbiosi, si chiamano a vicenda, penso che questa anche “minima” consapevolezza, porti di conseguenza a cercare leggerezza nella vita. Si mischiano poi spontaneamente nel flusso di pensieri, mi piace molto alternare dei concetti a delle immagini volutamente crude quasi volgari, spesso giocandoci»
Le produzioni di Dibla e Jiz danno un’identità forte al disco. Quanto è stato importante per te trovare un sound che ti rappresentasse al 100%?
«Dibla e Jiz sono dei grandi, e il loro senso di musica è veramente straordinario, sono riusciti a curare tutto al meglio e darci una direzione coerente. Oltre questo, voglio ringraziare tanto Laboo e Willy che sono due talenti liguri e sono stati fondamentali in grandissima parte del processo creativo, oltre che del progetto, in generale. Penso che il Sound, forse, non è mai possibile trovarlo al 100%, ma mi piace l’idea che sia una fotografia di un momento diverso, volta in volta. Questa per me è una bella foto».
Sei Italo-tunisino e cresciuto a Genova, due elementi che sicuramente hanno influito sulla tua identità artistica. Quanto c’è delle tue origini e della tua città nella tua musica?
«Devo tutto a entrambe, ci sono entrambe in una misura enorme. Sono contento ed orgoglioso di queste influenze, mi hanno insegnato e formato veramente tanto. Genova è gran parte del mio essere, anche caratterialmente»
Possiamo quindi inserire anche te nel sempre più folto numero di seconde generazioni nel rap italiano. Pensi che ci sia ancora una barriera da abbattere per il riconoscimento pieno di questa realtà nella scena, oppure credi che il pubblico e l’industria siano pronti ad accogliere senza pregiudizi voci come la tua?
«L’italianità è un concetto che esiste da al massimo 150 anni, e i confini delle nazioni sono sempre cambiati e continueranno a cambiare. Il mondo è mischiato ed è bello per questo, l’uomo non è un animale razzista, chi prova a governarci prova ad usare questi mezzi. Detto questo comunque l’Italia odierna mi sembra pronta e felice di ascoltare anche musica “contaminata”»
Il rap italiano sta vivendo una fase di grande esposizione mediatica, ma anche di critica. Come vedi il tuo ruolo in questo panorama e cosa pensi manchi oggi nella scena?
«Non mi piace l’idea di definirmi, io spero di fare il mio, al meglio delle mie possibilità, e che possa arrivare a più persone possibili e che possa lasciare qualcosa di positivo a più persone possibili».
Dal tuo primo mixtape Sono triste fino a oggi, quanto è cambiato Sayf come artista e come persona?
«Le persone cambiano costantemente, in base a cosa vivono, agli stimoli ricevuti, a qualsiasi tipo di fattore, io sono cambiato tanto, sono passati 6 anni, quei progetti sono stati il modo migliorare di sfogarsi per un ragazzo che stava passando dei momenti difficili a 18/19 anni. Non li rinnego, sicuramente la mia concezione di musicalità è cambiata. Ma sono contento di aver fatto tutto quello che ho fatto, in generale»
Hai un background musicale che va oltre il rap, con anche la capacità di suonare uno strumento come la tromba. Quanto ha influito questa formazione sulla tua visione della musica oggi?
«Grazie mille, sicuramente ha influito, più che la cultura fine a se stessa, penso che sia l’elasticità mentale di capire o cercare di capire più cose possibili, senza paletti di visione preimpostati».
“Se Dio Vuole” è solo il primo step. Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro di Sayf?
«Cerchiamo di aspettarci tante belle cose per tutti, speriamo che il mondo vada nella direzione migliore. Io cerco sempre di dare il meglio, Se Dio Vuole.
Leggi Di Più